I gamberi mantide, conosciuti anche come canocchie, sono dei crostacei appartenenti all’ordine Stomatopoda, noti per i loro colpi estremamente veloci che accelerano alla pari di un proiettile calibro 22. L'ecologo Patrick Green, dell'UC Santa Barbara, ha studiato queste creature per capire come fanno ad incassare i colpi dei rivali, scoprendo che non è solo grazie alla dura corazza, ma anche per via della posizione che assumono durante gli scontri. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Journal of Experimental Biology.
«Nei gamberi mantide, durante i combattimenti per accaparrarsi i rifugi migliori, i rivali si scambiano colpi rapidi come proiettili sulle rispettive piastre corazzate della coda, detta telson», ha spiegato Green. Un lavoro precedente aveva scoperto che i loro esoscheletri sono resistenti ai colpi, assorbendo parte dell’impatto come un sacco da boxe. Ma quegli studi hanno esaminato l’esoscheletro solo su un tavolo da laboratorio.
«Nei combattimenti in natura – ha aggiunto Green – vediamo le canocchie avvolgere la coda davanti al corpo come uno scudo. Volevo sapere come questo uso della coda influenza il modo in cui assorbono gli impatti». Lo scienziato ha quindi osservato delle coppie di questi crostacei mentre combattevano, filmando gli scontri a una velocità compresa tra i 30.000 e i 40.000 fotogrammi al secondo, circa 1.000 volte più velocemente di una fotocamera convenzionale.
Green ha così analizzato il movimento delle appendici di questi crostacei prima e dopo il contatto tra loro per calcolare con quanta energia si colpivano l'uno con l'altro. Invece, osservando il movimento della coda prima e dopo l'impatto, ha potuto capire quanta energia si dissipava da ogni colpo. Lo scienziato ha quindi scoperto che questo comportamento consente alle canocchie di dissipare molta più energia di quella che il loro esoscheletro può assorbire in base alle sole proprietà del materiale da cui è composto.
Esistono però oltre 400 specie di questi crostacei diffusi in tutto il mondo, con incredibili variazioni nella forma delle piastre della coda e nel modo in cui combattono, e Green si è dichiarato intenzionato a proseguire i suoi studi su questi animali. «Quando cerchiamo di capire come gli animali affrontano gli impatti, dovremmo pensare sia alle strutture che usano, come i telson, sia a come le usano», ha concluso Green. «Questo studio ci aiuta a collegare comportamento e morfologia, così possiamo capire meglio come questi animali affrontano i loro combattimenti».