Sulle vipere girano alcune dicerie, una delle quali, forse la più famosa, è che partoriscono sugli alberi e poi facciano volar giù i piccoli per paura di essere da questi avvelenate. È pura finzione, come spesso accade, o qualcosa di vero in effetti c’è?
«Quella che le vipere buttano i piccoli giù dagli alberi è una leggenda metropolitana, come i pitoni che prendono la misura dei pet mate per mangiarseli», ci racconta il dott. Rainer Schneider, medico veterinario esperto erpetologo, direttore sanitario del CRAS Stella del Nord della Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente (Leidaa), in provincia di Lecco. Poi aggiunge che, in effetti, «le vipere partoriscono preferibilmente tra le rocce e nel muschio, ma possono anche arrampicarsi sui rami».
Le vipere di Bush (Atheris spp.), per esempio, che sono attive sia di giorno che di notte, vivono sul terreno e sugli alberi, da cui sono pronte a colpire se disturbate. Per loro il luogo in cui fare il nido è abbastanza indifferente, perché non si appartano come i mammiferi. Quindi, questa volta, un fondo di verità nella leggenda c’è.
Come funziona la riproduzione delle vipere?
Contrariamente alla maggior parte dei rettili, che depongono le uova, le vipere sono ovovivipare (è questa l’origine del loro nome). All’interno del corpo materno, quindi, avviene lo sviluppo completo degli embrioni fino alla schiusa. Nessuna specie italiana svolge cure parentali, quindi alla nascita sono perfettamente uguali agli adulti e autosufficienti.
Questa strategia riproduttiva è presente anche in altri rettili, come la lucertola vivipara (Zootoca vivipara), l’orbettino (Anguis fragilis), il colubro liscio (Coronella austriaca) e il marasso (Vipera berus). Le specie ovovivipare tendono a produrre un minor numero di uova rispetto a quelle ovipare, per permettere agli embrioni di avere spazio sufficiente per il loro sviluppo.
Il ciclo riproduttivo è annuale, biennale o triennale a seconda del clima. In ambienti caratterizzati da temperature estreme, la frequenza riproduttiva delle femmine è minore, perché non riescono ad accumulare le scorte di grasso necessarie per riprodursi annualmente. In alcune specie, come Vipera aspis, in queste circostanze si assiste addirittura alla semelparità, cioè a un’unica riproduzione a seguito della quale la femmina muore per lo sforzo riproduttivo.
Gli accoppiamenti avvengono in primavera, ma possono verificarsi anche in autunno con ritenzione dello sperma. I parti si osservano generalmente nella seconda metà di agosto o all’inizio di settembre. Durante la gestazione le femmine a volte digiunano. Nascono svariati piccoli, anche oltre 20!, e la dimensione della nidiata di solito è correlata con la taglia della madre.
Bibliografia
Saint Girons, H. 1992. Stratégies reproductives des Viperidae dans les zones tempérées fraîches et froides. Bulletin de la Société Zoologique de France, 117: 267–278.
http://www-9.unipv.it/webshi/images/files/RETTILI_RicConserv.pdf