“Il Border Collie è un cane intelligentissimo, basta guardarlo quando raduna le pecore: è eccezionale”. “No, io prendo un Barboncino: non è un caso se lo hanno sempre usato negli spettacoli… fa tutto quello che gli dici!”. “I meticci? Bah, sono stupidi…”. Oppure si sente l’opposto: “Un cane non di razza è molto più sveglio, scaltro: la sua mente è superiore”.
Sì: sono ancora tanti questi luoghi comuni dettati dall’ignoranza dell’etologia canina in generale e anche della non comprensione delle diverse caratteristiche di razza. Alla base, se si fanno questo tipo di ragionamenti, la verità è che c’è una scorretta valutazione in generale quando si decide di vivere con un cane non sapendo che ogni individuo – in ogni caso – è unico.
La premessa fondamentale però, prima di affrontare il tema specifico, è comprendere che in natura nessun animale – uomo compreso – è più intelligente di un altro e che è invece corretto parlare di intelligenze diverse. E anche nell’ambito della stessa specie bisognerebbe sempre ricordarsi che nessun soggetto è uguale a un altro, vale per noi esseri umani e anche per i cani.
Ad oggi diversi studi scientifici hanno evidenziato che un cane di razza non è meno intelligente di un meticcio e viceversa. In una ricerca del 2013 un team di esperti che si era occupato dell’argomento aveva evidenziato che di fronte a determinati test i “mix breed” erano stati più performanti rispetto ai cani con pedigree ma poi altre ricerche successive non hanno confermato questa tesi.
Sono infatti tanti i fattori che contribuiscono alla unicità di un soggetto: la sua personalità, la sua eredità genetica, il contesto in cui vive e la relazione in cui è calato. Solo questa considerazione di per sè, dunque, deve portarci a rispondere alla domanda con un bel “no”: i meticci non sono in assoluto più intelligenti dei cani di razza e viceversa.
Da dove nasce questo luogo comune?
Che i meticci siano più intelligenti, più resistenti e capaci di cose che i cani di razza non sanno fare è un luogo comune che va avanti dalla notte dei tempi. Bisogna spezzare una lancia in favore di un aspetto importante però di questo tipo di valutazione: spinge le persone a ragionare sull’adozione piuttosto che sull’acquisto di un cane.
Ciò è importante da sottolineare ma la verità è che prima ancora di dire a una persona di recarsi in canile per iniziare il percorso di vita con un cane è invece utile far ragionare sulla scelta di per sé piuttosto che sul dove andare a cercare il quattrozampe.
Il luogo comune, in ogni caso, nasce dal fatto che si pensa che il patrimonio genetico di un “bastardino” sia il frutto di un insieme di DNA che portano con sé esperienza e caratteristiche diversificate che rendono il soggetto più intelligente e che trattandosi di cani non sottoposti alla selezione umana, la natura ha fatto il suo compito senza che noi ci mettessimo lo zampino.
Ciò non è sbagliato da credere soprattutto quando si fa un’altra valutazione legata ai tempi moderni: la selezione è diventata estrema per alcune razze. Si pensi, del resto, ai cani brachicefali o anche solo a una tipologia molto “famosa” come il Pastore Tedesco o i tanto amati e comprati Labrador: allevatori privi di scrupoli e persone che ne hanno fatto un business senza nessuna attenzione al benessere dei cani hanno portato a cani con patologie fisiche molto gravi e a individui che anche a livello comportamentale hanno purtroppo manifestato problemi molto seri.
Il non intervento umano, dunque, se andiamo semplicemente sul concetto di evoluzione naturale, ha contribuito a mantenere l’idea che i meticci siano cani più intelligenti, ritornando alle capacità cognitive, rispetto ai cani di razza anche pensando alla tipologia di vita del “cane di strada” che deve cavarsela da solo e senza un riferimento umano.
Allo stesso tempo, però, se ci pensiamo è un luogo comune anche l’affermazione opposta: ovvero che proprio grazie alla selezione l’uomo ha “creato” cani più capaci di svolgere determinate funzione e dunque più intelligenti. Insomma, è anche per questo che quando si vede ad esempio un meticcio che riesce a vincere una gara di agility ci si sorprende perché non è un “cane puro”… Ma è proprio in questi casi che bisogna farsi due domande sull’abitudine di associare una capacità a una intera tipologia e a non saper invece distinguire ogni soggetto in base alle sue precipue caratteristiche.
Cosa si intende per intelligenza nei cani?
Quando si dice che è un cane è intelligente, in realtà, non stiamo facendo altro che mutuare il nostro concetto di intelligenza applicato agli esseri umani a un’altra specie. E’ invece interessante prima di tutto essere a conoscenza che la mente del cane è un universo complesso di pensieri e di emozioni in cui il nostro “migliore amico” analizza, soprattutto grazie alla sua "intelligenza sociale", a modo suo il mondo attraverso le sue capacità cognitive con una vera e propria “teoria della mente” che è stato dimostrato che i cani hanno. Si tratta della capacità di associare un pensiero a un’azione o anche solo a un oggetto, ovvero il superamento finalmente della visione meccanicistica del cane che come un robot agisce in base solo al puro istinto.
Ci sono diverse Università che hanno veri e propri laboratori di ricerca completamente dedicati allo studio dell’etologia canina e in particolare proprio all’aspetto cognitivo, come il Clever Dog Lab di Vienna o il Dipartimento di Etologia dell'università Eötvös Loránd di Budapest, in Ungheria. Proprio in quest’ultimo si è lavorato per anni a un progetto intitolato “Canine Brain Atlas” (“Atlante del cervello canino”) in cui attraverso l’uso della risonanza magnetica funzionale con cui si analizzavano i meccanismi complessi che regolano il sonno e i casi di epilessia si è arrivati a scoprire che ci sono determinate regioni cerebrali nervose che i nostri amici usano per risolvere dei problemi logici.
Un altro studio invece ha stabilito che Fido a differenza nostra si concentra più su quello che succede intorno a sé che su chi sta mettendo in atto un determinato comportamento. Ciò accade rispetto alla percezione visiva che differisce tanto tra noi e loro e che ci consente così di capire come ragiona un cane, a cosa è davvero interessato e come mette in atto la sua intelligenza.
L’istruttore cinofilo David Morettini su Kodami ad esempio ha parlato anche di «intelligenza operativa» per spiegare il funzionamento del cervello di un cane: «E’ quella caratteristica che lo rende capace di comprendere a cosa servono e come funzionano gli oggetti, a capire il significato delle parole e, non meno importante, ad interpretare correttamente ciò che l’uomo vuole da lui».
Ci sono realmente delle differenze intellettive tra meticci e cani di razza
Seguendo dunque tutto quanto abbiamo fino ad ora provato a spiegare, la risposta alla domanda se vi sono effettivamente delle differenze in termini di intelligenza tra una tipologia (meticci) e un’altra (cani di razza) è no. non si può e non si deve generalizzare questo argomento riferendosi a gruppi così ampli di individui. Possiamo invece certamente ribadire che ci sono differenze tra le diverse “categorie” ma il punto è che la più grande e unica distinzione da fare è tra soggetto e soggetto.