Secondo la scienza, affermare che non tutti i dinosauri siano estinti è corretto: infatti ancora oggi abbiamo più di 10.000 specie che appartengono a questa linea evolutiva, ovvero gli uccelli. Sebbene siano effettivamente discendenti di altri dinosauri, non significa però che le gigantesche specie come Tyrannosaurus o Diplodocus si siano progressivamente trasformate in piccioni e colibrì.
Infatti i primi uccelli propriamente detti, come Archaeopteryx, sono apparsi ben prima del più famoso predatore del Mesozoico e sono sempre stati dinosauri a tutti gli effetti. Di tutte le varie forme presenti nel tardo Cretaceo, questi sono stati gli unici ad avere una serie di adattamenti gli hanno permesso di sopravvivere in seguito all’impatto del meteorite che colpì la Terra circa 66 milioni di anni fa e quindi di evolversi e differenziarsi nelle specie attualmente viventi.
Le teorie sull'estinzione dei dinosauri
La teoria più accreditata circa la scomparsa dei dinosauri non aviani (non uccelli) e degli altri grandi rettili del Mesozoico, come pterosauri e plesiosauri, è quella dell'impatto di un meteorite avvenuto circa 66 milioni di anni fa, nella penisola dello Yucatán in Messico. Le prove circa questo evento catastrofico sono molteplici: in primo luogo è ancora presente un grande cratere sottomarino largo circa 180 chilometri, chiamato Cratere di Chicxulub, proprio nelle acque del Messico e, in più, sono presenti tracce di iridio, un metallo raro sulla Terra ma presente in diversi corpi celesti, nei sedimenti datati 66 milioni di anni di tutto il mondo.
Questo impatto avrebbe innescato una serie di eventi catastrofici, come terremoti e incendi su vasta scala, ma non fu questo a provocare l’estinzione. Fu invece il rilascio di enormi quantità di polvere e gas nell'atmosfera a causare uno squilibrio irreversibile: queste particelle entrarono nell’atmosfera terrestre in seguito alla grande energia provocata dalla collisione, oscurando a lungo il cielo e bloccando quindi i raggi solari.
Questo avrebbe a sua volta interrotto il ciclo della fotosintesi, impedendo alle piante di crescere e ai grandi erbivori di trovare risorse sufficienti al loro sostentamento, e con la morte degli erbivori ben presto seguirono i grandi predatori. Come se questo non bastasse, le polveri in atmosfera assorbivano i raggi solari e si riscaldavano, rallentando quindi la loro discesa sulla Terra e portando ad un rapido raffreddamento globale e all'estinzione di tutte quelle specie che non riuscirono a trovare una quantità adeguata di risorse, inclusi i dinosauri non aviani. Gli animali più piccoli come i mammiferi dell’epoca e alcuni uccelli riuscirono invece a sopravvivere e dare vita a nuove specie.
E se i dinosauri non si fossero estinti?
Se i dinosauri (non aviani) non si fossero estinti, è possibile che l'evoluzione della vita sulla Terra avrebbe preso una direzione molto diversa rispetto a quella che conosciamo oggi. Tuttavia queste sono solo speculazioni ed è impossibile immaginare con certezza un futuro alternativo al nostro.
È possibile che se i dinosauri avessero continuato a prosperare, avrebbero continuato a diversificarsi in nuove specie e ad adattarsi a vari ambienti e ai nuovi habitat che si sono formati con la deriva dei continenti e la successiva creazione delle calotte polari, esattamente come molti uccelli hanno fatto fino ai giorni nostri. Tuttavia, senza l'estinzione dei dinosauri, i mammiferi difficilmente sarebbero potuti diventare la classe dominante di vertebrati sulla Terra come lo sono oggi e non è detto che la nostra specie si sarebbe mai potuta evolvere.
Dobbiamo in ogni caso considerare che le specie che conosciamo dai fossili quasi certamente non sarebbero arrivate al presente. Questo perché non è vero che i dinosauri non si sono evoluti e come tutti gli organismi sono soggetti a continui mutamenti dovuti alla pressione ambientale che cambia col tempo. Tutte le specie si evolvono e, così come nascono, ad un certo punto scompaiono per un paradosso legato all’evoluzione stessa.
Gli uccelli, i dinosauri che non si sono estinti
Gli uccelli sono considerati i discendenti diretti dei dinosauri, o meglio, gli uccelli sono ciò che rimane del ramo dei teropodi, i dinosauri bipedi e carnivori come il Velociraptor e il Tyrannosaurus rex. Questo gruppo era estremamente diversificato e presentava anche forme più piccole di quelle che comunemente immaginiamo, capaci sia di planare tra i rami, come Archaeopteryx e Microraptor, sia effettivamente di volare liberi, come forse era in grado di fare Confuciusornis.
Le prove fossili e genetiche hanno stabilito la certezza del legame tra i dinosauri teropodi e gli uccelli. Questi poi erano già apparsi 100-150 milioni di anni fa, ben prima del più celebre predatore del Mesozoico, il tirannosauro, che quindi possiamo affermare non essersi mai “ristretto” fino a diventare un pollo. Semplicemente si trattava di due linee evolutive distinte originate dagli stessi lontani antenati teropodi.
Molti tratti tipici degli uccelli come il becco, le piume o le ossa cave, infatti, erano già presenti in numerosi altri dinosauri, dimostrando ancora una volta quanto questi animali fossero parte di un unico grande gruppo. Grazie agli uccelli, quindi, possiamo dire che i dinosauri non si sono estinti del tutto, anche se non sappiamo con certezza cosa abbia permesso loro di sopravvivere rispetto ai loro parenti del Mesozoico.
Come dicevamo prima, la taglia più piccola, e quindi la necessità di procacciarsi meno cibo, insieme alla grande adattabilità nel poter trovare ed adattarsi a risorse diverse devono aver avuto un ruolo chiave, ma i continui studi dei paleontologi continuano a scoprire nuovi interessanti dettagli. Secondo, infatti, una ricerca pubblicata su Nature, uno dei segreti del successo degli uccelli, rispetto agli altri dinosauri non aviani, potrebbe essere stato nella muta del piumaggio.