La credenza che i coccodrilli piangano mentre mangiano le loro prede risale a un tempo molto lontano, ed è legata alle famose “lacrime di coccodrillo” che rappresentano una metafora dell'ipocrisia. Passata attraverso diverse versioni, quest’immagine del coccodrillo che consuma le prede piangendo viene resa popolare al grande pubblico intorno al 1400 dal libro il "i Viaggi di Mandeville", best seller dell’epoca a firma di Jehan de Mandeville.
Subisce però un declino nei primi anni del 1700, quando Johann Jakob Scheuchzer, un medico e naturalista svizzero, scrive: "Le basi e la sostanza di questo famoso vecchio racconto sono così deboli che oggi sarebbe prudente farne a meno", per poi essere unanimemente dichiarata un mito nel 1927, durante una presentazione della ricerca oftalmologica di George Johnson presso la Royal Society di Londra.
Perché si dice “lacrime di coccodrillo”?
Sebbene le esatte origini di questo modo di dire siano sconosciute, esistono riferimenti che risalgono su per giù al 400 d.C. A quei tempi si pensava che i coccodrilli piangessero solo dopo aver afferrato la preda. Prima di iniziare il banchetto, sosteneva il frate francescano Bartolomeo Anglico nella sua opera del XIII secolo De proprietatibus rerum, oppure sul finire di questo, ad ascoltare Sant’Asterio, secondo il quale un coccodrillo piange quando tutto ciò che gli rimane è la testa ossuta della vittima, ma solo perché il suo pasto è finito. In anni successivi, sembra andare per la maggiore la versione che vede il coccodrillo frignare a priori, prima ancora di aver sferrato l'attacco famelico.
Dopo di che, il rettile dalla corazza di squame, le potenti mascelle e i denti affilati continuerebbe a versare tutte le sue lacrime anche mentre sta divorando la preda, a sostegno dell’idea che il suo supposto rimorso sia insincero. Nel 1590, nel poema epico incompiuto The Faerie Queene (La regina delle fate), Edmund Spenser spiega che il coccodrillo – astuto – piange lacrime malinconiche e struggenti per attirare, e poi divorare, chiunque sia così sciocco da cadere nel suo inganno, offrendo consolazione. Ma ancor prima, nel 1565, l'avventuriero John Sparke già giurava di aver assistito a scene simili durante un viaggio verso i Caraibi.
I coccodrilli piangono davvero?
Nel 2007, sulla rivista scientifica BioScience esce un articolo da cui sembrerebbe che i coccodrilli producano davvero lacrime all'ora di pranzo. Dei due caimani comuni (Caiman crocodilus), due caimani Yacare (Caiman yacare) e tre alligatori americani (Alligator mississippiensis) esaminati, tutti tranne un caimano Yacare e un caimano comune presentavano negli occhi secrezioni umide, o addirittura bolle, poco prima, durante o dopo aver banchettato.
A cosa possono essere dovute? Allo stato attuale si può solo osare qualche speculazione. Potrebbero, ad esempio, essere il risultato della combinazione di un preciso comportamento, che spesso accompagna l'alimentazione di questi animali, con una loro particolare caratteristica anatomica. I coccodrilli hanno infatti il dotto lacrimale che si apre direttamente nel nasofaringe, espandendosi notevolmente come un seno lacrimale.
Al momento del pasto, sibilano e ansimano, pertanto la formazione delle “lacrime” potrebbe essere provocata dall'aria che, spinta dai polmoni attraverso la gola e nel nasofaringe, farebbe salire le secrezioni lungo il dotto lacrimale fin nell'occhio. La presenza di speciali sostanze, come surfactanti o proteine, contribuirebbe poi alla formazione delle bolle.
Se la lacrimazione prandiale sia un mero epifenomeno o svolga una funzione chemorecettiva o lubrificante resta comunque da determinare. A dire il vero, pure il nesso col pasto è ancora lontano dall’essere dimostrato, visto che gli stessi D. Malcolm Shaner e Kent Vliet, autori dello studio, riportano una notevole formazione di lacrime e bolle anche lontano dai pasti, durante gli scambi aggressivi tra maschi adulti e dopo esibizioni sociali agonistiche. Una cosa è certa, invece: il rimorso, finto o vero che sia, non è un elemento in gioco. Come afferma Vliet, badandosi sulla propria esperienza, quando i coccodrilli prendono qualcosa in bocca, fanno sempre sul serio.
Bibliografia
Guggisberg, C.A.W. 1972. Crocodiles: Their Natural History, Folklore and Conservation. Harrisburg (PA): Stackpole Books.
Adrian Burton. Tears for a crocodile. Front Ecol Environ doi:10.1002/fee.2269.
Vingerhoets, A.D. 2013. Why Only Humans Weep: Unravelling the Mysteries of Tears. Oxford, Regno Unito: Oxford University Press.
Richard, H. 1589. In: The Principal Navigations, Voyages, Traffiques and Discoveries of the English Nation, Volume XV. Edimburgo: E & G Goldsmid, 1890.
Johnson, GL. 1927. Contributions to the comparative anatomy of the reptilian and the amphibian eye, chiefly based on ophthalmological examination. Philosophical Transactions of the Royal Society of London B 215: 315–353.
Shaner, D.M., Vliet F.A. 2007. Crocodile Tears: And thei eten hem wepynge. BioScience 57(7):615-617.