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25 Giugno 2023
13:00

È vero che gli scimpanzé ridono?

Gli scimpanzé sono in grado di sorridere come gli esseri umani, ma come noi possono sfruttare il sorriso per comunicare?

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Gli scimpanzé sono fra i nostri parenti più stretti e tra tutti i primati sono quelli che ci somigliano di più, sia dal punto di vista genetico che da quello strettamente cognitivo e comportamentale. Evolutivamente parlando siamo infatti delle specie molto simili, tanto che alcuni studiosi della biologia e del comportamento umano, come Jared Diamond, hanno suggerito ad inizio anni Novanta che in teoria la nostra potrebbe rivelarsi la "terza specie di scimpanzé" presente in natura, provocando una discussione accademica che continua ancora oggi.

Per quanto però questa provocazione teorica abbia recato fastidio anche a diversi studiosi di sociologia ed evoluzione umana, è indubbio che la nostra specie – lontana dagli scimpanzé solo una manciata di milioni di anni di evoluzione – condivida con questi primati determinati caratteri, tra cui la capacità di comunicare le proprie emozioni tramite gesti ed espressioni.

Una delle principali correnti di studi che hanno interessato infatti l'etologia dei primati è stata quella che ha preso in considerazione la nostra comune capacità di esprimere gioia, sorpresa o semplice divertimento tramite il sorriso, che è una tipologia di espressione facciale molto rara nelle altre specie di mammiferi. La stessa espressione di "risata" che talvolta presentano per esempio i cani e i gatti infatti non sono il prodotto dello stesso meccanismo neuro motorio che porta noi umani e gli scimpanzé a sorridere, ma invece delle conseguenze dirette dell'auto domesticazione dei nostri animali domestici, che si sono adattati a risultare meno aggressivi e più docili con l'uomo (tramite l'adozione di una espressione che ricordasse il sorriso umano).

Il sorriso ovviamente non è l'unica espressione che abbiamo in comune con gli scimpanzé. Anche la manifestazione della rabbia, della tristezza, della noia e della paura risultano essere simili, se si osservano i movimenti delle labbra, delle sopracciglia come delle orecchie e del naso. La capacità delle scimpanzé di sorridere – e talvolta anche di ridere profondamente – ha però destato una maggiore curiosità nei ricercatori, forse anche perché tale espressione viene utilizzata in più contesti da entrambe le specie.

Talvolta però, per quanto gli scimpanzé possono sembrare divertiti, essi utilizzano l'espressione del sorriso anche come forma di avvertimento, quindi bisogna stare particolarmente attenti, quando ci troviamo di fronte ad uno scimpanzé che sembra mostrarci le zanne.

Sorriso di minaccia

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Quando gli scimpanzé corrugano la fronte, sollevano le labbra, mostrando i canini e facendo scioccare all'interno della bocca la lingua, come se stessero cercando di ottenere la vostra attenzione, in verità essi non stanno propriamente sorridendo, ma stanno mostrando il loro dissenso, minacciandovi poco velatamente di fare poca attenzione.

Uno dei primi problemi che dovettero affrontare infatti gli etologi quando cominciarono a studiare il comportamento dei primati, fu stabilire quando gli scimpanzé erano davvero intenzionati ad aggredirvi, mostrando l'interno della bocca, e capire invece quando erano colti davvero alla sprovvista mentre sorridevano.

Il trucco fu osservare molto a lungo il comportamento degli esemplari selvatici direttamente in natura e ci si accorse che quando due maschi cercavano di competere non fisicamente o di mettersi in mostra effettuavano la tipologia di comportamento descritta sopra, accompagnandosi a dei gesti – come il percuotersi ripetutamente le nocche o arruffare il pelo – che erano utilizzati esplicitamente per comunicare agli altri di essere pronti ad attaccare.

Le differenze sustanziali fra questa tipologia di "sorriso" e la vera risata degli scimpanzé interessò così tanto gli etologi che Konrad Lorenz ci si dedicò spesso, all'interno dei suoi libri, parlandone approfonditamente in un periodo in cui gli studi sull'aggressività erano solo all'inizio e la ricerca biologica non aveva ancora accettato la parentela fra noi e gli altri primati.

"Sorriso" di paura

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Talvolta, quando gli scimpanzé vengono sorpresi e non vogliono essere aggrediti da un eventuale avversario, possono anche scegliere di dimostrarsi riluttanti al combattimento, incassando la testa fra le spalle, alzando le labbra, mostrando così i canini ma aprendo tuttavia la bocca di modo che possano esprimere dei versi "rassicuranti". Tali versi sono stati tradotti dagli etologi come un tentativo preventivo di riappacificazione nei confronti dell'avversario, ma anche come un metodo di chiarimento da parte del soggetto aggredito.

"Sorridendo" così infatti il soggetto sorpreso dimostrerebbe al suo aggressore che non ha motivo di attaccare e che qualora l'esemplare avesse provocato un torto egli è pronto a chiedere scusa, affinché non si giunga a combattere veramente con i morsi e le mani.

Visto che i combattimenti di questi primati, come quelli degli esseri umani, possono risultare davvero violenti e finire con gravi menomazioni se non con la morte di uno o di entrambi i contendenti, gli scienziati hanno dimostrato che questo atteggiamento remissivo, utilizzato con un mezzo sorriso, può risultare davvero l'ultimo baluardo prima della violenza e spingere l'aggressore a stemperare la propria violenza.

Il sorriso quindi può essere utilizzato dagli scimpanzé anche come espressione di paura o per un invito di pace, in maniera abbastanza simile rispetto a quanto osservato nell'uomo.

Sorriso di puro divertimento

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Il sorriso è comunque la principale espressione della sorpresa positiva, della gioia e del divertimento. È stato osservato sia in esemplari giovani che vecchi, in individui solitari e all'interno del gruppo e come si sia evoluto è uno dei misteri che coinvolge l'intero ordine dei primati.

È stato scientificamente dimostrato che le madri di scimpanzé come le madri umane rispondono positivamente al "sorriso" dei loro piccoli quando essi sono appena nati e quindi una teoria vorrebbe che il sorriso non sia altro che un sistema di rinforzo, che in origine permetteva d'istituire il legame fra la madre e i figli, prima che si dimostrasse anche utile per altre faccende della vita quotidiana.

In maniera simile infatti a quanto osservato negli uccelli, dove una macchia presente all'interno della gola di diversi pulcini induce i loro genitori a nutrirli, il sorriso dei neonati spingerebbe i primati adulti ad accudire meglio i piccoli e a sforzarsi di assecondare tutti i loro capricci, per quanto possano risultare fastidiosi.

Studi inerenti alla biochimica delle relazioni sociali hanno inoltre dimostrato che il sorriso di un neonato (umano o scimpanzé) provoca una cascata di neurotrasmettitori sia nei parenti che nei soggetti estranei, obbligandoli a provare piacere quando lo si accudisce. Ovviamente questo sistema non sempre funziona a dovere e come testimoniano i diversi casi d'infanticidio nei primati sono molti altri i fattori che regolano il rapporto fra adulti e neonati. Tuttavia l'impiego del sorriso come sistema di rinforzo è uno dei meglio conservati non solo fra gli scimpanzé, ma anche nelle  altre scimmie antropomorfe.

Il sorriso nel tempo è divenuto inoltre anche un mezzo utile per instaurare empatia nei diversi soggetti. L'empatia forse è infatti il più importante strumento che ha permesso alle nostre specie di stabilire delle società, per quanto la competizione sessuale e territoriali spinga spesso i primati a essere fra i mammiferi più violenti con i propri consimili in natura.

Giocare e scambiarsi dei doni permette infatti ai componenti di un gruppo di ottenere maggiori vantaggi personali ed evolutivi ed è per questo che il sistema di rinforzo utilizzato originariamente per creare i legami genitoriali è stato "ripescato" per garantire la formazione di società più coese e stabili.

Come spiegare però il sorriso beffardo di un umano o di uno scimpanzé che compare all'improvviso sulle sue labbra, quando questi si trova da solo? La ricerca sta cercando di approfondire questo meccanismo, ma secondo molti studiosi, fra cui Frans de Wall, la capacità degli scimpanzé e degli umani di sorridere da soli o di loro stessi è una proprietà cognitiva importante, che dimostra quanto il cervello di queste specie è in grado di rielaborare i ricordi o le informazioni pregresse.

Quante volte infatti ci siamo messi a ridere, ricordando i buffi Natali trascorsi con i nostri nonni o un curioso incidente avvenuto quando eravamo piccoli? Ecco, la nostra capacità di sorridere al nostro passato o riportando al presente vecchie vicende potrebbe essere presente anche negli scimpanzé e sarebbe utile, evolutivamente parlando, poiché induce un ulteriore consolidamento dei legami amichevoli e familiari.

Sorriso come strumento sociale per creare nuove alleanze o alleviare le sofferenze

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Gli scimpanzé fin da quando sono piccoli tendono a sorridere di più quando si trovano vicino a degli esemplari che ritengono maggiormente simpatici. Essi infatti ridono di meno quando sono presenti vicino a degli estranei o a degli individui che politicamente sono di un rango maggiore del loro. In breve, sono abituati sin da piccoli a crearsi la loro combriccola di amici, con cui passare il tempo, andare a caccia e magari condividere le prime esperienze sessuali.

Talvolta però, quando divengono adulti, gli scimpanzé sono costretti a far buon viso a cattivo gioco e possono usare il sorriso anche per attrarre quei soggetti che precedentemente non conoscevano o di cui avevano paura.

In particolare, quando sono intenti a formare delle alleanze essi cercano di avvicinarsi al potenziale "nuovo amico" con un sorriso leggero di circostanza, di modo da non risultare minacciosi ma anzi degni di attenzione.

Inoltre, quando un soggetto è stato particolarmente colpito da uno scontro o da un particolare confronto con il gruppo, risultando emotivamente depresso, per non dire triste, occasionalmente i suoi amici cercano di risollevarlo su, avvicinandosi ad esso e cercando di migliorare il suo umore con un sorriso. Essendo infatti gli scimpanzé in grado di capire gli stati d'animo dei loro vicini, empaticamente cercano di venire loro soccorso, tranquillizzandoli e cercando di sdrammatizzare.

Per verificarsi questo fenomeno, ovviamente gli scimpanzé devono essere amici di lunga data o dei parenti molto stretti e lo scimpanzé da rincuorare non deve essere ripudiato dal gruppo per colpa delle sue malefatte, altrimenti nessun alleato sarebbe in grado di avvicinarsi ad esso prima che lui ponga le sue scuse.

Sorriso come carattere sessuale secondario e strumento d'intesa sessuale

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Tra due amanti, il feeling è molto importante ed è per questo che il sorriso viene utilizzato anche dagli scimpanzé per (1) aumentare la libido del proprio partner e (2) migliorare il legame affettivo che sussiste fra i componenti della coppia.

Se si osservano infatti degli scimpanzé o dei bonobo (un'altra specie antropomorfa molto vicina agli esseri umani) mentre fanno sesso, noteremmo infatti che sia prima che dopo il coito questi animali cercano di mantenere il contatto visivo con il loro o la loro amante, sorridendo particolarmente nei momenti antecedenti la penetrazione e durante l'orgasmo.

Il sorriso infatti come detto è la tipica espressione della gioia e cosa può legare a te di più un partner se non dimostrare di essere contenti di condividere con lui un momento così importante come la riproduzione? Per questa ragione secondo diversi biologi evolutivi e studiosi il sorriso è divenuto così anche un carattere sessuale secondario, acquisito nel momento in cui le femmine hanno cercato di legarsi maggiormente ad un unico partner o ad abbassare i livelli di aggressività dei maschi.

Come inoltre spiega nel suo saggio "L'animale donna" Desmond Morris, le donne umane hanno ulteriormente evoluto un ulteriore strumento da poter utilizzare insieme al sorriso, pur di far invaghire i maschi e stabilire con loro un rapporto duraturo. La comparsa infatti delle labbra carnose attorno alla bocca degli esseri umani, spesso tinte o colorate di rosso, è stato spiegato dagli scienziati come un tentativo delle donne di sottolineare il loro piacere agli uomini, in modo da trarli per sé e formare una famiglia monogama, in un periodo storico – come quello immediatamente successivo all'era glaciale – in cui la poligamia era impossibile da realizzare e ci stavamo per estinguere per mancanza di risorse.

Per quanto suggestiva però questa teoria non è stata ancora dimostrata scientificamente, seppure è vero che noi uomini, come gli scimpanzé, tendiamo ad essere molto attratti, anche da un punto di vista sessuale, dai volti sorridenti, soprattutto quando siamo in procinto di mettere su famiglia o abbiamo passato molto tempo in solitudine.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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