Gli insetti vengono spesso considerati fra le poche creature in grado di sopravvivere alle radiazioni emesse dallo scoppio di una bomba o di una centrale nucleare. Alcuni autori di fantascienza hanno persino immaginato che questi artropodi possano riuscire a sopravvivere ad un eventuale apocalisse nucleare, uno scenario abbastanza comune nei romanzi e dei film distopici.
Con alcuni esperimenti effettuati in laboratorio e dagli studi compiuti nelle aree in cui si sono verificate delle esplosioni nucleari (Hiroshima, Nagasaki e Chernobyl, in particolare), gli scienziati hanno verificato che gli insetti possono essere davvero più resistenti alla radiazioni rispetto a molti altri animali. Tanto che alcuni gruppi – come gli scarafaggi, i moscerini e le formiche – sembrano trarne un vantaggio adattativo quando cominciano a colonizzare i territori colpiti dagli effetti di un incidente nucleare.
Gli studi inerenti questi animali sono aumentati ogni qual volta in un evento bellico c'è stato l'utilizzo di ordigni nucleari e anche durante l'attuale conflitto in Ucraina, con la Russia che ha dichiarato più volte di poter e voler utilizzare armi atomiche, il fenomeno è stato confermato. Alle prime dichiarazioni di guerra, gli articoli scientifici e giornalistici hanno infatti cominciato a riempire le pagine dei giornali, interessandosi sulla resistenza alle radiazioni degli insetti proponendo persino eventuali soluzioni che consentono alla nostra specie di sopravvivere ad una eventuale guerra di questo tipo.
Le ragioni per cui gli insetti sono più resistenti alle radiazioni sono molteplici e difficilmente possono essere applicate alla nostra tecnologia per consentirci di sopravvivere. Per esempio, le cellule degli insetti si moltiplicano molto più lentamente rispetto a quelle di noi vertebrati: un fattore che li protegge particolarmente da eventuali danni provocati dalle mutazioni. I sistemi di riparazione del DNA, nelle cellule di questi animali, hanno infatti a disposizione più tempo per "correggere" eventuali errori ed inoltre presentano enzimi in grado di rintracciare le mutazioni in maniera più efficiente rispetto a quelli di cui disponiamo noi.
L'elevata capacità riproduttiva di questi animali, la semplicità dei loro apparati e la capacità di sopravvivere a lungo con eventuali malformazioni inoltre consentono agli insetti di abitare i territori più esposti alle radiazioni, anche se ciò comporta la possibilità di sviluppare un maggior numero di malattie. Non tutte le specie di insetti presentano però la stessa capacità di resistenza. Ed è per questo che bisogna fare alcune precisazioni.
L'effetto delle radiazioni sugli insetti
Gli insetti, genericamente, resistono di più alle radiazioni per via della loro "semplicità" biologica e anatomica, ma anche per il loro efficiente sistema di riparazione del DNA e per i cicli riproduttivi molto brevi.
Parlando di scarafaggi, tarme e formiche è indubbio che questi animali, abitando prevalentemente nel sottosuolo come anche nei luoghi più protetti come le cantine, avranno meno difficoltà a resistere alle radiazioni emesse da un'arma nucleare rispetto agli esseri umani e ad altri animali. Questi luoghi, infatti, risultano essere più schermati rispetto alla superficie.
Gli insetti sociali come le formiche, inoltre, possono disporre anche di un vantaggio ambientale legato alla collaborazione tra gli esemplari della stessa specie. Una formica malformata, infatti, anche se parzialmente danneggiata dalle mutazioni, potrebbe anche beneficiare del supporto alimentare delle proprie conspecifiche. E alla fin dei conti una colonia ha un unico obiettivo: salvaguardare la salute della regina e della sua progenie. Solo qualora la regina non riuscisse più a riprodursi un formicaio potrebbe cominciare ad avere dei seri problemi di sopravvivenza.
Gli scarafaggi, invece, anche con alcune parti del corpo mancanti, riescono a sopravvivere diversi giorni, tanto che sul bordo del cratere di Hiroshima furono visti diversi insetti senza addome e senza testa continuare a muoversi anche dopo alcuni giorni dallo scoppio della bomba.
Gli scienziati, proprio per capire quanto risultano essere resistenti, hanno esposto questi animali alle radiazioni all'interno di ambienti controllati. In uno degli esperimenti più famosi, compiuti durante il progetto Manhattan dal team guidato da Robert Oppenheimer, per un mese diversi gruppi di scarafaggi, moscerini della frutta e tarme della farina furono sottoposti a varie intensità di radiazioni che arrivavano a 1.000, 10.000 e 100.000 rad (Radiation Absorbed Dose): un’unità di misura che calcola la dose assorbita delle radiazioni. I risultati hanno confermato che a 10.000 rad, in un contesto in cui in teoria nessun vertebrato riuscirebbe a resistere a lungo, circa il 10% degli scarafaggi e delle tarme della farina era riuscito a sopravvivere.
Ciò non significa però che gli insetti sono completamente immuni alle radiazioni. Dosi molto elevate o prolungate possono infatti ucciderli o renderli sterili e anche gli scarafaggi dell'esperimento non sono riusciti a sopravvivere a 100.000 rad. In quel caso, infatti, le radiazioni erano troppo potenti e gli insetti perdevano letteralmente consistenza per via delle mutazioni interne.
Una guerra nucleare su grande scala, che utilizzi quindi gli ordigni più potenti mai prodotti dal genere umano, è quindi in grado di sterminare anche gli insetti più resistenti. Tuttavia, se si dovessero utilizzare ordigni di bassa e media potenza, alcuni di questi animali potrebbero riuscire a sopravvivere.
A sorprendere i ricercatori sono da sempre state però le vespe. Nel 1959, infatti, i dottori D. Wharton e M. Wharton, in una serie di studi, cominciarono ad analizzare le resistenze alle radiazioni degli insetti, scoprendo che seppur gli scarafaggi possono essere esposti senza morire fino a quantità di 20.000 rad, sono soprattutto le vespe a essere le più resistenti essendo in grado di sopravvivere a una dose di 180.000 rad.
Uno studio più recente, pubblicato su Nature, ha invece mostrato come le falene e le farfalle di Fukushima sono riuscite a sopravvivere alle mutazioni provocate dagli effetti combinati dello tsunami che ha colpito la centrale nucleare e dalle radiazioni liberate nell'ambiente. Lo studio è iniziato 2 mesi dopo l'incidente e gli esperti hanno scoperto che il 12% delle farfalle esaminate presentavano anomalie o mutazioni al livello delle ali e degli organi interni che però non pregiudicavano nel breve periodo la loro sopravvivenza.
Nelle generazioni successive il tasso di mutazione è tuttavia salito al 18% e alcune farfalle sono morte prima di raggiungere l’età adulta, con un trend sempre crescente di anomalie che si è fermato al 34%, dopo che questi insetti mutanti hanno cominciato a incrociarsi con le farfalle sane provenienti dalle altre regioni vicine.
Se dovessimo quindi stilare una lista di insetti in ordine di resistenza alle radiazioni, probabilmente troveremmo le vespe e gli scarafaggi nelle prime posizioni, seguiti dalle tarme, dalle formiche, dai moscerini e dai lepidotteri, per infine concludere con tutti gli altri gruppi di insetti, meno resistenti ma comunque capaci di resistere a quantità significative di radiazioni.
Gli insetti e l'apocalisse nucleare
In caso di apocalisse nucleare globale, probabilmente durante i primi mesi successivi alla grande estinzione delle principali forme di vita gli insetti si troverebbero tutto sommato bene, considerando l'elevata quantità di cibo di cui improvvisamente si troverebbero a godere. Con l'andare del tempo e il passare delle generazioni, però, gli effetti delle radiazioni comincerebbero a pesare enormemente sulla sopravvivenza di questi animali, anche in virtù della progressiva alterazione e decomposizione delle fonti di cibo.
Possiamo quindi provare a definire quali potrebbero essere gli effetti a breve e a lungo termine di un apocalisse nucleare. Tra quelli a breve termine, è possibile immaginare che gli insetti godrebbero all'inizio di un maggior numero di risorse e che solo gli esemplari che si trovavano nelle immediate vicinanze delle esplosioni non siano riusciti a sopravvivere.
Il clima in tutto il pianeta verrebbe in ogni caso pesantemente alterato a seguito dell'innalzamento delle ceneri provocate dell'esplosioni, quindi ci sarebbero grossi stravolgimenti climatici ed ecologici, dovute anche all'oscuramento del Sole. Dopo il grande caldo, in poco tempo potrebbe esserci un grande freddo provocato dall'oscuramento del cielo o potrebbe formarsi una costante cappa torrida di ceneri e vapori che renderebbe la Terra molto simile a Venere.
In queste condizioni, quindi, la vita sulla Terra rischierebbe un ulteriore declino e gli insetti potrebbero divenire, via via, sempre meno sensibili alla luce, favorendo quelli che non hanno bisogno di luce o che si sono adattati a una vita completamente cieca.
Nel medio periodo, invece, per colpa però dell'aumento della competizione alimentare e per via del peggioramento delle condizioni ambientali, probabilmente molte creature cederebbero il passo alle specie più flessibili e generaliste maggiormente adattate a questi scenari. E sarebbero molte le specie che inizierebbero a cacciare o a parassitare gli altri insetti.
Anche lontano dalle aree colpite dalle esplosioni, la vita si farebbe sempre più dura per colpa delle precipitazioni radioattive e per la presenza di elementi tossici nell'atmosfera. Quindi, a lungo andare, il numero di insetti in grado di resistere a queste numerose avversità diminuirebbe ulteriormente, con le estinzioni che continuerebbero a ridurre la biodiversità globale.
Qualora però i livelli di radiazioni si mantenessero bassi o costanti nel lunghissimo periodo, dopo diversi anni gli insetti potrebbero anche sviluppare delle mutazioni che gli consentano di resistere ulteriormente alle radiazioni. Per quanto questa ipotesi possa ad alcuni sembrare improbabile, in realtà è quella che si è presentata più volte in natura, ad Hiroshima come a Chernobyl, dove gli animali (tra cui anche alcuni vertebrati) si sono adattati agli elevati livelli di radioattività, evolvendo caratteristiche e molecole che gli consentono di riparare il DNA più velocemente del processo di mutazione indotto dalle radiazioni.
Non è dunque improbabile pensare che, dopo diverse generazioni, alcuni insetti potrebbero essere in grado di resistere alle avversità provocate dallo scoppio di una guerra nucleare su larga scala, dimostrandosi capaci di adattarsi in un contesto considerato estremo per la maggior parte delle specie viventi.
Bisogna tuttavia sottolineare che questo scenario che stiamo delineando prevede l'utilizzo di ordigni che emettono radiazioni relativamente contenute. Qualora infatti si cominciasse armi nucleari ancora più potenti, in grado per esempio di liberare una potenza di 10-50 megatoni e di causare crateri grandi oltre 35 km, probabilmente l'energia liberata da questi ordigni nell'atmosfera sarebbe sufficiente per sterilizzare completamente la vita dal Pianeta.
In questi caso, non esisterebbe dunque neanche per gli insetti alcuna speranza di sopravvivenza.