Una leggenda popolare racconta che gli elefanti, i più grandi mammiferi terrestri oggi presenti sul Pianeta, siano vittime di una grave forma di fobia nei confronti dei topi, una delle specie più piccole della savana. La loro paura sarebbe così forte che alla comparsa anche di un solo topo, un'intera mandria sfuggirebbe alla sua presenza.
In verità quest'antica convinzione è assolutamente sbagliata: gli elefanti non hanno paura di topi o ratti e, come spesso hanno testimoniato diversi operatori negli zoo, non è impossibile notare dei cuccioli di elefante giocare accanto ai topolini, accarezzandoli qualora si dovessero avvicinare di molto al cibo che gli umani lasciano a disposizione dei grossi pachidermi.
D'altronde è ormai comprovato scientificamente che gli elefanti sono fra i vertebrati più intelligenti presenti in natura, essendo persino capaci di provare emozioni profonde e di riconoscere nelle altre specie delle alternative forme di vita, diverse dalla loro.
Il mito degli elefanti spaventati dai topi
Una delle origini del mito degli elefanti che sfuggono ai topi in maniera confusa e incontrollata sorse all'epoca dell'Antica Grecia, sul finire del secondo secolo avanti Cristo, ispirandosi ad alcune delle storie di Esopo. Secondo infatti una leggenda nata nell'antica regione dell'Attica, dove è presente oggi l'attuale capitale Atene, una volta un topo si arrampicò dentro la proboscide di un elefante addormentato, da cui aveva ricevuto un'offesa. Ciò indusse l'elefante a svegliarsi e a soffrire terribilmente il prurito, anche se probabilmente il disturbo più gravoso fu quello connesso alla respirazione, visto che fu costretto ad ansimare dalla bocca.
Il topo restò all'interno della proboscide per alcuni giorni, finché il superbo elefante, l'animale più grande del creato, fu costretto a chiedergli scusa e a subire un'imbarazzante umiliazione collettiva che si concluse solo dopo che l'elefante spiegò la storia ai suoi fratelli e il topo riemerse dalla bocca, completamente insanguinato. Con questa storia gli antichi greci tentarono così di spiegare attraverso il mito la sensibilità della proboscide degli elefanti e l'origine del colore della pelliccia rossastra di alcuni topi, che deriverebbe da quell'esemplare coraggioso che mise in scacco l'orgoglioso avversario.
Questo racconto però non ha basi scientifiche. È infatti impossibile che un topo decida di infilarsi in una delle narici dell'elefante, addirittura con l'intento di soffocarlo e indurlo a concedergli maggiore spazio, come suggerito dalla storia.
La leggenda è stata probabilmente influenzata poi anche da due importanti conflitti che videro schierati gli eserciti degli antichi romani prima contro Pirro e poi contro l'esercito cartaginese a Zama, guidato da Annibale. In entrambe le battaglie gli eserciti romani si trovarono ad affrontare un numero soverchiante di avversari, oltre alle truppe con elefanti affiancate da centinaia di cavalieri.
Gli animali venivano utilizzati dagli antichi eserciti orientali come strumento di offesa, prima di impattare sull'esercito nemico stremato con le truppe di fanterie. Lo stesso Alessandro Magno fu costretto a rivedere i suoi piani di battaglia nel corso di alcuni scontri ai confini dell'allora mondo conosciuto, perdendo migliaia di uomini contro gli elefanti indiani. Ma furono soprattutto i generali romani a subire l'impeto di quelli che vennero considerati all'epoca l'equivalente del nostro carro armato.
Durante le guerre contro Pirro, avvenute tra il 280 a.C. ed il 275 a.C. nell'Italia meridionale, vari consoli infatti riuscirono a limitare le cariche degli elefanti da guerra, liberando sul campo di battaglia diversi cinghiali e gatti, impregnati di pece e lentamente divorati dal fuoco. Questi spaventarono gli elefanti di Pirro, inducendoli a tornare indietro e ad attaccare il proprio esercito. Scipione l'Africano invece, durante la battaglia di Zama, riuscì a sconfiggere Annibale disponendo le proprie truppe in modo tale da annullare la furia dei pachidermi e spingendoli a ferirsi a vicenda.
La fama di queste due battaglie, ricordate nei secoli come fra le più violenti mai combattute, indussero molte persone a credere che gli elefanti fossero molto suscettibili in combattimento ed in effetti era davvero così. Per quanto infatti i soldati romani non fossero stati propriamente dei topolini, gli elefanti a differenza dei cavalli non si sono rivelati fra gli animali più affidabili in battaglia ed è anche per questo se da un certo punto della storia in poi il loro impiego è stato abbandonato.
Il mito del topolino che irrita il gigantesco elefante ha continuato però ad essere tramandato attraverso i secoli ed oggi tale credenza è così diffusa anche perché è legata alla produzione di diversi cartoni e parodie, che hanno influenzato le conoscenze dei bambini. Basti infatti pensare a come nel film Dumbo, del 1941, il topolino Timoteo si vendica nei confronti delle grandi elefantesse che hanno osato offendere l'amico suo protagonista, affetto da malformazione alle orecchie, facendole spaventare a morte sfruttando solo la sua presenza.
Di cosa hanno davvero paura gli elefanti?
Gli esempi militari precedentemente citati e diversi studi scientifici testimoniano che gli elefanti non hanno una particolare paura nei confronti dei topi ma che dispongono solo di un eventuale timore di schiacciare qualcosa d'imprevisto. Così diversi studiosi hanno sfatato questo luogo comune e studiato il reale comportamento di questi animali.
Sembra infatti che gli elefanti abbiano avversione nei confronti di tutto ciò che si muove velocemente e all'improvviso nei pressi delle loro zampe e alla fine ciò è abbastanza razionale. Per degli animali grossi e alti come loro, è importante stabilizzare bene il peso, assicurandosi una presa al terreno molto efficiente e in grado di non farli scivolare verso il basso. Trovarsi quindi in maniera inattesa qualcosa "sotto ai piedi" deve turbarli particolarmente, ma non tanto da indurre la fuga o da provocare una fobia come quella suggerita dalla credenza popolare.
Alla fine anche noi esseri umani, unici organismi davvero bipedi del pianeta Terra assieme a poche altre specie di uccelli, quando ci ritroviamo di fronte ad un imprevisto mentre camminiamo, per prima cosa rimaniamo interdetti e non sappiamo se compiere un balzo, nel tentativo di superare l'ostacolo, o di continuare ad avanzare normalmente. Lo stesso vale per gli elefanti indiani e africani.
Se dovessimo perciò pensare quale tipologia di animali è in grado d'incutere veramente paura a questi pachidermi dovremmo escludere i roditori e spingerci verso taglie superiore di vertebrati, immaginando dei predatori come i leoni, che risultano essere molto pericolosi per i cuccioli e per gli anziani ammalati.