Le analisi genetiche dell'Ispra hanno confermato che l’animale che ha attaccato degli esseri umani questa estate sul litorale chietino è una femmina di lupo. «I risultati, che sono stati trasmessi al Parco della Majella che assicura il monitoraggio dell’esemplare, hanno confermato che è una femmina di lupo, senza tracce di ibridazione», sono le parole dell'Istituto per la protezione e la ricerca ambientale.
Le tracce sono state prelevate dalle ferite lasciate su una 11enne campana aggredita la sera dell'11 agosto sul lungomare di San Salvo, in provincia di Chieti. La bambina è stata morsa alle cosce e portata al Pronto soccorso dell'ospedale di Vasto dove è stata medicata per le lesioni giudicate guaribili in dieci di giorni.
Il giallo sulle numerose aggressioni ai danni di persone, arrivate a 11 con quello alla bambina, sembra quindi essere almeno parzialmente risolto. Ora infatti il campione sarà confrontato con altri elementi raccolti nelle zone in cui il lupo è stato avvistato o ha aggredito per comprendere se ci siano altri animali coinvolti.
All'inizio, infatti, l'animale era stato identificato genericamente come un canide, e la vicesindaca di Vasto, Felicia Fioravante, aveva prospettato diverse soluzioni a seconda della specie: «Se dovesse rivelarsi un lupo se ne occuperà poi il Parco della Maiella», aveva detto a Kodami. L'ipotesi più accreditata è il trasferimento della lupa in un'area faunistica proprio sotto la tutela del Parco, che in questa vicenda gioca un ruolo chiave. L'Ente Parco siede infatti insieme al Comune di Vasto, alla Regione Abruzzo, all'Asl, all'Ispra, alla Polizia provinciale e ai Forestali, al tavolo tecnico chiamato a esprimersi sulla sorte dell'animale.
I lupi sono solitamente elusivi nei confronti dell'essere umano e nutrono per la nostra specie una innata diffidenza. Quello avvistato a Vasto ha però un comportamento anomalo e per questo non può rimanere in libertà. Già nei prossimi giorni potrebbero venire posizionate trappole atraumatiche mediante le quali catturare l'animale.
Il suo recupero deve in ogni caso seguire un preciso protocollo che ne garantisca incolumità e benessere, in quanto specie particolarmente protetta dalle leggi nazionali ed europee, come ha ricordato l'Enpa: «Deve essere affidata unicamente a personale competente, come quello della Asl veterinaria competente e dei Carabinieri Forestali, o di un Centro Recupero Animali Selvatici (CRAS) specializzato. È prioritario garantire l'incolumità dell'animale. Se così non fosse, l'associazione denuncerà i responsabili nelle opportune sedi giudiziarie».