È un mollusco con 3 cuori e 9 “cervelli”: chi è il polpo, il genio del mare

Il polpo è considerato uno degli invertebrati più intelligenti ed ha doti straordinarie che lo rendono un animale unico nel suo genere. Cosa dobbiamo fare se ci capita di incontrarne uno?

25 Luglio 2024
17:38
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Ha 3 cuori, "vede" attraverso la sua pelle (anche se la sua vista funziona benissimo) e circa due terzi dei suoi neuroni non sono nel cervello, ma nelle braccia: infatti ognuna di queste può muoversi indipendentemente dalle altre e fare ciò che vuole. Non stiamo parlando di un alieno, ma dell’invertebrato con più capacità intellettive al mondo: il polpo, o Octopus vulgaris!

La differenza tra "polpo" e "polipo"

Il polpo è davvero un capolavoro dell’evoluzione. Il nostro amico acquatico è un mollusco cefalopode; significa che è "tutto testa e arti": un enorme "capoccione galleggiante"! Alla classe dei cefalopodi appartengono anche seppie e calamari. Il nome scientifico "octopus" è un riferimento alle sue otto braccia; infatti, non vanno chiamate tentacoli, in quanto questi ultimi hanno le ventose solamente alle estremità. Il polpo, invece, ha otto braccia disposte a raggiera, dotate ognuna di una doppia fila di ventose lungo tutta l’appendice. Doppia, a differenza – ad esempio – del moscardino che ne ha una fila soltanto. Il termine con cui è chiamato comunemente, cioè polpo, ha origine dal latino pōlypus, che vuol dire "molti piedi".

Attenzione però a non confondere "polpo" e "polipo". Il polipo, con la "i", praticamente è una medusa, o meglio, "medusa" e "polipo" rappresentano le due forme che gli animali del phylum Cnidaria, possono assumere nel corso della vita. Al mondo esistono centinaia di specie diverse di polpo; tutte accomunate dal fatto di essere prive di ossa, ossia di endo- ed esoscheletro. Anche le specie più grandi – come il polpo gigante del Pacifico, che pesa 45 kg e ha un’apertura della braccia di almeno 6 metri – riescono a comprimersi talmente tanto, da passare in fessure anche larghe solo un paio centimetri. Quindi, sono completamente flessibili, fatta eccezione per il becco.

Eh sì, i polpi all’interno della bocca hanno un becco corneo, potente e appuntito – non troppo diverso da quello dei pappagalli – e lo usano per rompere i gusci delle conchiglie o i carapaci dei crostacei di cui si nutrono. In questo video ci concentreremo, come anticipato, su Octopus vulgaris, o polpo comune, anche perché è tra le specie più studiate ed è il polpo che si può incontrare più frequentemente nei mari italiani, ed è abbastanza diffuso nel Mediterraneo e in altri mari e oceani.

Le doti straordinarie del polpo

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I 3 cuori del polpo si trovano tutti dentro il mantello, che è la "cupolona" che racchiude tutti i suoi organi vitali. Due cuori sono posizionati in prossimità delle branchie, e pompano proprio nelle branchie il sangue venoso; mentre il terzo cuore spinge il sangue carico di ossigeno verso tutti gli altri organi. Quando nuota, il polpo è in grado di spegnere questo terzo cuore; il che rende il nuotare un'attività particolarmente impegnativa per questo animale. Ecco perché, per spostarsi, preferisce di gran lunga strisciare sul fondale. Ma perché non gli basta un solo cuore? Il motivo è che i polpi, per trasportare l’ossigeno, non usano l’emoglobina, ma un’altra proteina più grossa chiamata emocianina.

L’emocianina è una molecola ricca di rame, e svolge la stessa funzione dell’emoglobina, con la differenze di rendere il sangue più viscoso, motivo per cui c’è bisogno di maggiore pressione per ossigenare l’organismo. In assenza di ossigeno, l’emocianina è incolore, ma a contatto con l’aria diventa subito blu scuro; infatti i molluschi, ma anche i crostacei, hanno il sangue blu. Parliamo dei tentacoli: i polpi hanno un’intelligenza diversa dalla nostra, non hanno semplicemente una “centrale di comando” che si occupa di tutto, anzi, la maggior parte dei loro neuroni – che sono 500 milioni, più o meno quanto quelli di un cane – è distribuita lungo tutte le braccia. Per questo, le braccia sono come delle piccole "menti indipendenti": possono svolgere compiti, tipo rompere i gusci delle conchiglie, in totale autonomia, mentre nel frattempo, magari, il polpo è concentrato a esplorare l’ambiente circostante. Tra le altre cose, le braccia vengono usate anche per camminare. Ne usano due, ripiegate all’indietro, e a vederli ricordano molto una camminata umana. In realtà, secondo alcuni studiosi dell’Università di Berkley, questo uso delle braccia servirebbe a ingannare i predatori.

Per esempio, si è visto Octopus marginatus, quando si sente minacciato, con due braccia cammina e con le altre sei si "abbraccia" stretto stretto, assumendo forma e colore simili a una noce di cocco trasportata dalla corrente. Il potere cognitivo dei polpi è davvero affascinante, e sono stati condotti numerosi studi per comprenderlo meglio: i polpi sanno orientarsi nei labirinti, aprire scatole per arrivare al cibo, e sono anche capaci di apprendere attraverso l’osservazione; nessun altro invertebrato – per quel che ne sappiamo – sarebbe in grado di farlo. Ma torniamo al mimetismo: come fanno i polpi a camuffarsi così bene?

Il loro segreto sono i cromatofori, cellule speciali, situate nelle pelle, che sono come dei sacchetti pieni di pigmenti colorati. In risposta a determinati stimoli, i cromatofori possono contrarsi o espandersi generando così una variazione di colore. Di solito il mimetismo si attiva come arma di difesa, o per comunicare con i conspecifici, però sembrerebbe che i polpi cambino colore anche mentre dormono, in quanto, secondo alcuni scienziati, sarebbero in grado di sognare, come noi. Oppure, cambiano colore in base all’umore: dopo l’accoppiamento, ad esempio, alcuni individui diventano bianchi. In ogni caso, tra tutte le specie di polpo, il trasformista più bravo è il polpo mimetico! Questa specie è famosa perché riesce a prendere le sembianze di oltre quindici animali diversi, tra cui stelle di mare, pesci leone e perfino granchi. Vi sorprenderà sapere che la maggior parte dei polpi non può vedere i colori, perché nei loro occhi non ci sono i fotorecettori per distinguerli. Com’è possibile che si mimetizzino senza sapere di che colore diventare?

Una risposta univoca al momento non c’è, quel che è certo, però, è che si basano molto sulla percezione del contrasto luce/ombra. Insomma, nonostante il daltonismo, la vista è un senso importantissimo per questi animali, ed ha un funzionamento complesso. Una ricerca dell’Università della California ha svelato che i polpi non hanno bisogno degli occhi per percepire le variazioni della luce, perché le possono “vedere” anche con la pelle, più precisamente grazie alle opsine – proteine fotosensibili che di solito si trovano nella retina – e che nel polpo sono presenti anche all’interno delle cellule della pelle, lungo tutta la superficie del corpo.

Il mistero della "autodistruzione" dei polpi

La vita del polpo si potrebbe definire breve ma intesa. La maggior parte delle specie, infatti, vive solo uno o due anni, tutto in funzione della riproduzione; una volta deposto un sacchetto seminale nella cavità del mantello della femmina, il maschio invecchia improvvisamente. Nel giro di qualche settimana sviluppa lesioni bianche sulla pelle, e inizia a vagare senza meta nell’oceano finché, il più delle volte, non viene catturato da qualche predatore. Anche la femmina fa più o meno la stessa fine: depone dalle 50 mila alle 400 mila uova in una tana, dopodiché smette di mangiare e passa tutto il tempo a sorvegliarle, fino a che – poco dopo la schiusa – muore anche lei.

A proposito delle femmine di polpo comune: non si chiamano polpesse, perché la "polpessa", detto anche "polpo macchiato" è un’altra specie, e non c’entra col sesso dell’animale. Il nome scientifico della polpessa è Callistoctopus macropus, ed è cefalopode simile al polpo ma più esile, con le braccia lunghe e abitudini notturne – a differenza del polpo comune che è attivo di giorno.

Cosa fare se si incontra un polpo

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In caso di incontro ravvicinato con un polpo il consiglio è sempre quello di non disturbare l'animale, se possibile. Va detto che i polpi, in generale, sono animali abbastanza miti e curiosi; esiste un aneddoto curioso, secondo il quale Aristotele li considerava “sciocchi”, perché tendevano ad avvicinarsi se un uomo per caso tendeva loro la mano. Il motivo per cui si avvicinino all'uomo non è del tutto chiaro, ma senza dubbio la loro curiosità li porta a essere degli osservatori formidabili. Malgrado siano animali molto poco sociali, loro osservano l'ambiente e le altre specie; e ciò che apprendono lo usano per agire di conseguenza.

Per farvi un esempio, i polpi studiati in cattività tendono a fuggire dalle vasche quando si accorgono che gli umani non li stanno guardando. Alcuni polpi invece, in un acquario, spegnevano le luci spruzzando acqua sulle lampadine, mandando tutto in corto circuito. La loro capacità di analisi e percezione è davvero straordinaria, e hanno pure buona memoria: anche dopo parecchio tempo si ricordano delle soluzioni usate in precedenza per risolvere problemi complessi, e riconoscono gli umani che hanno già incontrato – il documentario "My Octopus Teacher" ne è la prova.

Questo ci "autorizza" a cercare di interagire con loro in natura? No, perché abituandoli alla presenza umana, li esporremmo al rischio di venire catturati, e di subire pratiche di uccisione  – che possono essere anche parecchio violente. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che parliamo sempre di selvatici: se infastiditi, possono reagire con una spruzzata di inchiostro, o agitando le loro braccia che – specialmente nelle specie più grosse e forti – possono riuscire a graffiare la pelle. Oltretutto, sapete che i polpi sono velenosi? Il veleno è iniettato con il morso, ma solitamente non è pericoloso. Solo una specie è letale per l’uomo: il polpo dagli anelli blu.

Vive nel Pacifico occidentale, tra Giappone e Australia, ed è grande quanto una pallina da tennis, ma nella sua saliva si nasconde la più potente delle neurotossine: la tetrodotossina. Si tratta di un veleno 100 volte più potente del cianuro, e una volta in circolo causa la paralisi muscolare portando alla morte per arresto respiratorio, in poche ore. Non c’è un antidoto, ma gli attacchi solitamente sono rari e accidentali; oppure, sono scatenati proprio da comportamenti avventati da parte di persone che, ignare del pericolo, possono commettere il grave errore di maneggiare questi mini polpi colorati.

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