Qualcuno di voi probabilmente ricorderà il pappagallo blu brasiliano protagonista del film d'animazione Rio. Uscito nel 2011, il film racconta le avventure di un pappagallo di nome Blu, l'ultimo esemplare maschio di ara di Spix rimasto al mondo. La storia trae purtroppo ispirazione dalla realtà: l'ultimo individuo avvistato in natura risale infatti al 2000 e da allora la specie è stata considerata estinta allo stato selvatico. Ma dopo oltre 20 anni di assenza il pappagallo blu è finalmente tornato a volare libero tra le foreste da cui è scomparso: lo scorso weekend sono iniziati i primi rilasci di un ambizioso progetto di riproduzione in cattività che dura da molti anni.
Grazie ad ACTP (Association for the Conservation of Threatened Parrots), una ONG tedesca dedicata alla protezione e alla conservazione dei pappagalli minacciati, i primi otto esemplari (cinque femmine e tre maschi) sono stati appena rilasciati in una riserva naturale situata a Curaçá, nel nord-est del Brasile. Nei prossimi mesi altri esemplari li raggiungeranno e se l'operazione avrà successo l'ara Spix sarà la prima specie di uccello reintrodotta in natura dall'uomo. Poche reintroduzioni di uccelli, infatti, hanno avuto successo prima d'ora e nessuna era mai stata tanto ambiziosa come questa.
Il rapido declino del pappagallo blu
L'ara di Spix (Cyanopsitta spixii), conosciuta anche come il piccolo pappagallo blu, è una specie di originaria del Brasile, un tempo diffusa tra le foreste secche del bacino idrografico del Rio São Francisco, nel nord-est del paese. Scoperto per la prima volta dal naturalista tedesco Johann Baptist Ritter von Spix durante una spedizione in Brasile nel 1819, già a quel tempo era considerato un uccello estremamente raro. Conosciamo davvero poco sulla vita in natura di questo pappagallo, ma sappiamo che erano particolarmente ghiotti di semi e frutti, anche di piante non originarie del Brasile e che per costruire i loro nidi preferivano soprattutto gli alberi di Caraibeira (Tabebuia aurea).
A metà del secolo scorso la specie era già considerata estinta da molto tempo, fino a quando non furono avvistati tre esemplari nel nord dello stato di Bahia nel 1986. Questi furono catturati nel 1987 e nel 1988 e rivenduti probabilmente in Europa e negli Stati Uniti. Secoli di deforestazione, alterazione degli habitat e sviluppo antropico lungo le sponde del fiume São Francisco sono state le principali le cause del rapido declino. Quando la specie divenne particolarmente rara attirò inoltre l'interesse del mercato nero della cattività, che probabilmente contribuì insieme all'introduzione di specie invasive a far sparire dalla circolazione gli ultimi esemplari.
La cattività come ultima spiaggia, tra mille difficoltà
Dopo un primo timido tentativo di reintroduzione fallito nel 1995 (era rimasto solo un maschio in natura), è quindi iniziata una lotta contro il tempo per provare a salvare dall'estinzione definitiva questa specie a partire dai pochi esemplari rimasti in cattività. Tuttavia, la totalità dei pappagalli viventi oggi discende da soli 7 uccelli fondatori catturati in natura, che si ritiene provengano tutti dagli ultimi due nidi noti a partire dal 1982. Questo vuol dire che l'intera popolazione esistente in cattività è costituita da individui strettamente imparentati tra loro e con una bassissima variabilità genetica.
Tra le detenzioni illegali, i collezionisti privati e i numerosissimi enti e zoo che ospitavano gli ultimi esemplari rimasti, è stato molto difficile mettere d'accordo tutte le parti in causa per strutturare un serio progetto di reintroduzione, e numerosi tentativi sono falliti negli anni. Nel frattempo, mentre si litigava, la popolazione in cattività cresceva, spesso senza coordinamento e con pochi controlli. Gli uccelli stavano però affrontando altri due grossi problemi causati dalla consanguineità: un virus che causa problemi neurologici e un bassissimo tasso di natalità.
Il ritorno in natura dopo oltre 20 anni
Per anni, ACTP, Pairi Daiza Foundation e altri partner hanno continuato a lavorare incessantemente per allevare una nuova popolazione di are, portando il numero totale di animali allevati oggi a 180. Grazie a un'accurata selezione degli animali da far accoppiare e con l'ausilio dell'inseminazione artificiale, malattie e problemi riproduttivi sono stati in parte sconfitti, così la specie è ora pronta a tornare a casa. I primi otto esemplari rilasciati provengono dallo zoo di Pairi Daiza, in Belgio, e sono rimasti per due anni in una voliera d'ambientamento in Brasile. Il rilascio è stato effettuato l'11 giugno e ora gli uccelli saranno costantemente monitorati, perché le difficoltà non sono di certo finite.
Il progetto stima infatti che nel primo anno di rilasci andranno persi tra un terzo e i due terzi degli uccelli, ma se le perdite saranno maggiori i pappagalli potrebbero anche essere ricatturati. La sfida maggiore non è infatti solamente quella di produrre un numero sufficiente di animali riproduttivi, ma soprattutto quella di ristabilire l'habitat ideale per consentire ai pappagalli di sopravvivere in natura: le foreste secche chiamate caatinga.
Una casa sicura per l'ara di Spix, la sfida più grande
Proprio per questo, nel 2018 sono state create due nuove aree protette ripristinate nello stato di Bahia: il Wildlife Refuge of Spix's Macaw, a Curaçá, e l'Environmental Protection Area of Spix's Macaw, a Juazeiro. Ma nei prossimi mesi ricercatori, attivisti e associazioni hanno inoltre in programma di piantare circa 50.000 piantine di 26 specie diverse, con l'obiettivo di ripristinare altri 100 ettari di foresta lungo il Rio São Francisco, un tempo casa del piccolo pappagallo blu.
Per raccogliere i frutti di questo ambizioso progetto serviranno anni, il ritorno a casa dell'ara di Spix è appena iniziato, ma se non si riuscirà ad arrestare la perdita di habitat, la deforestazione e la conversione dei terreni in pascoli, tutti questi sforzi saranno stati vani. Tuttavia, la speranza è al suo picco massimo visto che appena qualche anno fa nessuno immaginava di poter rivedere quel bagliore blu volare sui tetti verdi delle foreste di Bahia. Ora invece è possibile, perché quando la nostra specie lo vuole davvero è in grado di rimediare con forza e tenacia alla maggior parte degli errori compiuti: il ritorno in natura tra mille difficoltà dell'ara di Spix è l'esempio più lampante.
La foto di copertina è di ACTP (Association for the Conservation of Threatened Parrots)