È partito giovedì 20 aprile dal canile Valle Grande di Roma il più grande screening di prevenzione e cura della Leishmaniosi canina in Italia. Grazie alla collaborazione tra fondazione Cave Canem e C.Re.Na.L. (Centro di Referenza Nazionale per la Leishmaniosi di Palermo), gli oltre 450 cani ospitati nella struttura saranno sottoposti ad analisi per accertare l’eventuale presenza del parassita trasmesso dal flebotomo, conosciuto anche con il nome di “pappatacio”.
A effettuare le analisi sarà lo staff del canile Valle Grande di Roma, composto da medici e tecnici veterinari, coadiuvati dal team di campo di educatori cinofili della Fondazione Cave Canem coordinati dal dog trainer manager Mirko Zuccari, che contribuiranno a gestire e tranquillizzare i pazienti a quattro zampe durante i prelievi in box e nella nuova sala visite di recente allestimento. I campioni verranno spediti a Palermo e saranno analizzati dai professionisti del C.Re.Na.L. coordinati dal dottor Fabrizio Vitale: entro 30 giorni verranno inviati i risultati, che andranno ad arricchire le schede anagrafiche di ogni cane. Per quelli che risulteranno positivi alla Leishmaniosi verrà avviata immediatamente la terapia, per tutti gli altri verranno intensificati i protocolli di prevenzione. La Fondazione, il C.Re.Na.L. e il canile Valle Grande collaboreranno a un piano di controllo della leishmaniosi per favorire le adozioni, e una ricerca scientifica verrà realizzata a conclusione di questa iniziativa.
«Portare a termine questo piano di monitoraggio in collaborazione con il C.Re.Na.L. e ripeterlo ciclicamente e con costanza permetterà di avere una fotografia delle condizioni di tutti i cani presenti in canile e di fornire tutte le informazioni utili a un'adozione consapevole e responsabile per ogni cane – sottolinea Federica Faiella, vicepresidente della Fondazione Cave Canem – Tante, troppe volte nel corso della mia carriera mi sono imbattuta nella leishmaniosi canina e ho potuto appurare quanto male possa fare ai cani che purtroppo la contraggono. La leishmaniosi è una condanna a vita, una vita di segregazione in un box di canile. Non sono solo i sintomi della malattia a nuocere ma le ferite dell’anima, il dolore e la delusione per le adozioni mancate a causa di una malattia che fa ancora tanta, troppa paura. La leishmaniosi, infatti, è una zoonosi: questo intervento è utile per la salute degli animali quanto per quella delle persone».
Cos'è la Leishmaniosi e come si trasmette
Come spiegato anche su Kodami, la Leishmaniosi è una malattia infettiva zoonotica, cioè trasmissibile all’uomo, ed è causata da protozoi del genere Leishmania e trasmessa dal flebotomo. La Leishmaniosi colpisce prioritariamente i cani, che nel bacino del Mediterraneo rappresentano il “serbatoio” principale del parassita, ma colpisce anche gatti e roditori selvatici oltre che l’uomo. Nel cane si manifesta sia in modo asintomatico (e cioè in assenza di segni clinici e sintomi evidenti) sia in forma sintomatica, caratterizzata da presenza di forfora, caduta del pelo, ulcerazioni localizzate in diverse regioni, crescita abnorme delle unghie, ingrossamento dei linfonodi e della milza e nella fase terminale insufficienza renale.
L’uomo si infetta attraverso la puntura del flebotomo infetto, come il cane, ed è molto resistente a Leishmania infantum: a fronte di decine di migliaia di cani infetti in Italia, solo 200-250 casi umani all’anno vengono rilevati, e la malattia nell’uomo è perfettamente curabile, a eccezione degli individui immunocompromessi. Il periodo in cui i cani sono più a rischio di leishmaniosi è tra aprile e ottobre. A oggi non esiste una cura vera e propria, ma farmaci che rallentano il decorso della malattia. La prevenzione è quindi fondamentale, sia dal punto di vista della diagnosi sia sul fronte della protezione del cane, utilizzando prodotti antiparassitari che non solo impediscano ai pappataci di pungere l’animale, ma anche dalla riconosciuta attività nel ridurre il rischio di trasmissione della leishmaniosi. In generale i cani devono essere protetti con repellenti attivi contro i flebotomi vettori, e insieme si possono utilizzare anche i vaccini a oggi disponibili, oltre che altri farmaci immunostimolanti.
La prevenzione fondamentale per combattere la Leishmaniosi
«Il Centro di Referenza Nazionale per la Leishmaniosi nasce per garantire supporto diagnostico per l’intero territorio nazionale al fine di sviluppare la conoscenza epidemiologica dell’andamento dell’infezione nel serbatoio animale – spiega Fabrizio Vitale, a capo del progetto di ricerca del Cre.Na.L. – Il canile, sia sanitario che rifugio, è per sua natura l’osservatorio epidemiologico privilegiato come presidio territoriale e, in prospettiva alla capacità di attrazione nelle adozioni, baluardo nella protezione della salute pubblica. L’attività prevista in termini di screening della popolazione, oltre ad implementare le mappe di distribuzione dell’ infezione, finalizza la corretta ed auspicata visione in termini di “One Health”, come la Leishmaniosi strettamente legata alla Triade della Salute (uomo, animali, ambiente), sa garantire».
Cave Canem aveva già condotto un’iniziativa di questo genere nel 2020, nel canile intercomunale di Modena e nel canile intercomunale di Magreta. L’operazione condotta a Valle Grande è però senza precedenti dal punto di vista dei numeri, e costituisce un precedente significativo nell'ambito della tutela del diritto all'assistenza veterinaria dei cani di canile: l’obiettivo è confermare che anche i cani costretti a vivere in un box meritano di beneficiare di servizi di assistenza qualitativamente elevati.
«Operando in un contesto di canile ad alta densità abitativa, sono di fondamentale importanza le attività di prevenzione – aggiunge il dottor Luigi Pietrobattista, direttore sanitario del canile rifugio Valle Grande di Roma – questa iniziativa si inserisce in un progetto più ampio di monitoraggio e controllo delle malattie infettive, infestive e zoonosi, tra cui appunto la Leishmaniosi in sinergia con enti pubblici, quali centri di referenza, istituti di ricerca e università».