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3 Novembre 2022
9:00

Un cane ha sempre bisogno di giocare?

Un cane adulto ha davvero bisogno di giocare tutti i giorni? Il gioco non è un'attività che si presenta in maniera uguale per tutti i cani e cambia molto a seconda dell'età.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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L’etologia ci dice che per il cane il gioco è una dimensione molto importante ma non così pervasiva come si voglia immaginare. I cuccioli ne hanno bisogno per costruire identità individuale all’interno delle regole sociali ma la sua persistenza in età adulta si va progressivamente restringendo a pochi frangenti.

Inoltre il gioco non è evocabile in egual misura in tutti i cani. Diciamo che il pet mate può sentirsi sollevato dall’obbligo di giocare tutti i giorni con un cane adulto e dovrebbe interrogarsi bene su quali giochi proporre con adeguatezza.

Giocare per disciplinare

I cani giovani, soprattutto se appartenenti a razze fortemente connotate dal punto di vista comportamentale, propongono spontaneamente determinati giochi e non altri, spinti dalle loro spiccate caratteristiche motivazionali. Il Rottweiler vorrà il tira e molla, i Retriever ed i conduttori il lancio senza sosta della pallina, i Pitbull approfitteranno del guinzaglio, della pettorina e di ciò che teniamo in mano per provocarci ed innescare il gioco competitivo/possessivo.

Non dimentichiamoci che il cane è naturalmente predisposto all’ostinazione ed è capace di spendere tutte le energie nel reiterare alcune sequenze di gioco. Per questo può sviluppare delle vere e proprie fissità cognitive che rischiano di compromettere gravemente il suo equilibrio ed  il benessere psicofisico. Pensiamo soprattutto a quei cani che si fissano sulla pallina e che anche quando non ce l’hanno, trovano sassi, legnetti, pigne, bottigliette di plastica come target sostitutivo. Arrivano addirittura a raccogliere da terra i mozziconi di sigaretta, pur di farsi lanciare qualcosa da rincorrere.

I cani affetti da fissità cognitiva sul gioco predatorio generalizzano il comportamento slegandolo dai target adeguati e dal referente relazionale. Non è difficile vedere cani in preda ad uno stato allucinatorio inseguire le nuvole di fumo delle sigarette o luci ed ombre che si riflettono a terra o sulle pareti. Non ha alcuna importanza chi lancia l’oggetto o se questo ha voglia di farlo. L’importante per loro è provare il piacere che nasce dalla reiterazione del ricongiungimento al target dopo l’attesa del lancio e l’esplosione della rincorsa. La motivazione predatoria, cinetica, olfattiva, competitiva, si possono esercitare con la pallina, il rincorrersi, il tira e molla, il nascondere qualcosa, la contesa di un oggetto, a patto che la cornice ludica si basi su tre elementi: a) target, b) contesto, c) modalità espressiva.

Possiamo giocare senza paura con la pallina insieme ad un Labrador o ad un Border Collie ma lo dobbiamo fare solo con quel genere di pallina e non con qualsiasi oggetto, in quel tipo di contesto e non ovunque e soprattutto il gioco dovrà avere un inizio, uno svolgimento e una fine.

Tempi e spazi della comunicazione ludica

E’ proprio nel gioco, più che in ogni altro ambito relazionale che l’essere umano deve sperimentare la condivisione di un linguaggio con il cane. Più che imitare si deve mutuare la dinamica delle traiettorie, delle posture, degli spazi, delle distanze, dell’uso pretestuoso di oggetti per ingaggiare l’altro e coinvolgerlo.  A dettare lo schema dell’interazione ludica naturale sono soprattutto le alternanze ritmiche di azioni e pause. Perché proprio all’interno di questa dinamica fluttuante si accende e si spegne l’interesse reciproco. Si compie così una meccanica relazionale virtuosa in cui la reiterazione differenziata dei gesti permette ai soggetti coinvolti di rispecchiarsi reciprocamente nell’intimità e nell’affetto che li lega.

Lo strumento attraverso il quale compiere l’alternanza circolare di momenti di attivazione intensa a quelli dissimulatori della pausa e della calma, è l’uso sapiente dello spazio e dello sguardo. Ingaggiare significa accorciare lo spazio con il partner di gioco, violare la sua zona di intimità, affacciarsi sulla soglia per poi prendere le distanze, scappare per farsi rincorrere. Questa dilatazione e contrazione ritmata degli spazi di interazione non conterebbe nulla se non la coniugassimo con lo sguardo.

Cercare di incrociare quello dell’altro, fissarsi per creare quella sospensione di energia, pronta ad esplodere allegramente al primo accenno di consenso. Si tratta di compiere movimenti sottili, colmare spazi impercettibili e padroneggiare la muscolatura della microchimica facciale. Poiché di una sfumatura si tratta, ma tutto cambia tra uno sguardo fisso che minaccia ed uno fisso che vuole ingaggiare al gioco. Varia di un nulla ma passa un  mondo tra una mimica che comunica tensione e minaccia da una che provoca ed invita a rincorrersi. Nel gioco naturale si mette in scena, in forma esplicita ed enfatica, poiché accompagnata dall’eccedere dei  movimenti del corpo, il posizionamento sociale, il ruolo ed il rango di ciascuno.

E’ come se la struttura sociale unitamente ad i tratti caratteriali individuali recitassero all’interno di una cornice diversa e trovassero il modo di ribadire le caratteristiche specifiche sul piano della leggerezza, della fantasia e dell’allegria. E naturalmente, buon divertimento!

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David Morettini
Educatore e istruttore cinofilo CZ
Laureato in Filosofia teoretica presso l’Università degli Studi di Firenze, educatore e istruttore cinofilo. Sono docente SIUA e di altre scuole di formazione cinofila, e docente nei master universitari di istruzione cinofila e medicina comportamentale. La mia missione è quella di formare persone che sappiano lavorare nel pieno rispetto della dignità e dell’intelligenza del cane, tutelandone l’autonomia e non la dipendenza dall’essere umano.
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