Era conosciuto in tutto il mondo come il paleontologo che aveva scoperto durante uno dei suoi scavi in Africa nel 1984 il "Turkana Boy", uno straordinario scheletro di Homo erectus quasi completo. Ma per tutti gli amanti degli animali e per coloro che hanno a cuore i loro diritti, Richard Leakey, morto ieri a 77 anni, è l’uomo che decise di dare alle fiamme 12 tonnellate di avorio illegale confiscato al mercato nero dei bracconieri.
Era il 1989, l’anno in cui H. W. Bush aveva vietato l’importazione di avorio. Leakey, allora a capo del dipartimento per la gestione e la conservazione della fauna selvatica in Kenya, scelse un gesto eclatante per richiamare l’attenzione del mondo sullo sterminio degli elefanti africani, uccisi dai bracconieri per tagliar loro le zanne e rivenderne il prezioso materiale bianco e lucido utilizzato in maniera assolutamente illegale spesso per la fabbricazione di oggetti sacri o di altri inutili oggetti d’arredamento e simili.
Un’iniziativa così clamorosa da spingere la CITES (Convention on International Trade in Endangered Species of wild fauna and flora), la Convenzione sul commercio internazionale di specie della fauna e della flora in via di estinzione, a proclamare un bando internazionale contro il bracconaggio. La lotta era solo cominciata, ma Leakey era stato un ambasciatore straordinario di una battaglia ancora apertissima.
Una vita di studi e ricerche e un documentario della BBC che racconta la sua storia
Richard Leakey era un uomo di scienza: aveva studiato a lungo il modo in cui gli umani si erano evoluti in Africa, proprio partendo dai loro antenati animali. Era figlio d’arte: già i suoi genitori Louis e Mary Leakey si erano distinti proprio in questo tipo di studi. Leakey, che da loro aveva ereditato la passione per la paleontologia, aveva cominciato come guida safari in Africa, poi a soli 23 anni, la National Geographic Society gli aveva assegnato, benché non fosse formalmente archeologo, una borsa di studio dalla per scavare sulle rive del lago Turkana del Kenya settentrionale.
Ed è proprio nel corso di due spedizioni che scoprì prima, nel 1972, un cranio di Homo habilis e poi, nel ’75, uno di Homo erectus. Anche se la scoperta che gli diede maggior fama fu quella del “Turkana boy”: lo scheletro di Homo erectus più completo mai ritrovato. Nel 1981 la BBC gli dedicò una serie televisiva in sette puntate, "The Making of Mankind". La consacrazione definitiva arrivò con la copertina della rivista Time in cui posava con un modello di Homo Habilis, sotto il titolo ‘How man became man' (Come l'uomo è diventato uomo).
Il Kenya Wildlife Service, la sua “creatura” in difesa della natura africana
Dopo essere stato il primo direttore del Kenya Wildlife Service, nominato nell’89 dal presidente Moi, Leakey continuò a guidare l’organizzazione fino al 1994 quando perse le gambe in un incidente aereo con il suo piccolo Cessna, schiantatosi nella Rift Valley. Nel 2004 fondò quindi il Wildlife Direct, inizialmente concepito come una piattaforma online in grado di dar voce agli ambientalisti africani per proteggere la fauna selvatica, considerata vero e proprio patrimonio globale.
L'obiettivo del blog era quello di sensibilizzare e raccogliere fondi per individui e organizzazioni in prima linea in aree protette altrimenti ignorate. Con il suo Wildlife Direct Leakey mise in luce la difficile situazione dei gorilla nel Parco Nazionale Virunga nella Repubblica Democratica del Congo, condusse con successo una campagna per vietare il pesticida Furudan che veniva usato per avvelenare i leoni in Kenya e sostenne l’area turistica a sostegno degli animali Mara Conservancy in seguito al crollo delle entrate del turismo a seguito delle violenze post-elettorali nel 2007. Nel 2013 Leakey e la sua Kenya Wildlife Service lanciarono Hands Off Our Elephants, la prima campagna di conservazione africana ad avere il patrocinio della First Lady del Kenya, Margaret Kenyatta.
Un mentore e un esempio per una generazione di africani
«Era sinonimo di integrità, duro lavoro ed eccellenza in tutte le aree, che si trattasse del suo lavoro in paleontologia, servizio civile, politica o conservazione della fauna selvatica – hanno commentato sul sito del Wildlife Direct alla notizia della morte dello studioso. – È stato mentore di dozzine di africani in diversi campi e ha svolto un ruolo chiave nel plasmare la visione del mondo sull'Africa nella storia dell'evoluzione umana, sullo sviluppo della democrazia multipartitica in Kenya e sull'influenza del dialogo sui cambiamenti climatici, avviando un nuovo approccio alla conservazione in Kenya. Ha creato un'organizzazione visionaria, orgogliosa e guidata da africani che ha cercato di fornire l'eccellenza nella conservazione come non era mai stato fatto prima».
Con Leakey infatti il Kenya ha perso l'uomo che aveva fatto della lotta al bracconaggio un simbolo, grazie ad un gesto mediatico così trascinante da essere imitato negli anni da molti altri paesi del mondo. Ma soprattutto aveva messo la conservazione della terra e degli animali d'Africa al primo posto dei suoi interessi e delle sue iniziative.
Dopo il suo, molti altri roghi nel mondo per distruggere l’avorio rubato agli elefanti e ai rinoceronti
Dopo il rogo delle 11 tonnellate di avorio confiscato nell’89, la prima eclatante iniziativa che segnò l’inizio della sua attività come direttore del Kenya Wildlife Service, Leakey infatti continuò per tutta la vita a combattere contro il bracconaggio e il commercio di avorio che ogni anno provocava la morte di migliaia di esemplari di elefanti.
Dopo il suo, altri roghi sono stati organizzati per sostenere la causa anti-bracconaggio in vari paesi tra cui Taiwan, Zambia, Giappone, Gabon, Filippine Stati Uniti, Cina, Francia, Ciad, Belgio, Repubblica del Congo e in anche Italia, dove venne bruciata una tonnellata di avorio nel cuore di Roma. L’ultimo appuntamento è stato nel 2016 quando al Nairobi National Park, in Kenya, è stato dato fuoco a 105 tonnellate di avorio, 16 mila zanne, confiscate al mercato illegale, e una tonnellata e mezza di corni. Una cerimonia che ha ospitato mille invitati tra cui, alcuni nomi famosi e vicini alla causa: Angelina Jolie, Brad Pitt e Nicole Kidman e Elton John.
Il WWF: 27 mila elefanti africani uccisi ogni anno per la carne e l’avorio
«Si stima che il bracconaggio uccide ogni anno circa 27.000 esemplari di elefanti africani (l'8% della popolazione mondiale) a causa del commercio illegale di avorio, alimentato dalla criminalità organizzata globale e incrementato dalla grande domanda proveniente dai paesi asiatici – avverte drammaticamente il WWF nell’ultimo report “Estinzioni: non mandiamo il pianeta in rosso” pubblicato a novembre 2021 – Solo negli ultimi dieci anni, gli elefanti africani sono diminuiti di oltre il 20%. La situazione appare ancora più drammatica se si guarda alle foreste africane: in quattro paesi dell'Africa centrale, le popolazioni di elefante di foresta sono diminuite di circa il 66% negli ultimi anni». Secondo il WWF Italia la situazione peggiore si riscontra nella alla Selous Game Reserve, un'area protetta nel sud della Tanzania che copre un'area totale di 50.000 chilometri quadrati designata Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO nel 1982 per la sua diversità della fauna selvatica. «Con oltre il 90% degli elefanti sterminati negli ultimi 40 anni a causa dell'aumento del bracconaggio, in questa riserva la popolazione è passata dai 110.000 agli attuali 15.200 individui».
Nel 2021 inoltre sia l’elefante di savana (Loxodonta africana) sia quello di foresta (Loxodonta cyclotis) sono stati per la prima volta inclusi nelle categorie di rischio più elevato nella lista rossa della IUCN, e presentano dunque un elevato rischio di estinzione nel breve o medio termine.