Monica e la mamma non se ne fanno una ragione dell’orribile morte che ha fatto il loro Mat, un bellissimo pastore ucciso da una polpetta avvelenata nel borgo di Fragaiolo, comune di Caprese Michelangelo, in provincia di Arezzo.
«Mat è morto con lo stomaco bruciato da non si sa ancora quale veleno. Era con noi da due anni soltanto ed è stato ucciso in questo modo barbaro e crudele», racconta a Kodami Monica Crestini, Comandante della Polizia municipale e pet mate del cane.
«Lo avevamo preso quando mamma era rimasta vedova sia per farle compagnia che per fare la guardia, visto che viveva da sola. Erano inseparabili: lui stava sempre con lei, era la sua ombra. Gironzolava intorno a casa di giorno, anche se difficilmente si allontanava da mamma e di notte dormiva sul letto insieme a lei e poi la mattina presto lo faceva uscire. Faceva il suo giretto e poi si metteva sullo zerbino della porta di casa aspettando che gli venisse aperto per rientrare e fare colazione con mia madre».
Ma quella mattina maledetta, quando la signora Crestini ha aperto la porta, Mat non c’era.
«Non era mai successo che non lo trovasse lì ad aspettarla. Al richiamo, però, è arrivato subito ma era già in condizioni tragiche. Aveva la lingua blu, tremava tutto, aveva la bava alla bocca e si è accasciato per terra. A quel punto mia madre mi ha chiamato al telefono dicendomi: “Monica ce lo hanno avvelenato”. Se ripenso alle sue parole mi vengono le lacrime ancora adesso. È salita in macchina e ci siamo incontrate dal veterinario dove Mat è arrivato vivo. Ma nel momento in cui lo hanno sedato per prepararlo alla lavanda gastrica, il suo cuore ha smesso di battere. Hanno provato a fare la rianimazione cardiaca ma non ce l’ha fatta. Lo abbiamo salutato così. Il veterinario ci ha detto che il suo stomaco non esisteva più era completamente bruciato e anche se fosse stato a cinque minuti non ce l’avrebbe fatta lo stesso. Abbiamo deciso di fare l’espianto degli organi».
Un dolore assurdo, una sofferenza senza limiti che, dall’esterno però, ancora viene poco compresa. «Ci dicono che siamo esagerate, che "comunque era un cane" ma per noi era una persona, uno di famiglia. Se mamma non lo chiudeva in casa quando usciva non c’era verso, la seguiva ovunque. Una volta se l’è trovato in chiesa. Non abbiamo idea di chi possa aver fatto un gesto simile. Bisogna considerare che Fragaiolo è una frazione di Caprese Michelangelo, un paesino di montagna dove ci sono sì e no 50 persone e la nostra è una casa di quelle padronali con quattro ettari di terreno intorno, per quello Mat era sempre libero».
A Fragaiolo non ci sono mai stati casi di polpette avvelenate, a differenza di Caprese che è uno dei Comuni dove succede più spesso in tutta la provincia di Arezzo: «C’è la folle abitudine di lasciare le polpette avvelenate per i cani dei cacciatori o per quelli di chi va in cerca di tartufi, in modo da togliere di mezzo la concorrenza. Quando è stagione la zona è disseminata. Cosa che, però, non era a Fragaiolo: quando i cani molecolari hanno perlustrato il territorio intorno a casa, non c’era assolutamente nulla. Per questo abbiamo ipotizzato che fosse un gesto mirato proprio contro Mat».
Monica non se la sente di far passare sotto silenzio la sua storia, perché è qualcosa di troppo crudele per non mettere al corrente più persone possibile: «Volevo sensibilizzare i cittadini e stigmatizzare chiunque sia in grado di fare un gesto del genere, ma anche salutare degnamente Mat e così ho deciso di fare questo necrologio un po’ sui generis, scrivendo una poesia dedicata a lui e tappezzando la cittadina».
Ma Monica non si è limitata al necrologio: «Certo che no: a parte le dovute denunce ho scritto al sindaco di Caprese perché si renda conto che siamo un Comune così martoriato da questo problema e sarebbe opportuno che l’amministrazione si attivasse per fare qualcosa. Mi ha detto che dovrebbe organizzare una Giunta per deliberare qualche azione più incisiva, ma ancora non ho aggiornamenti».
L'intenzione di Monica è, però anche quella di contattare il prefetto di Arezzo, città dove lei abita: «Di questi casi ne succedono continuamente e quindi vorrei cercare di sensibilizzare anche lui a fare qualcosa. Ora attendiamo soltanto le analisi delI’Istituto Zooprifilattico sugli organi di Mat, anche se già due veterinari hanno già confermato la morte per avvelenamento. Si tratta soltanto di capire quale maledetta sostanza abbia ingerito. E chissà che in seguito non si riesca a trovare anche il responsabile. Lo speriamo tanto».