Ogni autunno, circa un milione di falchi dell'Amur si raduna nel nord-est dell'India per affrontare una delle migrazioni più impressionanti del Pianeta. Questi piccoli rapaci, per prepararsi al lungo viaggio di ben 3.500 km attraverso il Mar Arabico, consumano fino a due miliardi di termiti in soli quindici giorni. Questo straordinario comportamento alimentare è stato descritto in un nuovo studio pubblicato sul Journal of Raptor Researc, evidenziando l'importanza delle termiti come risorsa cruciale per il successo della migrazione di questi uccelli.
Il falco dell'Amur (Falco amurensis) è un rapace di piccole dimensioni che compie ogni anno un'incredibile migrazione transcontinentale, viaggiando dalle aree di nidificazione nel nord-est dell'Asia fino a raggiungere il sud dell'Africa, in inverno. Durante l'autunno, prima di affrontare il volo senza sosta sopra il Mar Arabico, questi falchi devono però accumulare riserve di energia sotto forma di grasso. La principale fonte di nutrimento per questi migratori sono le termiti, insetti estremamente ricchi di proteine e grassi facilmente digeribili.
Secondo lo studio condotto da Amarjeet Kaur del Wildlife Institute of India, i falchi si fermano a Nagaland, una regione nel nord-est dell'India, dove trovano abbondanti colonie di termiti. Qui, in uno dei più importanti siti di "stopover", ovvero di sosta durante la migrazione, questi rapaci si radunano in masso per banchettare per circa due settimane, accumulando le riserve di grasso, il "carburante" degli uccelli migratori, per poter affrontare il lungo volo senza più soste che li porterà fino in Africa.
Lo studio si è concentrato sull'analisi di oltre 1.000 boli alimentari (chiamati anche borre o pellet) rigurgitati dai falchi e raccolti ai piedi di alcuni dei principali dormitori a Nagaland, durante i mesi di ottobre e novembre del 2017 e 2018. Le borre, come quelle di gufi e altri rapaci notturni, contengono resti non digeriti delle prede, come ossa, esoscheletri e altre parti dure degli animali. E dall'analisi è emerso che sono soprattutto due specie di termiti che coltivano funghi, Odontotermes feae e O. horni, a costituire la maggior parte della dieta dei falchi, fin o a ben l'87% della dieta.
Le osservazioni sul campo hanno poi confermato che questi rapaci si nutrono in grandi gruppi tuffandosi tra gli enormi sciami di termiti che emergono in massa dal terreno. Questi insetti non solo forniscono un'eccellente fonte di proteine, ma aiutano i falchi a creare una ricca riserva di grasso che li sosterrà nel volo attraverso il Mar Arabico, dove non potranno più fermarsi. Questo fenomeno è ben noto anche alle comunità locali, che in passato cacciavano i falchi verso la fine della loro sosta proprio perché ricchi di grasso a causa del consumo massiccio di insetti.
Oggi, le comunità di Nagaland hanno abbandonato la caccia ai falchi dell’Amur, impegnandosi invece attivamente nella loro protezione. Questo cambiamento è stato reso possibile anche grazie agli sforzi di conservazione e ai progetti che hanno visto queste comunità diventare vere e proprie custodi non solo dei falchi, ma della biodiversità della regione in generale. Il falco dell’Amur è ora una specie simbolo per la conservazione di Nagaland, grazie proprio all'impegno delle popolazioni locali.
Tuttavia, i ricercatori temono che la sincronizzazione tra l'emergenza delle termiti dal terreno, che dura pochi giorni, e l'arrivo dei falchi potrebbe essere a fortemente rischio per colpa dei cambiamenti climatici. Eventuali alterazioni del ciclo delle piogge monsoniche o eventi meteorologici estremi e imprevedibili, potrebbero infatti compromettere la disponibilità di termiti ritardando o anticipando lo sfarfallamento in massa, con conseguenze potenzialmente disastrose per la migrazione dei falchi.
Per affrontare queste nuove sfide, Kaur e il suo team puntano a studiare più a fondo le caratteristiche degli habitat per comprendere meglio anche come i cicli naturali delle termiti possano essere influenzati dai cambiamenti climatici. L'obiettivo finale è sviluppare un modello di conservazione che tenga conto anche della connettività tra i vari siti di stopover presenti lungo le rotte migratorie, garantendo così che i falchi dell'Amur possano continuare la loro incredibile migrazione anche nelle generazioni future.