Due lupi scelti in maniera casuale stanno per essere uccisi in Alta Val Venosta. Lo ha deciso il presidente della Provincia autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher. «Gli animali – scrive l’ufficio stampa della Provincia – saranno uccisi a caso tra quelli considerati colpevoli della predazione di 30 animali allevati, avvenuta in nove eventi in tre diversi alpeggi nei territori comunali di Malles (frazione di Planol) e Curon, e per questo verranno “rimossi”».
La decisione ha subito incassato l'opposizione della Lav, tra le maggiori associazioni di tutela animale: «Il presidente Kompatscher continua ad accanirsi sui lupi sostenendo gli allevatori che non vogliono utilizzare i sistemi di prevenzione – dichiara Massimo Vitturi, responsabile animali selvatici LAV – favorendo così la possibile violazione della Direttiva Habitat, le cui conseguenze ricadrebbero su tutti i cittadini italiani. La tutela dei lupi è prioritaria rispetto a quella degli allevatori bolzanini, già sufficientemente “coccolati” dalla politica provinciale a suon di investimenti pubblici a fondo perduto, anche proprio per l’acquisto degli strumenti di prevenzione».
Il riferimento alle misure di prevenzioni dalle predazioni non è casuale, secondo la Direttiva Habitat, il lupo è un animale particolarmente protetto, e per procedere all'abbattimento è necessario che sussista una conclamata pericolosità per l'essere umano, oppure l'ingente danno economico derivante dalle predazioni, a patto che non sia evitabile in nessun altro modo. Significa che non bastano i danni economici derivanti dalla predazione, è necessario che l'allevatore abbia fatto tutto ciò che era in suo potere per evitarle. È questo il terreno di scontro che vede contrapposti gli attivisti e l'amministrazione bolzanina.
Sul sito della Provincia si legge che gli allevatori che hanno subito le predazioni nei territori di Malles e Curon avevano già adottato misure di protezione delle greggi. «Peccato che sia un’affermazione non supportata dai fatti e che nello stesso documento di condanna a morte dei lupi si legga che i cani utilizzati per la difesa degli animali allevati fossero cani da conduzione e non da guardiania, dimostrando così la totale incompetenza in materia anche della politica e degli uffici provinciali», è la dura replica della Lav. I cani da protezione delle greggi possono essere infatti i migliori alleati per chi ha attività nei territori frequentati dai lupi prevenendo le predazioni.
Nel frattempo è già stato preparato il ricorso al Tar: «Basta prendersela con i lupi, colpevoli solo di essersi cibati di animali che gli allevatori gli hanno lasciato a disposizione», conclude Vitturi.
Anche l'associazione Io non ho paura del lupo si è espressa in merito al decreto di abbattimento: «Come Associazione – scrivono – siamo già a lavoro per comprendere meglio quanto accaduto e per poter esprimere un’opinione che sia basata sulle relazioni tecniche e sui dati a disposizione. Lo stesso estratto parziale del parere ISPRA riportato sul decreto di abbattimento appare controverso e confuso, riportando che “non è noto come siano stati individuati i criteri introdotti dalla norma e che tali criteri non definiscono la dimensione dell’area oggetto del danno.” Pertanto dal parere ISPRA emerge che “Questi due aspetti non rendono possibile valutare adeguatamente da parte di questo Istituto la sussistenza del primo requisito richiesto dalla norma comunitaria.” non parrebbe quindi evidente l’eventuale “semaforo verde” da parte di ISPRA in relazione all’abbattimento».
Nel decreto inoltre sembra non esserci traccia del fatto che il branco è attualmente impegnato nella crescita dei cuccioli di circa tre mesi di età. «È ipotizzabile che questo tipo di intervento, se messo in atto, possa impattare sull’esistenza dell’intero branco».
Per Io non ho paura del lupo gli abbattimenti non sono un tabù, ma dovrebbero restare “l'azione ultima” all’interno di strutturate iniziative di coesistenza, conservazione e gestione. «Questo tipo di interventi non possono essere applicati senza tenere conto della strutturazione dei branchi e del numero di esemplari che li compongono, del periodo riproduttivo e della crescita dei cuccioli, nonché delle specificità rispetto agli esemplari da abbattere. Concludendo, ogni azione gestionale futura deve anteporre a tutto l’utilizzo dei mezzi di prevenzione che, nonostante i normali problemi di percorso, rimangono ad oggi la soluzione più efficace per la coesistenza futura con i grandi predatori».