Due lama in fuga lungo via di Torrevecchia, quadrante nord-ovest di Roma: è la scena che si è presentata agli occhi sbalorditi di automobilisti e residenti della zona l'11 gennaio, e che ha rinfocolato le proteste sullo sfruttamento degli animali nei circhi. I due lama, infatti, sono scappati dai recinti allestiti dalla compagnia Rony Roller, in scena nella Capitale sino al 14 febbraio.
La fuga è stata immortalata da un cittadino che ha poi condiviso il video con la pagina Instagram “Welcome to Favelas”, da dove è stato rilanciato diventato virale in pochissimo tempo. Percorso un tratto di via di Torrevecchia, i due animali si sono diretti verso l’ancor più trafficata via di Boccea, dove sono stati intercettati dai circensi, che li hanno ricondotti nell’area in cui è stato montato il tendone. Non sono fortunatamente rimasti feriti né sono stati coinvolti in incidenti, ma l’accaduto ha suscitato una pioggia di commenti e un’ondata di polemiche da parte delle sempre più numerose persone che chiedono da tempo che l’impiego di animali nei circhi venga vietato una volta per tutte anche in Italia.
Il circo Rony Roller, tra l’altro, è già stato al centro di una querelle lo scorso anno, quando era arrivato a Fiumicino, Comune del litorale romano. L’amministrazione comunale aveva emesso un’ordinanza per vietare lo sfruttamento degli animali (tra quelli impiegati durante gli spettacoli tigri, leoni e un elefante), e la compagnia aveva impugnato il provvedimento davanti al Tar per chiederne la revoca. Il tribunale amministrativo alla fine aveva dato ragione ai circensi, come spesso accade alla luce dell’attuale ordinamento legislativo.
In Italia i circhi sono infatti disciplinati da una legge che ha ormai oltre cinquant’anni, la legge numero 337 del 1968, che sancisce che «lo Stato riconosce la funzione sociale dei circhi equestri e dello spettacolo viaggiante. Pertanto sostiene il consolidamento e lo sviluppo del settore».
A fronte di questa legge, i giudici amministrativi non possono fare altro che applicarla, e la giurisprudenza conferma che a oggi la maggioranza dei ricorsi presentati dalle compagnie circensi contro amministrazioni che hanno imposto lo stop all’uso di animali sono stati vinti. Non c’è, inoltre, una normativa comunitaria che possa fungere da legge quadro per vietare gli spettacoli con gli animali nei circhi. La stessa Commissione Europea a dicembre ha ricordato che non dispone dei poteri necessari per intervenire in materia, rimandando ai singoli Stati membri la competenza. Alcuni, come la Francia, l’hanno fatto adottando leggi ad hoc, in Italia, con una risoluzione approvata dalla Commissione Cultura del Senato, il 15 gennaio del 2020 è stato preso l’impegno di far valutare al governo la possibilità di vietare l’uso di animali nei circhi.
A proporla la senatrice del Movimento 5 Stelle Michela Montevecchi, che ha chiesto al governo di «valutare, nell’ambito di un processo di revisione dei criteri di assegnazione dei contributi del Fondo unico dello spettacolo, tenendo conto del decreto ministeriale e della legge n. 175 del 2017, e nelle more dell'approvazione di provvedimenti normativi che prevedano il superamento dell'utilizzo degli animali nelle attività circensi, l'opportunità di disincentivare i circhi che utilizzano animali e che non si impegnino a non acquisirne di nuovi, garantendo un adeguato monitoraggio di tali processi di dismissione». A oggi, però, ancora nessun passo concreto è stato compiuto in questa direzione, e molte compagnie continuano a proporre, pubblicizzare e tenere spettacoli che includono lo sfruttamento di animali davanti a centinaia di persone. Proprio come accade a Brescia, dove la compagnia ha annunciato che le prime serate – il debutto è stato il 28 ottobre – sono andate sold-out.