Due gatti di una colonia censita nel territorio comunale di Cellamare, in provincia di Bari, sono stati avvelenati. Dopo i sospetti iniziali, è arrivata anche la conferma da parte dell’Istituto Zooprofilattico che, come da protocollo, ha eseguito tutte le indagini per accertare le cause del decesso. Carbammato generico e Organofosforato generico sono le sostanze velenose rilevate nei corpi dei due gatti, su cui si sono svolte le ricerche tossicologiche. L’episodio risale a un paio di mesi fa quando le volontarie che seguono con costanza le colonie si sono ritrovate davanti i corpi senza vita dei due poveri felini.
Il Comune di Cellamare, a quel punto, ha deciso di non rimanere indifferente a quanto si sospettava fosse accaduto: «Volevamo dare un segnale – ha spiegato a Kodami il Sindaco di Cellamare Gianluca Vurchio – abbiamo un regolamento che tutela le colonie feline. Queste cose non devono succedere. Come Comune, nel corso di questi anni, grazie al consigliere delegato Rita Traversa e al delegato al randagismo Lucia Lafaenza abbiamo fatto tantissimo sulla tutela degli animali e sul loro benessere e non possiamo (e vogliamo) pensare che ci sia gente che avvelena gli animali. Questo, oltre che ad esser indicibile in un paese civile, è un reato che viene punito dalla Legge e vi dico che faremo di tutto per scovare chi compie tali spregevoli atti».
Il fatto che sia stato attivato il protocollo previsto dalla Legge, come spesso purtroppo non avviene, è un passaggio fondamentale per evitare che certi episodi restino impuniti: «Monitoreremo con costanza, attraverso la nostra Polizia Locale, la zona oggetto di ritrovo e tutte le diverse zone dove insistono le colonie feline (che sono tutelate dalla legge) per compiere attività di controllo di ogni genere – ha proseguito il Sindaco – Nel frattempo, per dovere d'ufficio e per ogni competenza del caso, è stata notiziata la Procura della Repubblica di Bari con i relativi atti dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale».
Tutti i passaggi del protocollo sono facilmente recuperabili dal sito del Portale Nazionale degli Avvelenamenti Dolosi degli Animali. Il veterinario che registra il caso sospetto ha il dovere di provvedere ad avviare la procedura. Questo almeno in teoria. La realtà ci dice che spesso si omette di comunicare il fatto agli istituti zoo profilattici competenti per territorio, rinunciando a inviare i corpi degli animali per tutti gli approfondimenti sui corpi delle vittime.
La diretta conseguenza di questa mancata denuncia fa sì che non si attivino tutte le procedure previste dalla Legge, come la bonifica dell’area, l’apertura di un fascicolo presso la competente procura per le relative indagini, l’annotazione del caso nel registro nazionale avvelenamenti presso il Ministero della Salute. Finché un caso resta presunto non viene considerato un avvelenamento, con la conseguente sottovalutazione del fenomeno. Non a caso il numero dei casi accertati a livello nazionale è estremamente esiguo, a fronte di un problema ancora tristemente diffuso soprattutto in certe regioni.
Proprio su Bari, pochi mesi fa, abbiamo raccontato il caso di presunto avvelenamento di diversi gattini, invisi a una parte del vicinato. L’omessa attivazione della procedura ha comportato la mancata rilevazione dell’episodio che, quindi, è come se non si fosse mai verificato. Ecco perché è importante, come avvenuto in questo caso a Cellamare, procedere con tutto l’iter previsto dalla legge. Nella speranza che, prima o poi, si riesca a porre un argine al fenomeno.