Lo zoo di Hanoi, in Vietnam, si difende affermando che vengono trattati amorevolmente. Eppure quelle catene di metallo attorcigliate alle zampe e quei bastoni uncinati nelle mani dei guardiani fanno pensare ad una situazione molto diversa. Forse proprio per questa evidente incongruenza tra ciò che ogni turista può vedere visitando lo zoo al centro della popolosa città vietnamita e quanto invece affermano i dirigenti che lo amministrano, sta facendo così scalpore la sorte delle due elefantesse Thai e Banang, diventate famose grazie ad un video pubblicato a metà luglio sul colosso media DanTri (80 milioni di visitatori a settimana) in cui appaiono incatenate e immobili su una piattaforma di cemento, circondate dal vociare dei visitatori e assolutamente assenti rispetto al contesto circostante.
Ha superato infatti le 70 mila firme la petizione di Vietnam Animal Eyes che invoca il loro trasferimento in un santuario della provincia di Dak Lak, da dove provengono le due elefantesse, ed è intervenuta direttamente anche l’associazione di Jill Robinson Animals Asia (più nota in Asia per il lavoro in difesa degli Orsi della Luna), che nell’agosto del 2022 ha firmato un accordo con il governo centrale del Vietnam per porre fine al trasporto turistico a dorso di elefante in tutto il paese e da 2013 collabora con l’Elephant Conservation Centre in Dak Lak, istituito dal Governo Vietnamita nella provincia del Vietnam centrale, con l’obiettivo di recuperare gli esemplari in cattività, riabituarli alla vita selvatica e, col tempo, ripopolare il paese di elefanti. «Al momento – spiega Vietnam Animal Eyes – ci sono 74.330 firme che chiedono allo zoo di Hanoi di liberare 2 elefanti, in modo che possano essere restituiti alla foresta di Yok Don. Continuate a firmare e mobilitate i vostri amici, parenti, colleghi per alzare la voce per gli elefanti».
Animals Asia: lo zoo non è adatto, vanno spostate altrove
Così mentre alcuni dipendenti dello zoo hanno spiegato alla BBC che le due elefantesse sono state incatenate perché considerate feroci e in quanto non appartenenti alla stesso gruppo di provenienza, e quindi a rischio di aggressioni reciproche, ma sottolineando che vengono alimentate tre volte a giorno e godono di buona salute, Dave Neale, direttore del programma CAW per Animals Asia, ha invece insistito sulla assoluta incapacità dello zoo di fornire ai due esemplari stimoli e interazioni che garantiscano loro una vita in linea con quelle che sono considerate le condizioni minime di benessere animale.
«Attualmente – sostiene Neale – le condizioni di detenzione delle due elefantesse presso lo zoo di Hanoi sono pessime e il loro benessere non è minimamente rispettato. Trascorrono la maggior parte del tempo incatenate, pertanto le opportunità per esprimere il proprio comportamento naturale sono ridotte al minimo. Il problema principale per le due elefantesse dello zoo è che l’habitat in cui vivono, il recinto in cui sono costrette, non è adatto a garantirne il benessere – ha sottolineato – perché è troppo piccolo per lo spazio di cui avrebbero bisogno due pachidermi per muoversi e fare esercizio fisico. Oltretutto, non è neanche un habitat sicuro: le elefantesse sono incatenate perché potrebbero avvicinarsi troppo ai visitatori e potenzialmente causare incidenti. Dobbiamo capire – ha concluso – se è possibile costruire un habitat più adatto per le due elefantesse all’interno dello zoo, oppure se sia necessario spostarle altrove.
L'obiettivo: trasferirle al più presto al Parco Nazionale di Yok Don
E l’altrove più adatto sembra essere a tutti il Parco Nazionale di Yok Don, la grande riserva naturale di circa 115 mila ettari nella provincia di Dak Lak istituita nel 1992 e che prende il nome dal Monte Yok Don. Un’area naturalistica ricchissima di biodiversità che ospita centinaia di mammiferi e uccelli e che sta tentando di mettere in atto, per volontà del governo e con la collaborazione di Animals Asia, un modello di turismo etico e sostenibile davvero rivoluzionario che si basa sull’osservazione guidata degli animali (tra cui gli elefanti riportati in libertà) in trekking nella foresta.
«Nel 2018, Animals Asia ha siglato un secondo accordo quadro con il Parco Nazionale di Yok Don – spiega Aniamals Asia Foundation – con l’obiettivo di porre fine per sempre al trasporto turistico a dorso d’elefante nel parco e in collaborazione con l’Olsen Animal Trust lancia ufficialmente la prima esperienza di turismo etico con gli elefanti in Vietnam, basata sull’osservazione non intrusiva dei pachidermi nel loro habitat naturale. Il modello esclude qualsiasi contatto con i pachidermi, non solo le passeggiate sul loro dorso. I turisti seguono dei percorsi a piedi all’interno del parco, accompagnati da una guida, e osservano da una certa distanza gli elefanti nel loro habitat naturale, con i loro comportamenti assolutamente naturali: il bagno, i giochi, il cibo, la socialità. Non possono dar loro del cibo. Non possono accarezzarli. Non possono farsi selfie da vicino con gli elefanti».
Un modello di turismo che ricorda molto l’osservazione guidata dei gorilla di montagna in Ruanda e mette al centro l’interesse degli animali e il loro benessere. «Dopo anni di coercizione e abitudine al contatto umano, anche per i problemi fisici legati alle dure condizioni di lavoro che hanno sopportato per anni, spesso con alimentazione inadeguata e cure insufficienti, gli elefanti liberati sono comunque monitorati e seguiti da vicino».
Nel Parco di Yok Don è ammessa solo un'osservazione non intrusiva
Il governo vietnamita punta così a dare dare nuove energie a questa specie particolarmente in declino in Vietnam: nel 2011 era lo stesso governo a stimare infatti un numero di individui selvatici inferiore a 100 esemplari, in 5 branchi diversi, non sufficienti per garantire la sopravvivenza della specie, più almeno altri 80 sfruttati in cattività per trasportare i turisti, intrattenerli negli zoo o svolgere pesanti lavori agricoli.
«Gli elefanti che si trovano nella provincia di Dak Lak venivano usati tradizionalmente per il trasporto dei turisti – aggiunge Neale – Noi stiamo invece lavorando, di concerto con le autorità e con il Parco di Yok Don, per porre fine al turismo a dorso di elefante e garantire invece a questi animali una vita molto più bella. E di proporre un turismo diverso. Quindi i turisti, anziché pagare per sedersi sulla schiena di elefante ed essere portati in giro, pagano per passeggiare nella foresta insieme agli elefanti, e osservarli socializzare, esprimere i propri comportamenti naturali. È ovviamente meglio per gli elefanti, ma anche per i turisti, che possono così comprendere come questi animali vivano la propria vita».
Questo potrebbe essere il futuro di Thai e Banang. Perlomeno questo è il futuro che in moltissimi sognano per le due elefantesse non più giovani ma neanche anziane: a meno di 45 anni hanno ancora abbastanza vita davanti da poter aspirare ad un'esistenza dignitosa e felice. Ma al momento non è ancora stata presa nessuna decisione da parte della municipalità di Hanoi, così come dalla direzione dello zoo che, però, si è mostrata in disaccordo con le motivazioni addotte da Animals Asia a sostegno del trasferimento. Secondo lo zoo, infatti, le due elefantesse sarebbero troppo anziane per poter essere spostate e non sopravviverebbero libere in natura perché disabituate ad alimentarsi autonomamente.
Ma il trasferimento nel Parco di Yok Don per elefanti liberati dalla cattività non sarebbe però una novità. L’accordo firmato nel 2022 da Animals Asia prevede anche un programma di recupero, e a volte anche il riscatto, di elefanti in cattività, per re-introdurli in un territorio protetto e tutelato e, col tempo, permettere alla popolazione selvatica di aumentare, ripristinando l’equilibrio degli ecosistemi. Grazie a questo programma, che prevede anche il monitoraggio e l’assistenza degli animali ancora presso i loro proprietari – attualmente l’organizzazione ne sta monitorando 38 – già dieci elefanti sono stati recuperati e sei di questi vivono liberi nel Parco di Yok Don, mentre gli altri quattro si trovano presso l’Elephant Conservation Center.