In una fattoria australiana del New South Wales i cani selvatici arrivavano a uccidere fino a 30 pecore a notte, fino a quando l'agricoltore Butch Pilley non ha avuto un'idea tanto semplice quanto geniale: introdurre due asini da guardia, addestrati a proteggere il gregge.
«L'impatto che hanno avuto gli asini è stato davvero notevole – ha spiegato l'uomo sui media locali – In un anno sono morti circa 250 agnelli con perdite economiche che sono arrivate a circa 30.000 dollari, più lo stress di dover scendere ogni mattina e trovare fino a 20, 30 pecore uccise in una notte». Paul Gibb, responsabile della biosicurezza dei LLS (Local Land Services), ha invece sottolineato che la situazione è decisamente cambiata negli ultimi tre anni nella fattoria di Hill End: «Da quando abbiamo iniziato il progetto con gli asini, però, non ci sono stati più attacchi di cani selvatici alle pecore».
«Gli asini sono un’ottima risposta contro un cane selvatico, sanno essere piuttosto aggressivi – ha aggiunto Gibb – Possono colpire un cane calciando e afferrarlo con un morso. Sono ottimi animali da difesa ma, prima di essere introdotti come animali da guardia, devono legare con il resto del gregge».
Grazie a questa idea sperimentale, non solo i Pilley ma anche tutti gli altri proprietari terrieri della zona potrebbero scongiurare gli attacchi e proteggere il loro bestiame grazie agli "asini bodyguard", evitando danni economici ed emotivi.
Come fa un asino a fare la guardia?
Ma come fa un asino a fare la guardia? Come spiega a Kodami Rachele Malavasi, etologa esperta in comportamento equino, «gli asini sono animali territoriali e, anche se non formano gruppi stabili come i cavalli, possono creare delle aggregazioni di natura labile per difendere un’area vasta fino a 10 km²». Gli asini, infatti, non formano un vero e proprio branco ma ciò non significa che non siano animali sociali, anzi, «riescono a legare con le pecore che si trovano su quello che identificano come il loro territorio grazie ad un’innata capacità di riconoscere il simile dal diverso». In realtà, questa è un’attitudine presente in tutti gli animali sociali e consente proprio di creare le basi del legame. «Anche all’interno dello stesso branco alcuni animali, come ad esempio i cavalli, tendono ad associarsi con gli esemplari più simili a loro, magari quelli con il mantello dello stesso colore», precisa l'esperta.
L’asino quindi difende il gregge perché si trova in una zona conosciuta che associa al suo territorio ma è anche in grado di riconoscere le pecore come “simili”. Allo stesso modo “l’immagine del predatore” è un’informazione già presente nel DNA delle prede ma il riconoscimento è legato anche al contesto: gli asini sono animali intelligenti e «sono perfettamente in grado di riconoscere un cane con un "atteggiamento di caccia” da un cane che non ha cattive intenzioni, evitando così di attaccare ogni soggetto che entra nel loro territorio».
Gli asini, poi, sono inclini di natura ad essere buoni animali da guardia perché, «a differenza dei cavalli che tendono a scappare prima di valutare la situazione – conclude Malavasi – sono propensi ad attaccare e difendere il loro territorio come prima mossa. L’unica precauzione è quella di farli prima abituare alle pecore che dovranno difendere».