«Non è vero che le pellicce non mi piacciono, sono calde, avvolgenti, meravigliose al tatto. Ma sono convinta che stiano meglio addosso agli animali». Drusilla Foer, la nobildonna toscana, ironica e sprezzante, dalla chioma argentea, acclamata da qualche giorno come la vera grande novità del Festival di Sanremo, dove affiancherà Amadeus nella conduzione, è come sanno i suoi fedelissimi fan “eleganzissima”, ma senza più indossare le pellicce.
Drusilla, infatti, nel 2017 in un post sul suo account Facebook, a fianco a uno scatto di lei ritratta negli anni 70 tutta impellicciata, spiegò chiaramente: «Posto questa vecchia foto in cui indosso una pelliccia. Allora non avevo abbastanza riflettuto su questo tema. È una foto che mi piace. Mi ricorda Vincent, il fotografo dai meravigliosi capelli fulvi che la scattò. E noto di assomigliare anche un po’ a Sandra Mondaini. Essere spiritose è essere Sandra Mondaini, non indossare una pelliccia fucsia. Ragazze: NO FUR FOR US, mi raccomando».
L’adesione totale a una moda "furfree viene poi ribadita da Drusilla nel 2019 in un video sempre su Facebook dove, anche in questo caso, indossa una pelliccia. Ma mentre sfila verso lo spettatore con la sua grande classe e un tocco di altezzosità, il video si interrompe e appare la scritta "refrain" del suo pensiero: le pellicce mi piacciono, ma stanno meglio addosso agli animali. Aggiungendo: «Goditi il falso».
Drusilla Foer sarà la prima conduttrice "en travesti” di sempre del Festival di Sanremo in programma da martedì 1 a sabato 5 febbraio. Ironica e irreverente, il suo vero nome all’anagrafe è Gianluca Gori ed è (anche) un fotografo toscano.
Solo in seguito «crea» il personaggio di Drusilla, la nobildonna toscana sempre un po’ sprezzante diventata presto molto popolare soprattutto sul web. Nel 2017 aveva detto in un’intervista: «Farei volentieri la valletta a Sanremo, adorerei». Ora è stata accontentata.
Nella Manovra svolta storica per le pellicce: cosa cambia nel 2022
L'Italia è a una svolta importante ora proprio sul tema delle pellicce. Una svolta animalista è infatti quella impressa dal Governo Draghi che mette al bando la produzione nel nostro Paese. Una svolta, perché non si tratta solamente di un indirizzo politico, ma di una decisione per la quale saranno messi a disposizione finanziamenti economici. E, infatti, la stretta, è stata inserita nella Legge di Bilancio.
La norma prevede il divieto di allevamento, riproduzione in cattività e uccisione di visoni, volpi, procioni, cincillà e animali di qualsiasi specie utilizzati per ricavarne pelliccia. Una decisione che mette fine ad una industria crudele e anacronistica e che, oltre a essere un provvedimento etico è anche una misura di natura sanitaria, visto quello che è successo per alcuni mesi negli allevamenti di visoni, al centro del pericolo di trasmissione del coronavirus.
La misura consente, in deroga, di mantenere le strutture aperte con gli animali già presenti al loro interno non oltre il 30 giugno e per indennizzare gli allevatori sono previsti fondi in proporzione al numero di animali presenti. Compreso un contributo massimo di 10mila euro a fondo perduto per poter sostenere le spese di demolizione dei fabbricati e degli impianti e quelle per riconvertire gli allevamenti in impianti di diversa attività agricola.
Con questa norma l’Italia si accoda agli altri Paesi europei che già hanno vietato queste attività. Parliamo di Austria, Belgio, Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Lussemburgo, Macedonia del Nord, Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito, Repubblica Ceca, Slovacchia e Slovenia.
Verrano così chiusi gli ultimi cinque allevamenti di visoni ancora presenti in Lombardia, Emilia-Romagna e Abruzzo, dove sono presenti circa 7mila animali, in cui l’attività era stata sospesa a novembre del 2020 e poi prorogata fino al 31 dicembre di quest’anno per appunto prevenire la diffusione del Covid dopo le segnalazioni di casi di contagio fra gli animali, a partire dai primi focolai in Danimarca.