La lontra marina è un simpatico mammifero originario delle coste orientali e occidentali del Pacifico settentrionale. Piuttosto comuni e numerose fino alla prima metà del 1700, sono state massacrate per la loro pelliccia fin quasi all'estinzione. All'inizio del 1900 ne erano rimaste poche migliaia, ma fortunatamente grazie a importanti sforzi di conservazione e a numerosi programmi di reintroduzione le lontre stanno tornando piano piano a rioccupare il loro areale storico, anche se sono ancora oggi considerate in serio rischio di estinzione.
Il ritorno di questa specie chiave negli ecosistemi da cui era stata eradicata sta ora generando effetti positivi su tutto l'ambiente, anche sulle piante che vivono ancorate al fondale. Secondo un nuovo studio appena pubblicato su Science, lì dove c'è la lontra se la passano meglio anche le praterie di Zostera marina, una pianta acquatica molto importante per i fondali presente anche nel Mar Mediterraneo. I ricercatori hanno infatti scoperto che la diversità genetica di questa erba marina è più alta lì dove ci sono popolazioni di lontre numerose.
Le specie chiave e le cascate trofiche
Le lontre marine (Enhydra lutris) sono abilissimi predatori da immersione che si nutrono soprattutto di ricci di mare, molluschi e crostacei. La loro tecnica di caccia è decisamente singolare e le ha rese famose un po' in tutto il mondo. Dopo aver raccolto ricci, vongole e altri invertebrati dal guscio duro, questi mustelidi utilizzano rocce e sassi per poterli spaccare e mangiare con comodità. Questo rende la lontra marina uno dei pochissimi mammiferi in grado di utilizzare strumenti. Occupando quindi il ruolo di predatore all'apice della piramide trofica svolgono un ruolo chiave all'interno degli ecosistemi. La presenza o l'assenza delle lontre può perciò innescare quello che naturalisti e biologi chiamano cascata trofica.
Le lontre marine spaccano cozze e vongole aiutandosi con sassi e rocce
È piuttosto noto infatti che il ritorno della lontra ha già generato un effetto positivo sulle foreste di kelp, veri e propri boschi sottomarini composti da alghe brune alte anche come alberi. Mangiando e tenendo sotto controllo il numero ricci, particolarmente voraci di kelp, le lontre consentono a queste foreste di crescere più forti e rigogliose, aiutando a mantenere più sano e produttivo l'intero ecosistema, un tempo compromesso dalla scomparsa di questi mammiferi marini. Un team di ricercatori ha scoperto però che un effetto positivo molto simile sembra esserci anche sulle praterie di Zostera marina.
Le lontre influenzano la variabilità genetica della Zostera
La Zostera marina è una vera e propria pianta di mare, non un'alga con cui spesso viene confusa. Possiede infatti radici, fusto, foglie e fiori proprio come quelle che vivono sulla terraferma. Formano veri e propri tappeti verdi sul fondale sabbioso, dove trovano riparo una gran quantità di creature marine, comprese molte delle prede della lontra, come vongole, cozze e altri molluschi. Questi bivalvi sembrano essere particolarmente apprezzati dalle lontre, che le cercano nuotando tra le prateria di Zostera, per poi disseppellirle, aprirle coi i sassi e infine mangiarli. Per studiare se e come le lontre possono causare un impatto su queste praterie, i ricercatori hanno raccolto numerosi campioni di erba marina in più aree, alcune abitate dai mustelidi e altre no. I campioni sono stati raccolti anche da praterie che solo recentemente sono state ricolonnizzate dalle lontre.
Analizzando e confrontando il DNA dei campioni di Zostera marina gli scienziati hanno scoperto che lì dove c'erano le lontre la variabilità genetica dell'erba marina era molto più alta, e questo è un indice di buona salute. Hanno anche notato che maggiore era il tempo trascorso dal ritorno della lontra più era alta questa variabilità. In qualche modo quindi le attività di scavo e caccia delle lontre ai danni delle vongole, aiutano le praterie di Zostera marina ad avere una maggiore variabilità genetica, mantenendo più sani e resilienti questi ecosistemi.
Questo studio conferma ulteriormente l'importanza che ricoprono i predatori apicali all'interno della piramide trofica. Una comunità biologica sana e in equilibrio con l'ambiente dipende dalla presenza di questi predatori al vertice, come lo sono lupi, orsi e altri grandi carnivori. La loro presenza o assenza influenza a cascata tutte le altre specie che vivono all'interno dell'ecosistema, dagli erbivori alla componente vegetale. Un dato fin troppo spesso sottovalutato quando si discute di conflitti e convivenza con queste e altre specie chiave.