Sentenza storica in Spagna, dove per la prima volta una giudice ha risarcito una donna che per dieci mesi non ha potuto avere contatti con il suo cane, un Husky, perché l’ex compagno glielo ha impedito.
La storia è stata racconta dal quotidiano spagnolo El Pais, cui la donna ha riferito che il cane, Heman, era stato adottato nel 2020 di comune accordo. Quando la relazione tra i due si è interrotta è stato affidato a entrambi in regime di affidamento congiunto, e dunque con giorni e turni prestabiliti. A fine 2023 però l’uomo ha arbitrariamente deciso di interrompere questo regime e ha impedito all’ex compagna di vederlo. La donna si è rivolta al tribunale di Madrid e la giudice Carmen Martínez, presidente del Tribunale di prima istanza, ha riconosciuto che era stato inferto un danno morale e che la pet mate di Heman deve essere risarcita con 600 euro, condannando il suo ex compagno a farsi carico delle spese del procedimento giudiziario e intimandogli di tornare al regime di affido condiviso.
«Per me, che non ho figli, Heman è parte della famiglia, una delle cose più importanti della vita. Ho chiesto un risarcimento perché 10 mesi senza di lui, proporzionali all'aspettativa di vita, da 10 a 15 anni, sono tanti», ha spiegato la donna a El Pais, ponendo un tema importante: rivolgersi a un tribunale è stato l’unico modo per creare un precedente e consentire a chiunque pensi di violare l’affidamento condiviso con un animale di violare gli accordi.
Nel caso della donna, la situazione era complicata dal fatto che il microchip di Heman era intestato esclusivamente all’ex compagno. E anche se la registrazione non incide sull'accordo tra i due adulti per allevare un animale, facilita comunque l’attestazione della proprietà. La sentenza del tribunale di Madrid è dunque estremamente importante perché crea un precedente necessario a riempire un vuoto giuridico. Con una sentenza simile a quando la controversia riguarda i bambini, la giudice ha dato priorità all’interesse e al benessere dell’animale, cercando di mediare e trovare un accordo tra due parti evidentemente in disaccordo. La coppia condividerà le spese di cibo, veterinario e vaccinazioni, ed Heman si dividerà tra le due case.
«M. è stata privata della possibilità di prendersi cura di Heman, di averlo in sua compagnia, di partecipare ai processi decisionali rilevanti, senza giustificazione oggettiva, in un periodo in cui, inoltre, aveva problemi di salute, di cui non vi sono dubbi – si legge nella sentenza della giudice – Ciò ha provocato in lei tristezza, irrequietezza e incertezza su quando avrebbe rivisto Heman e in quali condizioni. Il tempo in cui è rimasta in questa situazione, a causa di una decisione unilaterale e ingiustificata, ha provocato un danno morale che può essere risarcito».
L’avvocata della donna, Lola García, ha sottolineato come questa sentenza riguardi casi che appaiono nuovi, ma di fatto non lo sono: «Tutto il tempo che si perde con il proprio animale non verrà mai recuperato – ha detto – È tempo perso in una situazione che viene riconosciuta per la prima volta, e non è gratuito».
Anche in Italia non c’è una legge specifica relativa all’affidamento degli animali in caso di separazione tra ex conviventi. L’animale veniva trattato come una mera res, una proprietà, senza tenere conto di eventuali altre parti e del benessere dell’animale stesso. Di recente invece anche la sensibilità dei giudici è mutata, e spesso chi si trova a dover giudicare in questi casi applica i principi consolidati in materia di affidamento dei figli minori e dispone una gestione condivisa, regolamentando il diritto di visita e la distribuzione delle spese per il mantenimento con l’obiettivo fondamentale di tutelare l’animale a livello fisico e psicologico.