Il dramma è avvenuto domenica 25 settembre, tra le acque antistanti la spiaggia di Central Beach, nella cittadina di Plettenberg Bay, nella Provincia del Capo Occidentale del Sudafrica. La vittima dell'incidente è una donna di 39 anni che stava nuotando in mare assieme a numerosi altri bagnanti. Secondo i testimoni, improvvisamente tutte le persone in mare hanno iniziato a urlare tentando di uscire al più presto dall'acqua. Ci ha provato anche la trentanovenne che purtroppo non è riuscita a evitare il morso fatale di uno squalo, perdendo la vita prima ancora dell'arrivo dei soccorsi.
Secondo le prime ricostruzioni, l'attacco sembrerebbe essere opera di un grande squalo bianco ed è purtroppo già il secondo negli ultimi mesi, dopo la morte di un uomo avvenuta nella stessa zona lo scorso giugno. In seguito all'incidente, le autorità locali hanno chiuse tutte le spiagge della zona e il National Sea Rescue Institute (NSRI) ha chiesto al pubblico di prestare molta attenzione lungo tutta la baia di Plettenberg e la costa meridionale del Capo.
Lo stesso NSRI, insieme al Comune, aveva emesso un avviso dall'allerta all'inizio del mese, proprio a causa dell'aumento dell'attività degli squali nella zona, più volte avvistati mentre mentre si nutrivano della carcassa di una megattera a pochi metri dalla riva. Era stato inoltre anche istituito un comitato di esperti per il controllo degli squali con l'obiettivo di provare a limitare gli incidenti e che aveva inoltre già approvato la costruzione di una barriera protettiva proprio a causa dell'insolita presenza di squali nell'area, protezione che tuttavia non è ancora stata installata.
Negli ultimi 25 anni sono 37 le persone morte a causa di attacchi di squali al largo del Sudafrica, e se si va indietro fino al 1950 la cifra sale a 66. Tra le acque di Plettenberg Bay, se contiamo le ultime due vittime di quest'anno, il totale arriva tre ed era dal 2011 che non venivano registrati attacchi letali. Gli esperti di squali ci tengono comunque a sottolineare che essere attaccati da uno squalo resta in ogni caso un'eventualità estremamente rara ed eccezionale ed è molto più probabile cadere vittime di altri incidenti.
Alcuni studi, per esempio, evidenziano che in 15 anni (1990-2006) si sono registrate negli USA 16 morti causate dal collasso di buche della sabbia, contro 11 da attacchi di squali. Inoltre, il tasso di mortalità per un morso subito da uno squalo è inferiore a quello registrato per un tornado. Risulta quindi, almeno negli States, più probabile morire per un tornado che per un morso di squalo. E per rimanere in ambito marino, in California si sono registrate oltre 700 morti dovute a incidenti causate da barche, rispetto ad "appena" cinque decessi a causa di attacchi di squali.
Occorre inoltre ricordare che siamo noi a "invadere" il loro habitat e anche che la maggior parte degli incidenti avvengono "per sbaglio". Una delle ipotesi più accreditate sosteneva da tempo, infatti, che questi predatori marini scambiassero nuotatori e surfisti per altri animali. Un team di ricercatori ha testato questa ipotesi e dai risultati emersi dallo studio pubblicato sul Journal of The Royal Society Interface, pare essere proprio così: gli squali mordono gli umani per sbaglio, scambiandoli per foche, otarie e altri pinnipedi.
Un'altra ipotesi che ha trovato spesso conferma tra gli esperti, sostiene inoltre che quelli degli squali verso gli umani siano più che altro "morsi esplorativi", e non attacchi reali. Testare con i denti serve al predatore per capire cos'ha di fronte a lui, tuttavia considerando la potenza del morso e i denti seghettati, le conseguenze possono essere davvero drammatiche anche se le intenzioni degli squali non sono realmente quelle di mangiare un nuotatore o un surfista.