Se fossero tutti insieme comporrebbero una cittadina italiana di media grandezza. Sono i circa 35mila che hanno deciso di donare fondi per i diritti degli animali sostenendo la Lav, la Lega anti vivisezione. Ogni euro investito nella raccolta fondi ne ha fatti arrivare come donazione 5,3 a testa, con più di 4,9 milioni di euro complessivamente investiti.
Ma cosa è stato fatto? Alcuni numeri del 2020, dunque dell’annus horribilis della pandemia Covid, parlano da soli. Per la campagna Respect Me sono stati offerti 61.500 pasti da Almo Nature, con 6.500 animali aiutati e 2.050 persone. Per l’iniziativa Aiuti per Natale sono stati sfamati 98 animali (tra cani e gatti) e sono state fatte 11 uscite con l’ambulanza veterinaria. Il Fondo emergenza Covid ha portato all’erogazione di 60.000 euro per le attività in 30 sedi Lav, coinvolgendo 60 volontari e aiutando più di 1.350 animali, con l’adozione raggiunta per 847. Il front desk di assistenza Lav ha gestito in un solo anno più di 20mila richieste. E due sono state le principali campagne di sterilizzazione: una nell’isola di Lampedusa (che ha riguardato 694 esemplari) e una a Putzu Idu, nell’oristanese.
È di 22,8 il moltiplicatore del ritorno sociale per i 3 progetti del 2020 del Fondo Emergenza sedi e dei progetti di sterilizzazione: il valore economico impegnato, che in totale ha raggiunto i 70.000 euro, ha avuto un valore sociale 22,8 volte maggiore (pari a 1.602.382 euro).
Nel 2020 il 67% delle attività della Lav sono state legate ad attività di emergenza, il 27% a progetti programmati e realizzati. Solo il 10% è stato programmato nel 2020 e non realizzato. L’associazione, poi, è riuscita a ottenere lo stop agli allevamenti di visoni (colpiti dalla pandemia Covid) e ha denunciato pubblicamente la violazione delle norme di biosicurezza: ora sta lavorando per rendere definitivo questo fermo.
«Siamo soddisfatti, perché rispetto alle medie di altri bilanci sociali il nostro può definirsi molto buono – spiega a Kodami Gianluca Felicetti, presidente Lav, parlando delle ricadute delle attività dell’associazione nelle comunità locali – Non c’è stata alcuna diminuzione del sostegno dei donatori, anzi. C’è stato un aumento».
L’associazione conta su circa 60 sedi locali, 16mila soci e più del doppio di donatori. «È sempre più diffusa la sensibilità e la voglia di fare del bene agli animali, denunciando casi di maltrattamenti e facendo scelte di consumo più responsabili. Da un generico "non farei mai loro del male" si sta passando a una partecipazione più attiva, con indignazioni e un sostegno concreto verso un cane che ha bisogno – aggiunge Felicetti – Il nostro compito è di essere anche catalizzatori di questo cambiamento e dare quell’informazione di base che serve a traslare un sentimento generico di aiuto degli animali in una specifica azione».