Negli ultimi anni l’attenzione verso la cura ed il benessere degli animali è cresciuta in maniera esponenziale, anche in ambiti meno comuni, come la gestione del dolore acuto o persistente. Assicurare il benessere degli animali è infatti un obiettivo perseguito da molti pet mate che vogliono la felicità dei loro conviventi non umani. Ma cosa si intende davvero quando si parla di "benessere animale"?
Le cinque libertà e la terapia del dolore
Perché si possa usare questa espressione, è necessario che vengano garantite a ciascun animale le cinque libertà, un concetto introdotto nel Brambell Report, pubblicato in Inghilterra nel 1965 e che descrisse le 5 Libertà di un animale come:
- Libertà dalla fame, dalla sete e dalla cattiva nutrizione;
- Libertà dai disagi ambientali;
- Libertà dal dolore, dalle malattie e dalle ferite;
- Libertà di poter manifestare liberamente le caratteristiche comportamentali specie-specifiche;
- Libertà dalla paura e dallo stress.
Se per alcuni punti è stato più immediato agire – come nel caso della protezione dalla fame e della sete – per altri è stato necessario l’avanzamento della ricerca scientifica, come nel caso della terapia del dolore. Ma cosa si intende per dolore? Ed in che modo riguarda anche i nostri animali? La prima definizione della IASP (International Association for the Study of Pain) risale al lontano 1979 come “un’esperienza sensitiva ed emotiva spiacevole, associata ad un effettivo o potenziale danno tissutale o comunque decritta in rapporto a tale danno”; ma solo nel 2020 è stata aggiornata con sei note integrative, di seguito riportate:
- Il dolore è sempre un’esperienza personale che può essere influenzata a vari livelli da fattori biologici, psicologici e sociali.
- Il dolore e la nocicezione sono due fenomeni differenti.
- La presenza di dolore non può essere dedotta solamente dall’attività nei neuroni sensoriali.
- Gli individui imparano il concetto di dolore attraverso le loro esperienze di vita.
- Il resoconto di un’esperienza di dolore dovrebbe essere rispettato. Sebbene il dolore abbia solitamente un ruolo adattivo, esso può avere effetti avversi sul funzionamento e sul benessere psicosociale dell’individuo.
- La descrizione verbale è solo uno dei tanti comportamenti usati per l’espressione del dolore; l’incapacità di comunicare non nega la possibilità che un essere umano o un animale esperisca dolore.
Quest’ultimo punto ha davvero rappresentato la svolta per gli animali non umani, poiché vengono espressamente menzionati nelle suddette note, sensibilizzando l’umano verso un aspetto che fino a poco prima era solo supposto: anche i nostri animali provano dolore. È interessante notare come il fatto di non “verbalizzare il dolore” non sia una negazione del dolore: un po' come a dire "se non parli di dolore, non è detto che tu non stia soffrendo".
Lo sforzo che bisogna compiere in quanto pet mate è proprio quello di ascoltare una silenziosa manifestazione del dolore, che richiede una maggiore consapevolezza ed empatia per specie diverse da noi, che comunicano in maniera differente. Ed a proposito di consapevolezza, gli animali come comunicano il dolore?
Come un animale comunica il dolore
Generalmente gli animali attuano una serie di modifiche psico-motorie, che devono allertare il pet mate; guaiti, inappetenza, assenza o alterazione di minzione e defecazione, riluttanza al movimento, irritabilità, depressione, improvvisi cambiamenti nel carattere o routine alterata. All’interno di questo range di manifestazioni, le varie specie mostrano delle alterazioni psicomotorie differenti a seconda del loro etogramma specie-specifico, proprio perché il dolore ha sempre caratteristiche di soggettività, che possono essere influenzate a vari livelli da fattori biologici, psicologici e sociali: ad esempio, il gatto tende a ridurre i movimenti, evita di saltare, si nasconde, mentre il cane si può mostrare più reattivo, irritabile o giocare meno.
La comunità scientifica è ormai orientata a considerare che gran parte dei problemi comportamentali sono esacerbati o causati dal dolore fisico e la risoluzione di tale dolore può mitigare o persino risolvere il problema comportamentale. Quasi l'80% dei problemi comportamentali nella pratica ha una componente di dolore diagnosticato o sospetto; diventa quindi cruciale avere una mente aperta circa l'effetto potenziale del dolore sugli animali non umani nella vita di tutti i giorni. La nota positiva è che il pet made può alleviare la gran parte dei dolori di cui il suo amico a quattro zampe soffre, sia se si tratti di dolore infiammatorio, neuropatico che misto, grazie alle terapie multimodali fornite dall’algologia, ossia la branca della medicina che, mediante un approccio terapeutico e scientifico, si occupa dello studio e del trattamento del dolore, in particolare il dolore definito cronico.
L'approccio al dolore
L’approccio al dolore è preferibile sia multimodale, ossia con più farmaci appartenenti a differenti classi analgesiche, che influenzano a vari livelli le vie del dolore, ottimizzando l'analgesia e minimizzando gli effetti collaterali di ciascun farmaco. In genere, in base all’intensità del dolore si mettono in campo più classi farmacologiche; ad esempio in caso di dolore severo un buon trattamento antalgico può coinvolgere analgesici potenti (es. oppioidi puri + antinfiammatori non steroidei + adiuvanti come agopuntura, fitoterapia, fisioterapia), mentre un dolore moderato (come nel caso di un paziente affetto da osteoartrite) farmaci antinfiammatori + adiuvanti, mentre in corso di dolore lieve sono spesso somministrati oppioidi deboli ed antinfiammatori non steroidei.
Quando prevenire non è possibile, è fondamentale che il dolore degli animali venga valutato in modo approfondito per ottenere una diagnosi precisa e per predisporre le cure adeguate da parte del medico veterinario; in questo il mondo veterinario è molto vicino a quello della pediatria o della geriatria umana, dove spesso i pazienti non sono verbalizzanti. Eppure, ci rendiamo conto di quanto un bambino stia piangendo non perché abbia fame ma perché ha un dolore colico: tuttavia, per far ciò, è fondamentale saper ascoltare ed accogliere l’altro.