Incastrato con una zampa in una rete anti cinghiale. Un capriolo sarebbe sicuramente morto, se sabato sera, intorno alle 23, non lo avessero soccorso i volontari del soccorso veterinario della val Nervia, che per intervenire hanno dovuto richiedere l’autorizzazione, in quanto il capriolo è un animale selvatico ed è quindi proprietà dello Stato.
«Il cucciolo di capriolo era incastrato e ferito con una bruttissima frattura esposta alla zampa – hanno spiegato i volontari di Dolceacqua – anche se non di nostra competenza non potevamo lasciarlo lì agonizzante abbiamo quindi allertato le autorità per poterlo trasportare in un luogo idoneo in attesa del personale per il recupero dei selvatici».
«Il problema è che nessuno interviene per il recupero di animali selvatici feriti – ha dichiarato il responsabile dell’ente e consigliere comunale di Dolceacqua Igor Cassini – Questo capriolo è rimasto dodici ore in agonia, prima di poterlo trasportare in una clinica a Ventimiglia, dove comunque non potranno far nulla».
Pur di salvare l’animale, Cassini ha contattato l’Enpa di Genova, che lo ha messo in contatto con il Centro recupero animali selvatici del capoluogo ligure, dove dovranno trasportare il capriolo, affinché venga operato.
Lo scorso luglio Regione Liguria ha stanziato 25 mila euro, a favore di Alisa (Agenzia sanitaria della Liguria) per installare sistemi di contenimento fisiche per ostacolare l’invasione di ungulati come, appunto, l’installazione di speciali recinzioni. L’obiettivo delle azioni straordinarie previste era di realizzare nuovi interventi di contenimento dei cinghiali, per garantire la sicurezza dei cittadini e per mitigare l’eccessiva presenza degli ungulati. I lavori sono partiti nelle vallate centrali della Regione, a Mele e a Tiglieto, altre elettrificate a Casella. Coldiretti aveva definito queste barriere "costose e fragili” ma per il commissario straordinario alla peste suina africana Angelo Ferrari sarebbero invece “utili in vista degli abbattimenti”. Al momento l'unico dato certo è che le uccisioni durante il periodo di caccia sono state autorizzate e alzate fino a +180 percento dei capi uccisi durante un anno standard. Non è dato sapere, invece, quanti altri animali selvatici finiscano vittima di queste reti che si rivelano per loro vere e proprie trappole.