Era l’aprile del 2022, e dalla Riserva Naturale del Litorale Romano arrivava una notizia importantissima: nella zona protetta che sorge tra Roma e Fiumicino si era instaurata una nuova coppia di lupi, battezzati dagli operatori dell’Oasi Lipu di Castel Guido (che monitorano l’area) Anco Marzio e Galeria. A distanza di qualche mese è arrivata un’altra notizia, ancora più importante: la coppia si è riprodotta, e sono nati 7 cuccioli che si aggiungono a un’altra cucciolata, quella nata dall’altro nucleo familiare presente nella zona nord della riserva.
A confermarlo sono stati proprio gli operatori dell’Oasi Lipu, che sono riusciti a documentare le nascite grazie alle fototrappole: «La nuova coppia, formatasi nello scorso inverno, ha dato alla luce 7 cuccioli. Anco e Galeria hanno utilizzato le stesse aree riproduttive del branco storico. Questo comportamento probabilmente è un segnale che la nuova femmina riproduttiva, Galeria, possa essere una figlia di Aurelia, e mantenga dunque la “memoria storica” dell’area utilizzata dalla madre per lo svezzamento delle cucciolate». Aurelia era la compagna di Nerone, il lupo ibrido (nato, cioè, da lupo e cane) a capo del branco principale della Riserva morto proprio nel 2021 per investimento. Aurelia è stata la femmina riproduttiva nel territorio dal 2017 al 2021, e per gli esperti della Lipu Galeria sarebbe una sua discendente, anche se serviranno esami genetici per confermarlo.
La distribuzione dei branchi di lupi nel territorio del litorale romano
«Comportamenti simili, descritti in letteratura scientifica in alcuni casi di branchi studiati in Nord America, sono stati raramente documentati in Italia, e mostrano l’elevata importanza della trasmissione culturale in una specie sociale come il lupo – sottolineano intanto dall’Oasi Lipu – Il nostro monitoraggio, come detto, ha consentito di rilevare anche la riproduzione del secondo nucleo familiare, che monitoriamo da circa due anni e che occupa un territorio più settentrionale, parzialmente ricadente nella Riserva. In questo caso la cucciolata è composta da 5 cuccioli».
La vita dei due branchi, adesso, ruoterà proprio intorno alla crescita dei cuccioli, nati intorno a maggio. Tra settembre e ottobre sono in grado di seguire gli adulti negli spostamenti sul territorio, abbandonando le aree riproduttive e cominciando ad allargare l’area di attività. A inizio inverno, tra dicembre e gennaio, saranno ormai giovani adulti: si tratta di un periodo cruciale, perché il tasso di mortalità dei lupi nel primo anno di vita è molto elevato, e in media solo circa il 50% dei nuovi nati raggiunge il secondo anno di vita. I branchi sono quindi destinati a ridursi, un po’ a causa del tasso di mortalità e un po’ per il fenomeno della dispersione, quel fenomeno cioè che caratterizza i lupi e li spinge a coprire distanze anche molto ampie per trovare un nuovo territorio in cui costruire il proprio branco.
«Ogni branco (o nucleo familiare) di lupo occupa un territorio esclusivo, ampio, da qualche decina a qualche centinaio di km quadrato – spiegano infatti gli esperti della Lipu – I due nuclei familiari monitorati occupano dunque due ampi territori, che non si sovrappongono. Le dinamiche naturali prevedono che i territori idonei siano pian piano occupati. In Appennino si è raggiunta probabilmente la saturazione dei territori, e da alcuni anni in tutto il Paese è in corso la ricolonizzazione di aree di collina e pianura, dove esistono condizioni idonee alla presenza della specie.
«Convivere con il lupo è possibile, basta volerlo»
Questo dato, proseguono dalla Lipu, consolida la presenza della specie nelle aree del Litorale Romano e conferma anche l'espansione rapida del lupo in aree rurali e peri-urbane. Per questo è necessario, anche per le istituzioni locali, prendere atto di questo fenomeno, ormai in corso da alcuni decenni, e lavorare per la diffusione di una corretta informazione.
Nei mesi scorsi infatti la notizia della presenza del lupo lungo il litorale romano, e alcuni avvistamenti in aree peri-urbane, avevano suscitato preoccupazione e timori. Erano stati lasciati appelli con toni più o meno allarmistici via social, avvertimenti cui gli esperti avevano risposto ribadendo come il lupo sia in realtà un animale molto elusivo e diffidente nei confronti dell’uomo, oltre che ingranaggio fondamentale per la garanzia di un ecosistema in salute. Questo a patto che ci si attenga a poche, semplici regole di coesistenza: evitare di lasciare fonti alimentari di facile accesso, come rifiuti organici o scarti alimentari, nei pressi di aree abitate o aziende agricole, e poi tenere i cani al guinzaglio durante le escursioni o le passeggiate in natura, e ancora, per gli allevatori e gli agricoltori, adottare tecniche di prevenzione per evitare predazioni del bestiame, come per esempio recinti elettrificati o cani da guardiania.
«La coesistenza con il lupo è possibile, come dimostrano i nostri dati raccolti con il nostro lavoro negli ultimi 9 anni, che rilevano un conflitto con la zootecnia relativamente basso. La dieta del branco storico era composta in misura preponderante da cinghiale – sottolineano gli esperti – L'espansione della specie richiede però una importante attività di informazione e sensibilizzazione, da parte di tecnici del settore e amministrazioni. La presenza del lupo rappresenta una ricchezza per il territorio del Litorale Romano. Conoscenza e consapevolezza sono passi fondamentali per valorizzare tale ricchezza».