Sono circa 15mila gli animali uccisi in Italia ogni anno a causa di incidenti con auto, moto, treni. Per fare fronte a questa ecatombe, che va a svantaggio sia degli umani che degli animali, è intervenuta la deputata del Movimento 5 Stelle Carmen Di Lauro, promotrice di un emendamento al dl Infrastrutture per la realizzazione di attraversamenti faunistici, ma non solo. «Il percorso dell'emendamento non finisce qui: con i decreti attuativi arriverà l'interlocuzione con Regioni ed enti locali per trovare le soluzioni adatte ad ogni territorio», spiega Di lauro.
L'emendamento prevede la creazione di apposite infrastrutture e corsie di attraversamento per consentire il passaggio in sicurezza della fauna selvatica nelle aree in cui è maggiore l'incidenza sul territorio. Una necessità determinata dal crescente numero di incidenti presso strade, autostrade e passaggi ferroviari su tutto il territorio nazionale.
Come è nato questo emendamento?
Fin dall’inizio della legislatura mi sono occupata di temi relativi al benessere animale e non potevo restare indifferente vedendo l'escalation di incidenti che li coinvolgono. Nasce quindi da una mia sensibilità personale che si è affinata durante le tante battaglie condotte lungo mio percorso politico sin dall'inizio della legislatura. Questa mia predisposizione si è arricchita poi anche grazie al continuo confronto con le associazioni presenti sul territorio.
L'abbattimento è presentata spesso come l'unica soluzione efficace per fare fronte al problema degli incidenti. Può mai essere questa la scelta da fare?
Assolutamente no. La questione dei corridoi faunistici e dei dissuasori ecologici è particolarmente importante anche per il tipo di narrazione che viene proposta da parte dei media e da una certa componente politica. Spesso si individua in una presunta sovrappopolazione di animali selvatici la causa principale degli scontri, lo abbiamo visto negli ultimi tempi in particolare per cinghiali e lupi, e immediatamente si cerca di ricorrere alla caccia e all'abbattimento. La prima soluzione proposta dopo ogni incidente è sempre quella di allungare i tempi della stagione venatoria o di ampliarne i confini. È invece fondamentale imparare a contare su alternative che permettano di convivere con la natura invece che dominarla.
Quindi cosa può essere fatto per la sovrappopolazione degli animali selvatici?
Siamo certi che esista un problema di sovrappopolazione di alcune specie selvatiche? Le regioni non effettuano dei veri e propri censimenti, e anche se li facessero sarebbe molto difficile tenere un conto preciso e aggiornato. Il più delle volte si parla senza dati oggettivi alla mano e senza una vera conoscenza del mondo animale. Dobbiamo capire che daini, cinghiali e lupi, percepiscono la strada come un ostacolo da superare e non come un pericolo, si buttano, ma questo non significa di per sé che ci sia una sovrappopolazione di queste specie.
Nel decreto mancano linee guida predefinite che indirizzino la creazione delle strutture per tenere gli animali lontani dai pericoli della strada. Come mai?
Nell’emendamento si parla espressamente di “infrastrutture complementari”, non abbiamo voluto definirle precisamente perché, alla luce delle tante particolarità del territorio italiano, era necessario lasciare libertà agli enti locali. In base al tipo di animale presente nella zona, o a eventuali vincoli paesaggistici, la regione o la Provincia autonoma deve individuare la soluzione più adatta al suo caso. Quello che volevamo fare con questo provvedimento era creare un input. Quale sia invece la soluzione più adatta per orsi, cervi, lupi, e altri animali va stabilito nelle sedi opportune.
Come controllerete l’applicazione di quanto stabilito dall'emendamento?
Con questo provvedimento vogliamo iniziare un dialogo con gli enti locali e i gestori delle infrastrutture stradali e ferroviarie. In primis ci relazioneremo con Anas e Ferrovie Italiane e quindi con le Regioni. Era necessario fare questo passaggio con gli enti locali, sono loro che devono entrare nel merito delle disposizioni da prendere perché possiedono la conoscenza del territorio utile a indirizzare interventi specifici e quindi veramente efficaci. Così metteremo un punto anche alla questione degli abbattimenti, in questo senso continuo a lavorare costantemente anche per contenere la lobby venatoria.
Limitare le attività venatorie però non sempre è possibile, persino in Parlamento, come si è visto con il dl Incendi.
Sì, purtroppo in Senato è stato espunto dal decreto legge Incendi il passaggio in cui si limitavano le attività venatorie a seguito di gravi incendi. Anche nella successiva discussione alla Camera non ci è stato possibile intervenire in merito. Il decreto era blindato. Sarebbe stato inutile cercare di modificarlo: la legge italiana in questi casi dispone un nuovo passaggio al Senato dove, visti i numeri, avrebbe subìto nuovamente la stessa sorte.
Adesso l'obiettivo è più ambizioso: l'attenzione è rivolta al Referendum sull'abolizione della caccia che ha raccolto le 500mila firme necessarie per sottoporre il quesito alla Corte Costituzionale e poi, speriamo, ai cittadini.