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29 Luglio 2021
11:40

Disastro ambientale: 21 misure cautelari per l’attività di frodo dei datteri di mare nell’area protetta di Punta Campanella

Un Blitz della Guardia costiera coordinata dalla Procura di Torre Annunziata, dopo diversi anni di indagini, ha portato a 21 misure cautelari per l'attività di frodo dei datteri di mare. I datterari fanno parte di una vera e propria organizzazione criminale, con base a Castellammare di Stabia, che ha causato danni irreversibili all'ecosistema marino e la distruzione di tratti di fondale, riguardanti anche l'area marina protetta di Punta Campanella in Penisola Sorrentina.

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Diciotto persone sono state arrestate il 28 luglio per il reato di disastro ambientale e associazione a delinquere. Le indagini e il successivo arresto sono state condotte dalla Guardia Costiera e coordinate dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, che hanno documentato l'attività di prelievo dei datteri di mare (Litophaga litophaga) sui fondali di Santa Croce e dell'Area marina protetta di Punta Campanella, la cui detenzione e commercializzazione è illegale, e delle vongole veraci di Rovigliano (Venerupis decussata) provenienti da una zona adiacente alla foce del fiume Sarno in cui è vietata la raccolta a causa del forte inquinamento.

Dopo il blitz avvenuto il 27 luglio da parte della Guardia costiera, sono state attivate le misure coercitive: di questi 18 "datterieri", sette sono stati posti in custodia cautelare in carcere e undici agli arresti domiciliari. In più altri tre hanno avuto l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, di cui una è ancora ricercata. Inoltre sono stati sequestrati diversi materiali utilizzati per la raccolta e lo stoccaggio dei datteri di mare come 5 box/garage destinati al deposito di questi bivalvi, 8 autovetture, 4 motocicli, 19 mute subacquee, 25 bombole per l’immersione subacquea, 16 retini da pesca, 6 paia di pinne da sub, altre 35 attrezzature subacquee varie (martelli pneumatici e pinze estrattrici per la raccolta del dattero di mare).

I datterieri sono accusati anche di danneggiamento aggravato, distruzione di un habitat all’interno di un sito protetto, la distruzione di bellezze naturali e il commercio di sostanze alimentari nocive. Le indagini hanno portato alla luce l'esistenza di una vera e propria organizzazione criminale, della quale facevano parte i 21 soggetti destinatari delle misure coercitive, che dal luglio 2016 operava nei comuni di Castellammare di Stabia, Vico Equense, Piano di Sorrento, Meta di Sorrento, Sorrento e Massa Lubrense.

Perché è illegale prelevare e commercializzare i datteri di mare

Il prelievo e la commercializzazione dei datteri di mare sono stati dichiarati illegali in quanto questi molluschi bivalvi si sviluppano in un modo particolare. Scavano infatti nelle rocce marine, con una crescita molto lenta che può durare anche 35 anni, e diventano tutt'uno con il materiale roccioso. Proprio per questo motivo per prelevarli è necessario l'utilizzo di mezzi molto invasivi che portano alla distruzione della roccia e di tutto l'ecosistema marino.

Raccogliere i molluschi litofagi, ossia quelli che corrodono e si insediano nella roccia marina, con l'utilizzo di martelli pneumatici, esplosivi o di altri strumenti a percussione, è vietato secondo il regolamento CE 1626/94 del 27 giugno 1994. Il regolamento è stato poi esteso con il DM 16 ottobre 1998 includendo anche il divieto assoluto di pesca di questo mollusco nelle coste italiane con qualsiasi tipo di strumento per i danni che provoca all'ecosistema. In particolare per il dattero di mare ne è vietato il consumo, la detenzione, il commercio e la pesca in tutti i paesi dell'Unione Europea ai sensi dell'art.8 del Regolamento (CE) 1967/2006. Il motivo del prelievo da parte delle organizzazioni è ovviamente economico: il prezzo di questi molluschi nel mercato illegale varia dai 40 ai 200 euro al chilo.

Il prelievo di datteri all'interno dell'area marina protetta di Punta Campanella

Il reato di disastro ambientale è inoltre aggravato dal fatto che il prelievo sia avvenuto all'interno di un'area marina protetta, definita dalla Legge di Difesa del Mare n. 979/82 come un “ambiente marino costituito da acque, fondali e tratti di costa che presentano un rilevante interesse per le loro caratteristiche naturali, geomorfologiche fisiche e biochimiche”. Ma non solo: il Banco di Santa Croce, che si trova a Vico Equense, è diventato nel 1993 una “zona di tutela biologica”, rientrando dal 1995 nel perimetro del Sito di Importanza Comunitaria (SIC) “Penisola Sorrentina e Isola di Capri”, istituito ai sensi della direttiva comunitaria “Habitat” nel 1992 e facente parte della Rete Natura 2000.

I danni provocati all'ecosistema marino

I ricercatori della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli hanno inoltre effettuato dei monitoraggi nel 2017 per rendersi conto dei danni provocati dall'attività di raccolta di frodo del dattero di mare nella Penisola Sorrentina. Purtroppo, i rilievi hanno accertato alterazioni irreversibili dell'ecosistema marino con desertificazione di zone con alta biodiversità. Il prelievo del bivalve ha infatti portato alla rimozione della parte superficiale della roccia con conseguente distruzione della comunità di organismi bentonici, ossia quelli che vivono attaccati al substrato, portando così a importanti squilibri ambientali. Il CNR IAMC (Istituto per l’Ambiente Marino Costiero di Napoli) inoltre, sottolinea come la rimozione della parte superficiale della roccia, fino a una profondità di 1-15 cm, comporti la caduta di materiale litoide sul fondale, alterandolo e arrecando danno all’intero sistema bentonico composto da flora e fauna.

Nel 2019 infine anche l'istituto di Ecologia Marina dell'Università Parthenope di Napoli ha monitorato i tratti costieri della Penisola Sorrentina, rilevando ben 1.500 fori per ogni mq che hanno causato un “danno permanente e potenzialmente irreversibile” sia per la caduta di materiale litoide sul fondale, sia per la morte degli organismi che vivevano sulla roccia. Sulla base di questi dati, i ricercatori della Stazione Zoologica Anton Dohrn hanno stimato una cifra di circa 3.000,00 euro/mq per il ripristino dell'habitat. Infine, è stato documentato e accertato anche il bio-accumulo di metalli pesanti all'interno dei datteri di mare, al di sopra dei limiti della legge, rendendoli tossici per l'alimentazione umana.

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