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15 Ottobre 2023
7:39

Diecimila code di volpi sequestrate all’aeroporto di Istanbul

Diecimila e trecento code pronte ad essere immesse sul mercato clandestino, ma non solo, perché tra queste, molte sono risultate essere appartenute addirittura a cuccioli. Il "bottino" illecito è stato scoperto durante l'ispezione di quattro valigie appartenenti a due passeggeri di nazionalità uzbeka e greca in arrivo da Mosca.

volpe

Diecimila e trecento code di volpe del valore di circa quarantacinque mila dollari pronte ad essere immesse sul mercato clandestino, sono state sequestrate all’aeroporto di Istanbul dopo che lo staff dell’Agenzia delle dogane, in collaborazione con gli addetti della Direzione del contrabbando e dell’intelligence, ha ispezionato quattro voluminose valige di due passeggeri di nazionalità uzbeka e greca in arrivo da Mosca.

I due uomini avevano destato sospetti subito dopo essere scesi dall’aereo perché in maniera molto, troppo, rapida avevano ritirato i loro quattro bagagli e con fare spedito avevano imboccato l'uscita senza dichiarare alcunché. Un atteggiamento che aveva convinto gli agenti a verificare se fossero in regola. Da lì il controllo delle quattro valigie, il cui contenuto aveva lasciato a bocca aperta gli specialisti non solo per la quantità, ma perché di tutte quelle code molte sono risultate essere appartenute addirittura a cuccioli, e naturalmente il sequestro.

Purtroppo il contrabbando di pelli e trofei di animali selvatici sembra non trovare fine e, a farne le spese continuano a essere oltre alle volpi uccise mutilate e vendute a pezzi, anche leoni, tigri, elefanti, giraffe, rinoceronti, pangolini e tutta una serie di animali che, esotici o meno, continuano ad essere ammazzati in tutto il mondo per soddisfare la richiesta di pelli, ma anche di farmaci e pozioni utilizzate nella medicina tradizionale orientale. Ma, nonostante questo rimane una diffusa sottovalutazione del fenomeno quando, invece, dovrebbe essere considerato un vero e proprio crimine contro la natura, come viene ripetuto da sempre, visto che bracconaggio e traffico di specie protette hanno impatti gravissimi sulla biodiversità e possono essere veicolo di diffusione di patologie.

Secondo le associazioni ambientaliste e animaliste, tra le cause del protrarsi di questi traffici, almeno per quanto riguarda l’Italia, c’è senz’altro il sistema di repressione di questi illeciti: secondo un report del WWF tra il 41 e il 46% degli illeciti vengono archiviati prima del dibattimento, e fra il 38-50% vanno in prescrizione. Solo il 27% degli illeciti di natura arriva a condanna, ma soprattutto chi uccide una specie protetta come un orso, un lupo o un’aquila oggi ha la possibilità di cancellare dalla fedina penale il proprio crimine attraverso il pagamento di una cifra irrisoria e, più in generale, chi uccide, pone in commercio, detiene illegalmente animali selvatici, rischia sanzioni bassissime.

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Simona Sirianni
Giornalista
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