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9 Ottobre 2023
11:11

Diciotto suini “abbattuti” in Salento: l’allevatore non li aveva registrati

L'Ordinanza del Ministero per arginare la diffusione della peste suina colpisce ancora: abbattuti 18 suini di un allevamento perché senza registrazione.

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Diciotto animali non registrati, l’ordine arrivato l’8 settembre 2023. La ASL di Lecce ha fatto abbattere dei suini trovati senza microchip in uno stabilimento di Lequile, in provincia di Lecce. La struttura era registrata nel sistema veterinario come un allevamento per bovini ma soprattutto gli animali non erano accompagnati dai documenti sulla tracciatura previsti dalla legge. Così è scattato prima il sequestro e poi l’abbattimento, in linea con le indicazioni dell’Ordinanza del Ministero della Salute 5/2023 del 24 agosto sulle misure di controllo ed eradicazione della peste suina africana.

A prendere posizione per quanto avvenuto ci hanno pensato le associazioni ambientaliste: «Si tratta di una situazione diversa da quella di Pavia – spiega a Kodami Maria Teresa Corsi di Verdi Ambienti e Società Onlus di Lecce – Questo era un allevamento, ma gli animali sicuramente erano sani. Gli esami fatti a posteriori risulteranno negativi. L'emergenza peste suina per il momento non riguarda direttamente la Puglia. Riteniamo che quell'ordinanza del Ministero vada emendata. Si possono trovare soluzioni diverse. Gli animali si possono mettere in quarantena e nel frattempo possono essere fatte le analisi».

In condizioni normali si sarebbero seguite le indicazioni già previste dalla legge, con tutte le dovute sanzioni nei confronti dell'allevatore. L’Ordinanza del Ministero, invece, dice che «nel caso in cui su tutto il territorio nazionale vengano rinvenuti suini non identificati per i quali sia impossibile risalire al proprietario oppure suini selvatici o domestici detenuti illegalmente, l’Autorità Competente Locale dispone il sequestro, l’abbattimento e la distruzione degli animali dopo aver effettuato gli accertamenti sanitari eventualmente ritenuti necessari».

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Per la ASL, dunque, si è trattato di “violazioni non sanabili”. L'azienda sanitaria ha dunque emesso un provvedimento urgente a cui è stata data tempestivamente esecuzione. Il 4 ottobre è così stato eseguito l'ordine dal personale specializzato. I maiali, sono stati “abbattuti” e “distrutti”. Una terminologia tecnicamente inappuntabile ma che fa capire come sia la stessa norma a trattare questi esseri viventi come oggetti, seppur con la legittima giustificazione della tutela della salute pubblica.

Una circostanza che aumenta la rabbia delle associazioni: «Non contestiamo la presenza della norma in sé – racconta a Kodami Roberta Bianco, vicepresidente nazionale di SOS Cavalli odv – se serve per difendere da una malattia ci può anche stare. Crediamo però che il contenuto vada modificato. Attualmente è previsto prima l'abbattimento e dopo i controlli, non ha senso. Al massimo va fatto il contrario, laddove questo sia necessario. Parliamo di una malattia che non passa all'uomo e a maggior ragione quanto disposto non è giustificabile. La norma è stata creata, secondo noi, solo per tutelare gli allevamenti intensivi. Sia chiaro, non vogliamo difendere chi non rispetta le regole. Giustissimo che chi non registra gli animali sia sanzionato, multato e punito. L'allevatore in questione, peraltro, aveva dato la disponibilità ad adempiere pagando tutte le sanzioni previste. Tutto ciò non è stato possibile».

Questo aspetto è confermato anche dalle FAQ del Ministero, dove è precisato anche il passaggio in questione: «Questa malattia non è trasmissibile all'uomo né attraverso il contatto diretto con animali malati, né tramite alimenti di origine suina. L'uomo può però essere veicolo di trasmissione del virus attraverso la contaminazione di veicoli, indumenti, attrezzature, cibo di origine o contenente carne suina, anche stagionata».

Questa mattanza, insomma, non sta toccando solo i santuari. A tal proposito abbiamo già espresso le nostre posizioni e le nostre perplessità su come si sta gestendo questa situazione. Il timore che si prosegua in questa direzione nel silenzio totale da parte delle istituzioni è tutt'altro che una possibilità. Con buona pace di chi crede che la dignità di un essere vivente vada tutelata a prescindere da quale sia la specie di appartenenza.

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Roberto Maggi
Giornalista
Sono nato a Bari nel 1985. Sono un giornalista, fotografo e videomaker. Amo raccontare storie di animali sia con le parole che con le immagini. Sono laureato in giurisprudenza e da anni seguo la cronaca locale in Puglia. Amo tutti gli animali, ma in particolar modo i gatti. Faccio spesso amicizia con loro quando viaggio con la mia moto.
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