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2 Agosto 2024
13:23

Di nuovo insieme dopo due anni: così il gatto George è tornato a casa

Uscito da casa per la sbadataggine di un coninquilino, il gatto George è stato ritrovato con ancora parte della pettorina che la donna usava per portarlo a passeggio. Il ricongiungimento è avvenuto grazie al microchip, che in Italia non è obbligatorio.

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Credit: RSPCA

La storia arriva da Adelaide, Nuova Zelanda, dove una insegnante ha rivisto il suo gatto George che è tornato a casa dopo essere stato via per circa due anni e mezzo.

Il micio era scomparso dalla nuova casa a Davoren Park, nel nord di Adelaide, nel 2022, pochi minuti dopo che la donna era rientata da una passeggiata in cui lo aveva portato con sé al guinzaglio. «Lo portavo fuori indossando una pettorina e un guinzaglio per aiutarlo ad abituarsi al suo nuovo ambiente – ha racontato ai media locali – Quando siamo tornati l'ho lasciato da solo per un po' ma il mio coinquilino è uscito a sua volta e ha lasciato aperta la porta della lavanderia. Così George è scappato via con ancora l'imbracatura addosso».

Iniziano subito le ricerche del gatto ma di lui non se ne trova traccia, fin quando il mese scorso viene avvistato a 7 chilometri da casa, con una cinghia che gli pendeva dal collo. La segnalazione arriva all'associazione animalista RSCPA da una signora che così descrive la vita di George: «Questo gatto viveva nei tubi di scarico vicino al mio posto di lavoro da anni e ogni tanto gli mettevamo del cibo fuori».

La cinghia, in realtà, era ciò che rimaneva della pettorina che evidentemente si era spezzata, rimanendo solo la parte superiore. L'associazione si è messa subito all'opera per recuperare quello che era un gatto in evidente stato di necessità. Ha contattato la donna della segnalazione e le ha procurato una trappola per gatti, riuscendo così a catturarlo dopo qualche giorno. Ma la disavventura della separazione ancora ha avuto un risvolto negativo: George è riuscito a scappare quando una persona, non sapendo cosa stesse succedendo, ha deciso di dargli da mangiare aprendo la gabietta.

Ci sono voluti altri cinque giorni ma fortunatamente il gatto è finito di nuovo nella trappola e così gli attivisti di RSPCA sono riusciti a leggere il suo microchip e a contattare la sua umana di riferimento. «Quando ho ricevuto la chiamata, non riuscivo a crederci. Ho mostrato ai miei studenti le foto di tutta la vita passata con George e altre scattate nel momento in cui ci siamo riuniti. E' una storia da raccontare e che spiega l'importanza di adozioni consapevoli e di come a volte la vita ci mette di fronte a dure prove", ha detto Jessica.

In Italia non vige un obbligo nazionale di microchippare i gatti, è previsto solo in alcune regioni come la Lombardia. Questa storia, per fortuna a lieto fine, ci fa capire l'importanza di questo strumento e ci invita a riflettere sul perché, appunto, sia una scelta da compiere quando si decide di vivere con un gatto.

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