"Che bel cane! Di che razza è?". E' una domanda che capita di sentirsi rivolgere passeggiando per strada quando si convive con un meticcio. Alcune persone, a volte, però non sanno cosa rispondere. Basterebbe dire semplicemente che è appunto un meticcio, ovviamente, ma quando lo si fa ecco che spesso scatta la seconda domanda: "E di che tipi di razze potrebbe essere un mix?". Da questo momento in poi, però, la risposta cambia a seconda dell'interlocutore, anche se con grande frequenza ci si imbatte in ipotesi azzardate alla ricerca disperata di cani simili che possono nella nostra mente assomigliare a quello che ci accompagnano.
Prima di dare qualche informazione più specifica su come eventualmente riconoscere che tipo di razze potrebbero aver dato origine al nostro compagno, è fondamentale però fare un passo indietro nel tempo e una valutazione di base: i meticci al mondo sono milioni e non tutti, anzi la maggior parte, derivano da razze "riconosciute".
Chi sono "i cani da villaggio", quell'espressione usata da Lorna e Raymond Coppinger
Pensateci un attimo: i cani esistono da migliaia di anni e le razze invece sono un' invenzione dell'uomo che nasce solo a partire dall'Ottocento. I meticci di oggi sicuramente in parte sono "figli" di cani geneticamente modificati dall'intervento di homo sapiens ma tanti di loro sono invece… vere e proprie "razze a sé" se proprio vogliamo continuare a usare questa definizione.
I primi a sdoganare un'idea diversa per far comprendere il variegato e meraviglioso mondo dei cani liberi soprattutto alle persone occidentali, ovvero a chi è abituato a considerare il cane di casa come il prototipo di tutti i quattrozampe che esistono, sono stati i coniugi e biologi Lorna e Raymond Coppinger. Il loro libro "Dogs" è diventato un caposaldo della cinofilia e dell'etologia canina da quando è andato in stampa la prima volta nel 2001 (titolo originale: "DOGS: A Startling New Understanding of Canine Origin, Behavior, and Evolution") e tra le varie teorie che vi si trovano – come quella su come sia avvenuta la domesticazione – c'è anche la spiegazione di chi sono i "cani da villaggio": si tratta di quelli che per i Coppinger erano appunto i primi cani da cui poi sono derivati quelli che ancora esistono oggi, inclusi anche quelli di razza. I coniugi americani per dimostrare la loro tesi hanno viaggiato a lungo per ritrovare posti del mondo in cui ancora esiste un rapporto naturale tra cani e umani e come esempio hanno poi riportato la loro esperienza sull'isola di Pemba. Così scrivono nel loro libro:
“Per avvallare la mia tesi, ho bisogno di trovare una popolazione di cani che viva un rapporto commensale con l’uomo in un moderno villaggio mesolitico – cioè un luogo che riproduca le condizioni esistenti nei primi insediamenti umani … Per poter osservare la versione moderna del cane originale, che si era adattato a vivere nel villaggio mesolitico, cercai una popolazione di cani che, al giorno d’oggi, vivesse in una società di cacciatori-raccoglitori in un posto remoto, il cui isolamento avesse ridotto al minimo le possibilità che i geni dei cani venissero continuamente corrotti dall’apporto di nuovi geni”.
Ecco poi il passaggio più interessante rispetto alla questione delle razze e all'origine dei meticci, parte di un discorso ovviamente strutturato che merita di essere approfondito nella lettura di tutto il lavoro dei Coppinger da cui però riusciamo qui a dare un'idea di quanto sia vasto e unico, allo stesso tempo, il patrimonio genetico dei cani non identificati in una razza specifica e che non hanno subito alcuna selezione umana:
"I cani di Pemba, come altri cani da villaggio, non sono semplici cani randagi: io sono convinto che siano i discendenti dei primi cani domestici, evoluti nel Mesolitico. Sono anche convinto che questi cani da villaggio siano la radice delle nostre moderne razze canine”.
Da Pemba all'Italia, tanti cani diversi a seconda delle regioni
In ogni parte del nostro Belpaese si possono riconoscere diverse tipologie di cani che derivano da generazioni di incroci di soggetti locali, ad esempio come alcuni cani da pastore in Abruzzo che provengono da cucciolate di Maremmani o altri soggetti che discendono da incroci di razze autoctone di Sicilia, Calabria o Sardegna e che hanno caratteristiche simili a quelle dei loro antenati. E' proprio un cambio di prospettiva quello che serve nel guardare questi cani, dunque, basandoci appunto anche su ciò che avevano riscontrato i Coppinger: il "cane originale" è quello che è "unico" nella sua essenza e non perché è arrivato a essere in quel determinato modo in quanto sottoposto alla selezione della razza e dunque alla tipizzazione voluta dall'uomo. Il meticcio, visto così, è un cane a sé e, anzi: ogni meticcio ha in sé caratteristiche diverse a seconda di quali incroci i suoi genitori e prima ancora i suoi nonni e così via indietro nel tempo abbiano avuto e tutto ciò senza mai dimenticare che poi ogni cane è un individuo unico a prescindere dalla sua storia familiare.
Altro discorso, parimenti importante, è poi ricordare che ci sono cani di razza che, purtroppo, vengono abbandonati e che vanno a ingrossare le fila dei soggetti che vagano nei vari territori. L'universo dei meticci è così decisamente variegato e la piaga dell'abbandono ha fatto sì che cani di razza si siano riprodotti una volta privi del loro riferimento umano. Ecco ad esempio perché ci sono tanti mix di Pitbull e Amstaff in giro per le strade o rinchiusi nei canili, per non parlare delle "cucciolate casalinghe" al fine di vendere i cani o fatte fare per incoscienza senza sapere poi che destino dare ai cuccioli.
Il test del dna, perché e come farlo
Ci sono diversi laboratori, non italiani, che provano a fornire una risposta "scientifica" alla domanda: "Quali razze possono esserci in un meticcio?". Non a caso abbiamo scritto "provano" perché non sempre i risultati corrispondono alla realtà, però. Ma prima di arrivare all'esito, bisogna capire come avviene questa ricerca. I laboratori sparsi per il mondo, in Europa sono principalmente nel Regno Unito, forniscono alla persona interessata un kit per fare un test salivare del dna al cane al costo in media di circa 70 euro. E' un semplice cotton fioc, più grande delle dimensioni solite, che va passato nella bocca del cane e riposto con attenzione nel set poi da rispedire al mittente. Dopo un po' di tempo si riceve una mail con i risultati da cui si evince quanta percentuale delle varie razze riscontrate c'è nel meticcio di famiglia.
I laboratori d'Oltremanica hanno però un database di dna di razze che corrispondono a soggetti locali, ovvero nell'esempio che stiamo facendo di cani che sono tipici del mondo anglosassone. Per questo, molto spesso, il test dà come risultati tipologie molto diverse dal compagno che avete accanto perché una certa percentuale del suo dna viene riscontrata nei geni delle razze catalogate. Questo non vuol dire che i laboratori siano fasulli e per riconoscere la loro correttezza una buona discriminante è scegliere quello che sul sito di riferimento precisa proprio questo aspetto e sul quale viene spiegato bene qual è il procedimento e vengono mostrate le razze di cui sono in possesso dei dati genetici.
I pet mate che hanno fatto il test si dividono tra chi non ha riscontrato alcuna somiglianza tra il proprio cane e le razze identificate e chi invece ha avuto un riscontro positivo. Ma al di là della curiosità estetica, sia chiaro, la ragione per la quale fare un test del genere è da trovare comunque non solo e non tanto nella curiosità, ma relativamente a una cosa che potrebbe servire: capire quali razze possono far parte del patrimonio genetico del meticcio è interessante, infatti, per comprendere le sue motivazioni e avvicinarsi ancora di più a lui per stringere quella relazione indissolubile che caratterizza il rapporto tra noi e i cani.