Più di una quarantina di cani, per la maggior parte cuccioli. Una villetta al mare e altri immobili, diventati di fatto dei rifugi improvvisati per animali. Siamo ad Alliste, un Comune di poco più di 6.000 abitanti della Provincia di Lecce. Una donna del paese detiene in alcune proprietà, a lei direttamente o indirettamente riconducibili, un folto gruppo di cani. Dopo le segnalazioni dei vicini, esasperati dal baccano e dai lamenti degli animali, intervengono ASL e Polizia Locale assieme a un gruppo di volontari ma il caso risulta più complicato del previsto.
A chiedere di far luce sulla situazione è Patrizia Cavalera, referente dell’Associazione Animall APS, che ha brevemente ricostruito i contorni della vicenda: «Tutto è iniziato metà ottobre, ci era stato chiesto di fare una conta dei cani presenti in un casolare – racconta la volontaria a Kodami – capire quali fossero le femmine da sterilizzare scegliere quali cani fossero più adottabili. Siamo andati prima in una casa in località Marina di Alliste, dove c’erano circa 30-35 cani con due cucciolate, una in una scatola e una in un divano completamente mangiato. I cani erano in condizioni igienico sanitarie precarie – sostiene la volontaria – avevano a disposizione solo del riso bollito. Si dimostravano molto aggressivi sia verso di noi che verso se stessi. Quel giorno abbiamo recuperato solo un cucciolotto di 7 mesi».
«Lo stesso giorno ci siamo spostati in un casolare in campagna – prosegue la volontaria – una sorta di capanno attrezzi con il tetto crollato, a circa 3 km di distanza dalla precedente struttura. Il fondo apparterrebbe a un parente della stessa persona e anche qui abbiamo rinvenuto due femmine, con le rispettive cucciolate, e tre maschi. Una delle cucciolate era collocata all’interno di uno scatolone. L’altra, invece, si trovava nell’intercapedine di un muro. In mezzo a questi ultimi c’era un cucciolo morto. La seconda volta siamo tornati verso fine novembre e la situazione non era cambiata. Anzi, le mamme erano affamatissime e la proprietaria della casa ci diceva che non riusciva sempre a dare loro da mangiare. Dei cuccioli 5 erano oramai deceduti. In quell’occasione abbiamo preso con noi altri 15 cuccioli».
Fin qui la versione fornita da Animall APS, che ha richiesto provvedimenti seri per fermare soprattutto la nascita di nuove cucciolate: «Da fine novembre ad oggi non ci sono stati ulteriori aggiornamenti. Chiediamo di togliere alla donna i cani che ha ancora con sé e di sterilizzare le femmine». Degli animali presi in custodia dai volontari 6 sono in stallo casalingo mentre per 8 si è riusciti a procedere con l’adozione.
In questo lasso di tempo, in realtà, qualcosa è accaduto. Il Sindaco ha emesso un’ordinanza affinché la proprietaria del casolare provvedesse a sistemare la situazione. Dal canto suo la Polizia Locale ha spiegato come si sta provando a gestire questa vicenda intricata: «La signora in questione deteneva questi cani come se casa sua fosse un canile – ha spiegato a Kodami nei giorni scorsi il Comandante Tommaso Campeggio – stiamo cercando di compiere un’opera di persuasione, provando a convincere la donna a consentire le sterilizzazioni e le adozioni. Abbiamo interesse alla risoluzione della vicenda ma siamo di fronte a cani di proprietà della donna. Abbiamo provveduto a regolarizzare le microchippature lo scorso agosto a suo nome. Il Comune, però, non può farsi carico di animali di proprietà portandoli in canile. La ASL, che ci ha accompagnato sia ad agosto che a settembre, non ha ritenuto del resto che fossimo di fronte a un caso di maltrattamento di animali. In quel caso avremmo provveduto con la denuncia penale».
A quanto ci risulta, nel frattempo, i cani sono stati trasferiti presso un altro luogo con delle recinzioni, all’aperto ma con ripari e spazi assolutamente insufficienti per tenere un così elevato numero di animali. Dalle immagini consegnate alla nostra redazione appaiono 15 cani in un'area che a malapena supererà i 30 metri quadri, con tre cucce di legno e 5 bidoni di plastica collocati in orizzontale. Monitoreremo l’evolversi della vicenda per capire se le soluzioni adottate si riveleranno idonee a garantire il benessere dei cani o se sarà servito solo a riportare la quiete nelle vicinanze del centro abitato. Se è diritto di un privato consentire che i propri animali abbiano delle cucciolate e si riproducano, è altresì dovere dello stesso prendersene adeguatamente cura garantendo che questi possano avere una vita dignitosa, sempre nel rispetto delle leggi vigenti.
Proprio nelle scorse settimane, lo ricordiamo, i NAS hanno effettuato una serie di verifiche in alcune strutture in tutta Italia proprio per verificare la conformità delle stesse con i requisiti previsti dalla legge. L'intervento ha riguardato sia canili che rifugi. Un chiaro segnale di come le forze dell'ordine stiano alzando l'attenzione su situazioni che in qualche modo potrebbero rivelarsi pregiudizievoli per la vita e il benessere degli animali d'affezione.