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14 Agosto 2023
10:53

Descritta dopo 30 anni la salamandra gigante trovata in una cava usata per la costruzione di un muro

Un importante reperto proveniente dal Triassico è stato finalmente analizzato e formalmente riconosciuto dalla scienza, dopo oltre 30 anni dalla sua reale scoperta, all'interno di una cava.

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Foto: UNSW Sydney/Richard Freeman

C'è stato un tempo molto lontano in cui i più grandi carnivori del pianeta erano gli anfibi. Gigantesche salamandre, che potevano raggiungere le dimensioni di piccole utilitarie. Tra questi poderosi animali, dominatori incontrastati di una Terra ormai da tempo svanita, c'era una specie appena scoperta, che ha dovuto attendere oltre trent'anni per essere riconosciuta ufficialmente dalla scienza. Il suo nome è Arenaerpeton supinatus letteralmente "pianta rampicante supina" – e il suo fossile è stato scoperto ad inizio anni 90 all'interno di una cava australiana usata per ricavare ghiaia con cui costruire un muretto da giardino.

Ed ha necessitato tutto questo tempo per essere formalmente nominato e studiato dai paleontologi perché il museo a cui era stato donato, l'Australian Museum di Sydney, accidentalmente lo aveva collocato nei magazzini. Fortunatamente però, qualche anno fa, alcuni paleontologi dell'Università New South Wales di Sidney (UNSW) si sono resi conto dell'elevato valore del reperto. E fra questi studiosi c'era il paleontologo Lachlan Hart, che è stato tra i primi a commentare la ri-scoperta del fossile ed è anche uno degli autori dello studio che ne racconta la storia pubblicato sulla rivista Journal of Vertebrate Paleontology.

«Questo fossile è un esempio unico di un gruppo di anfibi estinti noti come temnospondili, vissuti prima e durante il periodo incontrastato dei dinosauri – ha affermato Hart, dottore alla School of Biological, Earth and Environmental Sciences (BEES) dell'UNSW – Non troviamo infatti spesso scheletri con la testa e il corpo ancora attaccati, e la conservazione dei tessuti molli è un evento ancora più raro».

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Rappresentazione artistica dell’Arenaerpeton supinatus. Illustrazione di José Vitor Silva

A rendere molto prezioso A. supinatus non è solo il suo tardivo ritrovamento o l'anatomia, che lo rende uno dei più grossi temnospondili australiani fino ad oggi conosciuti, ma è anche il suo periodo di provenienza, ovvero 240 milioni di anni fa, durante il Triassico. Un momento molto importante per la storia della vita sulla Terra, in quanto in quel periodo tutti gli organismi, e soprattutto anfibi, rettili e protomammiferi, si stavano riprendendo dall'apocalittica estinzione di massa permiana che, solo pochi milioni di anni prima, aveva stravolto completamente tutti gli ecosistemi del pianeta.

La presenza di un grosso predatore anfibio di oltre 1,20 metri all'interno di un territorio che già all'epoca era abbastanza isolato, ai confini del super continente Pangea, è quindi un indizio di come la vita stesse ricominciando a compiere dei nuovi passi evolutivi, nel tentativo di ricostruire ecosistemi e di occupare zone precedentemente considerate inospitali alla vita. Ma com'era fatto e come viveva questo anfibio gigante?

Secondo le prime ricostruzioni paleoclimatiche e ambientali, Arenaerpeton abitava i fiumi e le paludi d'acqua dolce in quello che oggi è conosciuto come il bacino di Sydney. Era un territorio molto ricco di acqua, per quanto le rive dei fiume e dei laghi erano probabilmente quasi del tutto desertiche e con poche piante. Secondo Hart, che ha ricostruito la morfologia dell'animale, questa specie era un'ottima cacciatrice di pesci grazie alla sua particolare forma di mascella, ma a parte la sua anatomia predatoria, non sono state trovate molte prove che testimoniano la presenza di altri animali nel suo stesso territorio.

«Superficialmente, l'Arenaerpeton assomiglia molto alla moderna salamandra gigante cinese, soprattutto per la forma della sua testa – ha spiegato Hart – Tuttavia, dalle dimensioni delle costole e dal contorno dei tessuti molli conservati nel fossile, possiamo vedere che era considerevolmente più robusto dei suoi discendenti viventi. Aveva anche dei denti piuttosto nodosi, tra cui un paio simili a zanne sul palato».

L'esemplare scoperto non era inoltre neppure entrato nella fase di vita pienamente adulta. Secondo infatti gli scienziati, poteva considerarsi ancora "adolescente" e sarebbe potuto infatti crescere ulteriormente di dimensioni se non fosse morto. Non a caso, tra gli eredi di questi anfibi, milioni di anni, dopo sarebbero comparsi anche specie in grado persino di cacciare piccoli di dinosauro, dunque le sue dimensioni gigantesche non devono considerarsi così eccezionali, ma solo una caratteristica tipica del gruppo dei temnospondili.

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Foto: UNSW Sydney/Richard Freeman

«Gli ultimi rappresentanti di questo gruppo hanno vissuto in Australia 120 milioni di anni dopo la comparsa di Arenaerpeton e alcune forme sono cresciute fino a raggiungere dimensioni davvero massicce. E visto che la documentazione fossile dei temnospondili si estende attraverso due eventi di estinzione di massa (quella del Permo-Triass e del Cretaceo-Paleocene ndr), l'evoluzione di dimensioni maggiori ha probabilmente contribuito alla loro longevità», ha sottolineato il paleontologo.

«Questo è uno dei fossili più importanti trovati nel Nuovo Galles del Sud negli ultimi 30 anni, quindi è emozionante descriverlo formalmente dopo molto tempo dal suo reale ritrovamento – ha affermato Matthew McCurry, docente senior  alla School of BEES dell'UNSW e curatore di paleontologia presso l'Australian Museum – Rappresenta una parte fondamentale del patrimonio fossile dell'Australia».

Questa storia, inoltre, dimostra ancora una volta, chiariscono i paleontologi, come sia importante riguardare costantemente i reperti raccolti all'interno dei magazzini, perché spesso celano più "sorprese" di molti siti e aree di scavo in cui si cercano continuamente nuovi reperti fossili.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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