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11 Maggio 2024
14:00

Denuncia per disastro ambientale per l’uccisione dei mufloni del Giglio: gli attivisti si oppongono all’archiviazione

La denuncia per disastro ambientale legata all'uccisione dei mufloni dell'Isola del Giglio potrebbe essere archiviata, ma gli attivisti per i diritti degli animali si oppongono.

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La denuncia per disastro ambientale legata all'uccisione dei mufloni dell'Isola del Giglio potrebbe essere archiviata. Gli attivisti per i diritti degli animali si oppongono intervenendo in aula al palazzo di Giustizia di Grosseto.

Le associazioni si sono opposte in ragione della scoperta del raro genoma del muflone presente sull'isola toscana. Uno studio, pubblicato sulla rivista scientifica "Diversity" nel 2022 ha infatti riconosciuto l'unicità genetica dei mufloni del Giglio, come ha ricordato l'avvocato David Zanforlini: «Se, come gli scienziati sostengono, il muflone del Giglio rappresenta un serbatoio genetico importante per la biodiversità della specie, con la sua eradicazione questa è stata compromessa ed è un gravissimo reato».

La denuncia per disastro ambientale contro Giampiero Sammuri, presidente dell’Ente Parco dell’Arcipelago Toscano, era presentata da Vitadacani con la Rete dei santuari di animali liberi e il Rifugio La Ninna dopo la sistematica uccisione dei mufloni presenti sull'isola dell'Ente Parco. Gli abbattimenti erano parte del progetto LIFE LetsGo Giglio finanziato da fondi europei e nazionali allo scopo di proteggere la biodiversità nel fragile ecosistema dell'Arcipelago Toscano attraverso l'eradicazione delle 3 specie animali invasive presenti sulla piccola isola: la tartaruga Trachemys scripta, il coniglio selvatico, e ovviamente il muflone, importato al Giglio dalla Sardegna.

Proprio questo isolamento dal muflone sardo avrebbe contribuito a rendere così importante il patrimonio genetico degli individui presenti al Giglio, come ha ricordato Kim Bizzarri di Vita da Cani: «Il genoma del muflone appare aver preservato una purezza genetica oramai andata persa altrove, come in Sardegna, Corsica e Cipro dove il muflone è considerato para autoctono ed è protetto dalla legge. Al contrario delle altre isole toscane, dove il muflone, così come il cinghiale, fu introdotto dai cacciatori negli anni 70 e 80 del secolo scorso, al Giglio il muflone fu introdotto negli anni 50 tramite un programma di salvaguardia e di ripopolamento della specie ideato da alcuni dei più grandi biologi e zoologi dell’epoca. Questi selezionarono gli animali geneticamente più puri e li portarono all’isola del Giglio perché priva di predatori e di pecore domestiche con cui il muflone si sarebbe potuto riprodurre e quindi contaminare il genoma».

Il muflone del Giglio rappresenta quindi un serbatoio genetico di altissimo valore scientifico per la biodiversità della specie, e la colpa dell’Ente Parco, secondo Bizzarri, sarebbe proprio quella di non aver verificato questa circostanza nonostante la segnalazione delle associazioni animaliste e lo abbia eliminato.

Secondo le ultime stime ne sarebbero stati uccisi almeno 97, tra cui femmine gravide e i loro piccoli. L'opposizione delle associazioni in dieci pagine mira smontare le argomentazioni del PM di Grosseto che ha chiesto l'archiviazione. «Sono tre anni che portiamo avanti questa campagna e non ci arrenderemo fino a che giustizia non verrà fatta – ha commentato Sara d’Angelo, presidente di Vitadacani Odv – Essere riusciti a portare in tribunale Sammuri è significativo. Ora speriamo che la Giustizia faccia il suo corso. Recentemente abbiamo ottenuto la sospensione dei provvedimenti della Regione Toscana che voleva abbattere i mufloni del Giglio e intendiamo portare avanti questa battaglia contro l’Ente Parco fino alla fine. Gli animali hanno bisogno di un po' di pace e di speranza. E noi con loro».

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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