Le foreste montane tropicali sono habitat critici per la biodiversità e per le specie endemiche e devono affrontare una serie di minacce legate alle alle attività umane, tra cui il disboscamento e i cambiamenti climatici. In un nuovo studio della durata di ben 10 anni, un team di ricercatori ha analizzato l'effetto di questi due fenomeni sulle comunità montane di uccelli. I risultati della ricerca sono stati pubblicati su Global Ecology and Conservation.
Le foreste montane tropicali, con altitudini che variano da circa 150-200 m fino a 3.500 m sul livello del mare, sono ecosistemi unici ed emergono come centri cruciali per la biodiversità. «Ogni specie nelle montagne tropicali occupa una nicchia specifica, generando una diversità straordinaria in spazi limitati», spiega Ritobroto Chanda, ex associato del Centro per le Scienze Ecologiche (CES), in India, e autore principale dello studio.
Tuttavia, la perdita di questi ecosistemi e il cambiamento climatico minacciano gravemente questi ambienti e i loro abitanti. «Gli uccelli delle catene montuose tropicali sono estremamente sensibili alla temperatura e stanno rispondendo rapidamente al riscaldamento globale. Inoltre, la maggior parte della biodiversità terrestre del mondo è concentrata nelle montagne tropicali, quindi una diminuzione della biodiversità in questa zona genera danni consistenti al livello mondiale», afferma invece Umesh Srinivasan, professore al CES. Nonostante ciò, sono ancora pochi gli studi che hanno indagato l'impatto congiunto di queste minacce.
Per questo motivo, un team di ricercatori ha dedicato 10 anni allo studio degli impatti del cambiamento climatico e della deforestazione sulle comunità di uccelli in una zona specifica. I ricercatori hanno raccolto dati dall'Eaglenest Wildlife Sanctuary ,situato nell'hotspot della biodiversità dell'Himalaya orientale, nello stato indiando Arunachal Pradesh. Questo santuario ospita oltre 500 specie di uccelli ed è stato sottoposto a un significativo disboscamento fino al 2002. Le zone deforestate presentano notevoli differenze rispetto alle foreste rimaste intatte, rendendole un luogo ideale per lo studio degli effetti ambientali sulle comunità di uccelli.
Ogni giorno, dopo aver sistemato le reti per la cattura e l'inanellamento degli uccelli, il team le controllava ogni 20-30 minuti, poi pesava e marcava gli individui catturati rilasciandoli immediatamente. Si tratta di una tecnica di studio degli uccelli molto diffusa, che vi abbiamo mostrato direttamente sul campo insieme agli ornitologi in un nostro episodio di Kodami Trails.
Dei 6.189 individui inanellati appartenenti a 130 specie diverse, l’analisi finale ha incluso ben 4.801 insettivori del sottobosco appartenenti a circa 61 specie, fondamentali per lo studio in quanto possiedono nicchie ben definite e perché spesso sono influenzati negativamente dal disboscamento mostrando forti diminuzioni numeriche. E i risultati rivelano che molte di specie stanno migrando verso altitudini superiori in risposta all'aumento delle temperature.
Questo fenomeno è influenzato però non solo dal cambiamento climatico ma anche dalla deforestazione, poiché le aree disboscate presentano temperature medie più elevate e minore umidità rispetto alle foreste intatte. Inoltre, sembra che gli uccelli di dimensioni più ridotte stiano colonizzando più facilmente tali ambienti, poiché sono in grado di tollerare temperature più elevate e necessitano di meno cibo, mentre nelle foreste primarie si osserva invece un aumento della delle specie di uccelli di dimensioni maggiori.
I dati evidenziano quindi l'importanza cruciale di preservare le foreste primarie per attuare efficacemente strategie di mitigazione contro i cambiamenti climatici. Srinivasan afferma che coloro che gestiscono le attività di taglio boschivo devono assicurare la protezione delle foreste su ampi gradienti altimetrici. Questo approccio consentirà alle specie di adattarsi più facilmente ai cambiamenti climatici, spostando i loro areali verso altitudini superiori e preservando così la loro sopravvivenza. L'incontro con foreste degradate durante questo spostamento potrebbe invece portare all'estinzione locale alcune specie, sottolineando la necessità di una gestione oculata e sostenibile delle risorse forestali.