Un team di paleontologi italo-austriaco ha appena dedicato a Thom Yorke dei Radiohead la scoperta di un'importante specie fossile risalente a 50 milioni di anni fa, ritenuta da molti un tassello fondamentale nella storia evolutiva delle razze, pesci cartilaginei parenti delle mante e degli squali che invece delle pinne hanno evoluto delle sorti di ali che gli permettono di volteggiare nell'acqua.
La scoperta, guidata da due studiosi italiani dell‘Università di Torino, Giuseppe Marramà e Giorgio Carnevale, corrispettivamente ricercatore e docente universitario, è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista Palaenthology.
I risultati degli scavi hanno permesso ai paleontologi non solo di dare una forma all'animale ma anche di constatare che il suo scheletro presenta tutte le caratteristiche di transizione che lo rendono una forma di transizione fra le specie che vivevano esclusivamente nei fondali e le specie pelagiche, ovvero in grado di nuotare in mare aperto.
Carnevale e Marramà hanno deciso di battezzare questa nuova specie Dasyomyliobatis thomyorkei, in riferimento proprio al loro amore per la musica del cantante inglese. Il fossile ha fra l'altro origini italiane ed è è stato estratto sui Monti Lessini di Verona, all'interno del famoso giacimento paleontologico di Bolca, grazie anche alla collaborazione del Museo civico di Storia Naturale.
D. thomyorkei risulta particolare poiché presenta caratteristiche intermedie fra due differenti gruppi di razze. Quelli appartenenti alla superfamiglia Dasyatoidea, che vivono esclusivamente nei pressi del fondale e nuotano grazie a un movimento ondulatorio, e quelli inseriti invece nella superfamiglia Myliobatoidea, che riescono a mangiare cibi più duri e a nuotare anche nel mare aperto. Questi ultimi hanno delle grandi pinne pettorali, a forma di ali, che sono sostenute da un sistema di raggi scheletrici particolarmente mineralizzati che permettevano all'animale di effettuare un nuoto di tipo oscillatorio.
«La presenza di due morfologie così diverse e senza forme intermedie rende difficile definire come e da chi abbiano avuto origine le razze pelagiche durofaghe (in grado ovvero di mangiare cibi duri n.d.r.), poiché fino ad oggi non avevamo forme di transizione fossili che potessero chiarire questo aspetto», ha chiarito Giorgio Carnevale che ha anche approfondito qual poteva essere la dieta e il comportamento di questo nuovo animale.
Com'era fatto però il D. thomyorkei? Come sostengono i ricercatori, questo animale possedeva una bocca simile a quella degli attuali trigoni e delle pastinache, in quanto aveva piccoli denti laterali mentre era caratterizzato da pinne pettorali forti simili a quelle delle aquile di mare moderne. Inoltre, il cranio era molto più simile a quello delle mante, in quanto presentava lobi cefalici completi.
Il D. thomyorkei infine è stato anche uno degli ultimi rappresentanti degli elasmobranchi in grado di effettuare sia il nuoto ondulatorio che oscillatorio, una caratteristica che si sarebbe persa nel corso dell'evoluzione nelle specie successive. «Questo nuovo fossile fornisce la prova diretta che la durofagia e lo stile di vita pelagico nelle razze miliobatiformi si sono evoluti a partire da circa 100 milioni di anni fa, da un antenato comune appartenente ad una famiglia oggi estinta, chiamata Dasyomyliobatidae. Questa famiglia possedeva caratteristiche anatomiche comuni ad entrambi le morfologie delle razze oggi esistenti, di cui Dasyomyliobatis thomyorkei fu probabilmente uno degli ultimi rappresentanti», commenta Giuseppe Marramà, rifacendosi alle conclusioni del suo studio.
Durante le ultime fasi dell'Eocene, dunque, nell'antico oceano della Tetide, chiariscono i paleontologi, nuotavano gli ultimi rappresentanti di un'antica linea evolutiva di pesci che molto presto si sarebbero liberati delle catene che li legavano ai mari poco profondi, sviluppando delle forme in grado di viaggiare per centinaia di chilometri lontano dalle acque basse e dalla terraferma.