Decine di delfini gravemente feriti e ustionati, o morti, sono sono stati trovati spiaggiati sulle coste del Mar Nero, conseguenza diretta, secondo i ricercatori, dei sonar militari impiegati nel conflitto tra Russia e Ucraina.
L’allarme è arrivato sia da Ivan Rusev, capo ricercatore della riserva protetta del Parco Naturale Nazionale di Tuzlovsky Limani, a sud di Odessa, sia da Ananas Rusev dell’associazione Save the Dolphins: «Nelle ultime settimane ci sono state gravi vittime della guerra tra i delfini nel Mar Nero – ha detto il primo in un post su Facebook – In Bulgaria, alla foce del fiume Ropotamo, sono comparsi in mare diversi delfini che non potevano nemmeno nuotare ed erano molto deboli. Alcuni dei delfini avevano ustioni dovute all'esplosione di bombe o mine e non potevano più nuotare, e ovviamente non potevano cercare cibo. Secondo gli esperti che li hanno esaminati, non mangiavano da almeno 10 giorni. Quelli non ustionati erano comunque gravemente feriti».
I delfini feriti o ormai privi di vita sono stati trascinati dalla corrente sulle coste della Bulgaria, della Romania, della Turchia e dell'Ucraina, e nelle numerose foto condivise sui social spiccano le ferite e le ustioni: «Non c'è modo di aiutare i delfini in queste condizioni – ha aggiunto Ananas Rusev – Oltre a essere gravemente feriti dalle esplosioni hanno perso ciò che serve loro per orientarsi, e di conseguenza, sono morti di fame. Il più delle volte la causa della morte è stata l'ipotermia, perché lo strato di grasso sotto la loro pelle si è ridotto notevolmente e non garantisce più la normale termoregolazione in acqua fredda».
Gli effetti disastrosi dei sonar sull'ecosistema marino
Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, diversi scienziati hanno notato un aumento anomalo di delfini e altri cetacei morti lungo le coste del Mar Nero. È successo in Turchia, dove sono stati oltre 80 i delfini trovati morti nella parte occidentale del Mar Nero, e sta succedendo appunto anche in Bulgaria. Secondo gli esperti del Turkish Marine Research Foundation (TUDAV) la causa dietro queste morti potrebbe essere proprio il disturbo causato dalle navi militari e i loro sonar.
I ricercatori credono infatti che l'aumento dell'inquinamento acustico causato dalle circa 20 navi della marina russa e dalle attività militari in corso potrebbe aver spinto i cetacei verso le coste turche e bulgare, dove poi sono rimasti feriti o intrappolati nelle reti da pesca. Delfini e balene utilizzano proprio il suono come mezzo principale per comunicare e orientarsi, e l’aumento del rumore subacqueo potrebbe avere interferito con i loro sistemi di navigazione.
A spiaggiarsi sono stati soprattutto i delfini comuni (Delphinus delphis), e a fine aprile i ricercatori avevano notato che circa la metà erano morti nelle reti da pesca. Per l'altra metà le cause restano però completamente sconosciute. Il recente ritrovamento di delfini con ustioni sul corpo lascia pensare che possano essere rimasti coinvolti in una battaglia subacquea.
L’allarme dei ricercatori: «Ecosistema distrutto, è una catastrofe»
Diversi studi in passato hanno già confermato che i sonar militari sono dannosi per la vita marina. La guerra ha reso la situazione nel mar Nero gravissima: «Nella guerra Russia/Ucraina, il dramma umano e la crudeltà della guerra si vedono ogni giorno. Sfortunatamente, i danni e gli effetti negativi della guerra alla natura non vengono discussi quanto meritano – era stato l’allarme lanciato dalla Turkish Marine Foundation – Una guerra che si verifica in un mare semichiuso come il Mar Nero influisce negativamente sulla fauna selvatica in molti modi. Questo mare è già un luogo in cui la pesca eccessiva è evidente, si osservano gli effetti negativi dei cambiamenti climatici dovuti soprattutto a specie non autoctone, si verificano inquinanti terrestri ed eutrofizzazione (aumento del cibo nell'acqua di mare). Ora c'è una guerra, e purtroppo assisteremo a una crisi della biodiversità».
«Le zone umide e le riserve della biosfera nel Mar d'Azov, nel Delta del Danubio e nel Golfo di Odessa sono i luoghi in cui la biodiversità è più fragile – prosegue la fondazione – Queste regioni si trovano tra le destinazioni migratorie degli uccelli. È inevitabile mettere in pericolo le specie che scelgono queste regioni per riprodursi, nutrirsi, migrare e deporre le uova. D'altra parte, il Golfo di Odessa, dove risiedono decine di navi militari, e e vengono manovrati e lanciati missili balistici, è una zona di alimentazione per le specie ittiche costiere e per i delfini».
«La distruzione all’ecosistema è già in corso, e peggiorerà a causa delle munizioni infiammabili, caustiche, tossiche, radioattive ed esplosive usate in questa guerra, che si sono mescolate al suolo, all'acqua e poi al mare a causa dei frequenti bombardamenti – conclude il Tudav – Per questo motivo, suggeriamo che i paesi del Mar Nero e le istituzioni specializzate pertinenti delle Nazioni Unite esaminino la situazione in termini di distruzione ambientale causata dalla guerra in una commissione congiunta e informino il pubblico prima che sia troppo tardi».