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17 Gennaio 2022
16:40

Dall’India l’ennesima storia di scimmie “assassine”, l’esperta di primati: «Simbolo di scompensi nel rapporto uomo-animale»

Abbiamo parlato con Elisabetta Palagi, ricercatrice all'Università di Pisa ed esperta di primati, della notizia relativa al rapimento e all'uccisione di un neonato da parte di una scimmia.

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Arriva ancora una volta dall’India una storia drammatica che coinvolge le scimmie, raccontata (anche qui, ancora una volta) in termini decisamente poco chiari. Stavolta le scimmie protagoniste avrebbero, secondo quanto riferito dai media locali, rapito un bambino di pochi mesi dalla sua culla gettandolo poi in un pozzo, dove il piccolo sarebbe annegato.

Così, quantomeno, è stata raccontata la storia. Di fonti ufficiali però sembra non esserci traccia e la narrazione è ancora una volta antropocentrica, con le scimmie descritte in termini sensazionalistici come “assassine” e intenzionate a uccidere il bambino. Uno scenario molto somigliante a quello descritto qualche settimana fa, quando si parlava della vendetta di un gruppo di scimmie che, secondo le cronache, avevano ucciso «oltre 200 cani» dopo che un loro piccolo era stato ferito a morte da un cane.

Partiamo dalle prime incongruenze: in alcuni siti viene citato media locali, in altri l’agenzia stampa Sputnik. In alcuni articoli il bambino ha due mesi, in altri tre, e non si esplicita che specie di scimmie siano coinvolte e quanti esemplari. Il fatto sarebbe avvenuto nel distretto di Baghpat, a Ghadi Kalanjari. Il bambino, stando ai racconti dei genitori, stava dormendo all’interno dell’abitazione di famiglia quando le scimmie sarebbero entrate prendendolo e portandolo all’esterno. Il corpo ormai senza vita, riportano sempre i media locali, è stato trovato in un pozzo qualche ora dopo dai genitori che stavano esplorando i dintorni in sua ricerca.

Gli abitanti del villaggio hanno riferito che le scimmie da tempo imperversavano nella zona causando danni e avvicinandosi alle case, e hanno protestato contro i funzionari per la decisione di non catturarle. Dell’accaduto, però, non ci sono conferme ufficiali, ed è bene fare una serie di precisazioni. La prima, come avevamo già spiegato su Kodami, è che in India le scimmie sono stabilmente inserite nel tessuto sociale e urbano e convivono con l’uomo da tempo, e i rapporti sono spesso conflittuali: le scimmie possono avvicinarsi alle abitazioni per rubare cibo, per esempio, e gli abitanti del villaggio sviluppare verso di loro atteggiamenti ostili che li portano ad associare agli animali intenti violenti o bellicosi, come uccidere un neonato. Ne abbiamo parlato con la professoressa Elisabetta Palagi, ricercatrice del dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa, etologa ed esperta di primati.

L'esperta di primati: «In situazioni del genere c'è sempre uno scompenso nel rapporto tra uomo e animale non umano»

Professoressa, qual è la sua impressione sulla storia riportata?

Ho molti dubbi e molte perplessità. I dati non sono sufficienti a farsi un'opinione, soprattutto perché non ne abbiamo: non sappiamo che tipo di scimmie fossero né quante e non risulta che qualcuno abbia effettivamente visto una scimmia prendere il bambino e poi farlo cadere nel pozzo. Sembra più un'interpretazione umana data all'evento, ma quello che si può dire è che notizie di questo genere, che siano vere o totalmente inattendibili, vengono fuori dove c’è uno stretto connubio tra primato non umano e uomo.

Torna in campo, dunque, la convivenza a tratti forzata tra specie diverse e l'ingerenza umana…

I casi che si leggono, veri o non veri, emergono quasi sempre, anzi esclusivamente direi, da siti dove il rapporto uomo- animale non umano è estremamente interconnesso. Nel caso delle scimmie in India, si parla di gruppi di primati il cui ambiente è stato modificato entrando a gamba tesa nei loro equilibri. Questi animali vivono in un ambiente totalmente antropizzato e hanno anche interazioni con l'uomo pur essendo selvatici. Molte colonie di macachi vivono di scarti alimentari, ma si trovano anche nelle vicinanze di templi dove si portano offerte in cibo proprio agli animali, magari perché considerati sacri. L’alimentazione artificiale in modo così concentrato porta a una concentrazione di animali, che sanno che in quel luogo possono facilmente trovare cibo. In questo modo si rompe un equilibrio. Si raggiungono elevati livelli di competizione all’interno del gruppo, tra animali della stessa specie e anche con l'uomo. Capita che le persone vengano aggredite dall'animale che cerca cibo, magari perché ce l'hanno addosso, e gli animali di contro sono sempre meno spaventati dagli umani, specie verso cui invece hanno sempre nutrito timore o comunque si tengono generalmente alla larga.  Avendo meno timore e cercando cibo, fanno con le persone quello che fanno con i conspecifici.

Può farci qualche altro esempio?

Pensiamo ai babbuini in Sudafrica: qui questi animali vengono usati per turismo, viene proposto ai turisti di entrare in contatto con loro. Loro si abituano, e capitano incidenti: ci sono decine di cartelli in cui si avvisa di non tenere cibo addosso, di non lasciare le auto aperte, di non dare da mangiare agli animali. Allo stesso modo pensiamo ai cinghiali, anche loro sono sempre più vicini al tessuto urbano, e lo fanno perché sanno che possono trovare facilmente cibo prodotto o addirittura consegnato dagli umani. Chiaramente in questi casi la situazione diventa complessa.

Quali sono le conseguenze dirette di questa rottura di equilibri?

Il rapporto diventa difficile. Nel caso delle scimmie, magari ci sono persone che non hanno mai foraggiato gli animali ma che si ritrovano loro malgrado in situazioni come questa. Magari hanno poco cibo e le scimmie lo prelevano. Se c’è questo tipo di scontro le persone hanno voglia di risolvere il problema, soprattutto perché il comportamento delle scimmie viene replicato nel gruppo e tende a diffondersi. Ciò che si trova costantemente in queste situazioni sono i disequilibri dal punto di vista ecologico: popolazioni di animali chiaramente in sovrannumero, forse per una riduzione di predatori, e interazione con l'essere umano. Dare da mangiare agli animali significa approcciarsi ai selvatici in modo completamente sbagliato: una scimmia è un animale selvatico e non bisogno foraggiarle, loro trovano in modo indipendente da mangiare in natura. Se lo si fa si creano degli scompensi che portano a queste situazioni.

Qual è il suo parere sul modo in cui è stata riportata la notizia del rapimento e dell'uccisione del neonato?

Ritengo che si sia in presenza di una narrazione antropocentrica. Non ci sono casi documentati di scimmie che hanno rapito bambini e poi li hanno uccisi. Se il fatto è effettivamente accaduto, e non vi sono riscontri ufficiali, potrebbe essersi trattato di un tentativo di giocare da parte della scimmia, inconsapevole del fatto che quel "cucciolo" non era in grado di arrampicarsi sugli alberi o sopravvivere a una caduta. Possibile che la scimmia lo abbia preso in braccio e poi lo abbia portato su un albero, lasciando poi la presa e facendolo cadere. Ma non ritengo si possa parlare di intenzionalità.

Il precedente della "vendetta contro i cani"

Difficile insomma sostenere che l’intento fosse quello di uccidere il bambino lasciandolo cadere in un pozzo. Federica Pirrone, etologa e membro del comitato scientifico di Kodami, aveva già spiegato che parlare di rapimenti e uccisioni in relazione ai comportamenti delle scimmie è fuori luogo, in quel caso riferendosi alla storia (poi rivelatasi un fake) del gruppo di scimmie che a Lavool, piccolo villaggio non lontano dalla città di Majalgaon, nel distretto di indiano di Beed, avevano rapito e ucciso decine di cani, cuccioli compresi, per vendetta, portandoli sulla cima dei palazzi e poi buttandoli di sotto.

In quel caso era stato accertato che gli episodi accertati erano 2, massimo 3, e che le scimmie non avevano rapito i cani per buttarli dai palazzi: i cani erano morti cadendo nel tentativo di scendere dai tetti, come confermato anche da un funzionario di Reed. Pirrone aveva spiegato che in quel caso lo scenario più probabile era anche lo stesso già stato dimostrato in altri: che le scimmie stessero giocando con i cuccioli di cane e che si tratti di una trasmissione culturale del gioco. Inizia a giocare una, si diverte, le altre vedono che si diverte e fanno la stessa cosa.

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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