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8 Gennaio 2022
9:20

Dal metaverso al “petaverso”: anche gli animali domestici finiscono nel virtuale

Sdoganato ai più da Zuckemberg e Facebook, il Metaverso è un mondo virtuale in cui operano già molte società tech. E ora c'è chi vuole portare anche gli animali domestici nel mondo virtuale dove le relazioni si perdono nella loro essenza e si allontanano dal riconoscimento dell'altro come individuo.

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petaverso

In principio fu il Tamagotchi, un piccolo device a forma di uovo dotato di schermo che dava la possibilità di accudire, virtualmente, un animale domestico: cani e gatti (ma nel corso del tempo le specie variarono) cui il bambino, o chiunque lo utilizzasse, doveva provvedere fornendo loro cibo, acqua, gioco e impartendogli un’educazione. Se l’animaletto non veniva curato – non riceveva sostentamento quando necessario, non giocava, non veniva pulito – moriva.

Era la fine degli anni 90 e il Tamagotchi divenne un vero e proprio fenomeno di costume. Facendo un rapido salto avanti nel tempo di 25 anni arriviamo ai giorni nostri, dove non si parla più di videogioco interattivo, ma di un intero universo virtuale in cui un domani (sempre più vicino) sarà possibile vivere una vita parallela in compagnia di amici, parenti o anche sconosciuti, tutti sotto forma di avatar: Il metaverso, per usare una definizione che ha sdoganato Mark Zuckerberg ma che in realtà è da tempo nota e utilizzata dai colossi della tecnologia che ne stanno sviluppando le personali versioni.

Che cos’è il metaverso

Il metaverso, come detto, è un universo virtuale in cui è possibile vivere gran parte delle esperienze e attività quotidiane e molto di più, ovviamente sotto forma di avatar: dai pasti con gli amici agli allenamenti, dalle proiezioni di film ai concerti, dai veri e propri giochi ai viaggi. Tutto declinato in versione 3D, e vissuto con una cerchia di persone selezionate che fanno parte della propria rete e devono essere iscritti alla stessa piattaforma.

La particolarità del metaverso è che non è un semplice videogame, ma una vera e propria dimensione alternativa in cui tutti, dal vicino di casa alla popstar, dal collega di ufficio alla stella dell’Nba, possono calarsi e interagire se dotati dei giusti strumenti, ovvero visori per la realtà aumentata e sensori per muoversi e vedere. E se in questa dimensione alternativa (diventata sempre più vicina con la pandemia di coronavirus, che ha spostato gran parte delle attività online impedendo di vivere moltissime esperienze) molti sono alla ricerca di volti e luoghi familiari, non stupisce che vi si possano ritrovare anche gli animali. Nello specifico, gli avatar degli animali domestici.

Tutti i rischi del “petaverso”

L’idea è di ClassicDoge, che ha creato un metaverso dedicato agli animali domestici: un “petaverso”, come lo hanno definito i creatori, che consente a chi è iscritto di scannerizzare immagini dei propri animali e di trasferirli così nella realtà aumentata e nel metaverso che preferiscono. È importante infatti sottolineare che il metaverso non è prerogativa di Zuckerberg, e Meta, la ribattezzata società di cui fanno parte Facebook, Instagram e WhatsApp non è certo l’unica a lavorare allo sviluppo della sua versione di metaverso. Per non parlare delle realtà già esistenti che ci vanno molto vicino, come per esempio Fortnite.

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Tornando a ClassicDoge, l’idea dell’azienda è quella di creare versioni avatar degli animali domestici da portare con sé nel metaverso, sfruttando anche i cosiddetti NFT – opere digitali che ricevono un attestato di autenticità e originalità e possono essere vendute e acquistate con moneta virtuale – per creare “look” e accessori. Il pet trasformato in avatar potrà quindi essere portato a spasso, nutrito, spazzolato, potrà incontrare i pet di altri giocatori, partecipare a missioni con l’avatar dell’uomo e a eventi. Condurre, insomma, una vita parallela. Solo che non la sta vivendo lui, ovviamente, ma l’umano, che invece che dedicare tempo e attenzioni all’animale in carne e ossa lo porta con sé in quella vita alternativa, coltivando una relazione inesistente.

Un’altra versione ancora è quella di Dogami, che non ricrea l’animale domestico nel metaverso ma consente di adottarne uno e di interagire con lui: lo scopo del gioco è «addestrare, personalizzare e costruire cani, e compiere sfide che consentono di guadagnare i $DOGA, la moneta virtuale del petaverso Dogami».

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Anche in questo caso non vi è ovviamente traccia di autenticità nel rapporto che viene costruito. Come già spiegato quando abbiamo parlato del cane robot, e del possibile avvento del cyberdog, si tratta di un’illusione della relazione. Che in versione digitale o robotica non è uno scambio reciproco, ma una sottomissione: l’animale non è un essere con personalità, emozioni e bisogni, ma deve svolgere determinate funzioni e comportarsi in determinati modi, in caso contrario non è più utile allo scopo. Nel caso del metaverso, a divertire e intrattenere senza effetti collaterali. Torna dunque, più prepotente che mai, l’urgenza di vigilare su questi nuovi modi di concepire il rapporto con gli animali, per evitare che versioni virtuali sostituiscano, nella universale scala di valori, esseri in carne e ossa.

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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