Lunedì 28 febbraio la Giunta Provinciale del Trentino ha approvato all'unanimità il Disegno di Legge presentato dall'Assessora alla Salute, Stefania Segnana, che aggiunge alla Legge Provinciale il divieto di tenere i cani e gli altri animali d'affezione legati alla catena a partire dal gennaio del 2023.
Con questa decisione la Provincia si allinea quindi alle normative in atto in molte altre regioni d'Italia per mettere al bando questa crudele pratica, ancora troppo spesso in uso sulle Alpi, soprattutto nelle zone rurali e negli ambienti montani.
Il Testo del Disegno di Legge e le sanzioni per chi tiene cani alla catena
Si tratta della seconda volta negli ultimi mesi che la Giunta Provinciale trentina affronta questo argomento, dopo che nel mese di gennaio il consigliere provinciale Claudio Cia (FdI) aveva depositato la prima proposta di modifica.
«L'idea è nata dal dialogo diretto con i cittadini – spiega a Kodami il consigliere – Molte persone, interessate al benessere animale e preoccupate per la presenza di un gran numero di cani tenuti alla catena nella nostra provincia, mi hanno segnalato questa carenza. Sono quindi intervenuto subito con la stesura del testo di una prima modifica, ripresa ora quasi identica dall'Assessore Stefania Segnana».
La modifica proposta dall'Consigliere Cia e ripresa dall'Assessore Segnana prevede un cambiamento importante dell'art.3 della Legge Provinciale sugli animali d'affezione risalente al 2012.
Secondo la passata normativa infatti, il cane poteva essere tenuto a catena, a patto che la lunghezza fosse "adeguata" e ne fosse assicurato lo scorrimento. Nel testo non veniva però definita la lunghezza minima ritenuta accettabile e non era nemmeno prevista una sanzione per gli eventuali trasgressori.
Nel testo aggiornato che entrerà in vigore il prossimo gennaio si legge, invece: «Al responsabile della detenzione di un animale d'affezione è vietato l'utilizzo della catena o di qualunque altro strumento di contenzione similare, salvo che per ragioni sanitarie, documentabili e certificate dal veterinario, o per ragioni urgenti e temporanee di sicurezza».
Per chi non rispetterà il divieto, la normativa prevede sanzioni che potranno andare dai 400 agli 800 euro, con la possibilità di raddoppiarle, in caso di infrazione reiterata: «La legge entrerà in vigore solo il prossimo anno per via di una questione tecnica – spiega Cia – L'approvazione definitiva avverrà infatti solo in autunno dopo la discussione alla quarta commissione permanente. A partire da quel momento, abbiamo deciso di concedere ulteriori tre mesi a chi dovrà riadattare i propri spazi».
Claudio Cia ritiene che grazie a questa modifica i cittadini potranno collaborare attivamente nel miglioramento delle condizioni di vita degli animali: «Il controllo del rispetto della legge verrà messo in atto da parte delle forze dell'ordine – afferma il consigliere – A fare la differenza però saranno anche le segnalazioni che riceveremo da parte delle persone. Il cane alla catena è un'usanza diffusa soprattutto nei paesi di piccole dimensioni, dove ognuno sa dove si trovano».
Il report di Save the Dogs e Green Impact e l'immobilità del vicino Alto Adige
Le normative che in Italia riguardano i divieti e le sanzioni per gli animali tenuti a catena spesso non sono chiare e, per il momento, lo stato non ha attuato alcun divieto nazionale, permettendo così ai comuni e alle province di agire in autonomia, con la conseguente attuazione di normative disomogenee e un'enorme varietà di approcci da Nord a Sud.
Per fotografare la situazione attuale, nel marzo 2021 le associazioni Save the Dogs e Green Impact hanno compilato il primo rapporto nazionale sulle normative riguardo i cani tenuti a catena, facendo chiarezza sulle normative messe in atto dalle regioni e le sanzioni che i diversi territori prevedono per i trasgressori.
«L'adozione di questa proposta di legge si aggiunge ad una lunga lista di interventi che hanno vietato la catena in altre regioni e nazioni europee – spiega a Kodami Gaia Angelini, presidentessa di Green Impact – Solo vietando questa crudeltà potremo sperare di dare piena applicazione al concetto del cane come soggetto e membro della famiglia».
Pochi mesi dopo la pubblicazione del report, la Campania è intervenuta aggiungendo alla propria normativa in questo ambito una sanzione che va da un minimo di 300 € a un massimo di 2mila.
Ora che il Trentino ha deciso di agire mettendosi al passo con altre province e regioni che avevano già vietato l'utilizzo di questa pratica, ci si aspetta che anche la vicina Provincia Autonoma di Bolzano modifichi la propria legge.
Il Sudtirolo infatti, rimane tutt'ora ancorato a una normativa risalente ad oltre 20 anni fa, ovvero la Legge provinciale n. 9 del 15/5/2000, secondo la quale i cani si possono tenere a catena a patto che non sia abbinata ad un collare a strozzo, che abbia una lunghezza di almeno 4 metri e che gli venga assicurata la possibilità di muoversi su una superficie di almeno 20 metri quadrati.
I cani a catena infine, dovranno avere la possibilità di stare slegati almeno una volta al giorno, ma quanto debba durare la libertà quotidiana per i cani bolzanini e come sia possibile verificare l'attuazione di questa norma non viene definito in alcun modo.