Si chiamano Olivia e Dotty, sono due cagnoline del canile di Martina che saranno addestrate per riconoscere il batterio della Xylella fastidiosa prima che produca conseguenze devastanti. Insieme ad altri due cani del canile di Sava, un maschio di nome Tor e una femmina, Hanna, sono state infatti coinvolte nel progetto “We search the Xylella with dogs” che vede una sinergia il Terzo settore e la Pubblica Amministrazione per contribuire a contrastare il terribile batterio che colpisce numerose tipologie di piante e che in Puglia ha già distrutto milioni di ulivi.
L’idea, finanziata dalla regione Puglia nell’ambito del programma Puglia Capitale Sociale 3.0, vede la partecipazione di Social Point OdV (che peraltro gestisce il canile comunale di Martina Franca ed è proprietaria della struttura convenzionata di Sava) quale capofila, e del Centro di Ricerca, Sperimentazione e Formazione in Agricoltura "Basile Caramia", con i comuni di Sava e Martina Franca e l’ALPAA (Associazione Lavoratori Produttori Alimentari Ambientali).
«Abbiamo individuato 4 cani randagi ospiti dei canili comunali – ha spiegato a Kodami Adriano Decataldo, Presidente dell’associazione Social Point ODV – e abbiamo iniziato questo addestramento per l’individuazione del batterio. I cani riescono a farlo attraverso la sensibilizzazione olfattiva che stimoliamo in 10 mesi, seguendo una procedura particolare sulla base dei campioni di Xylella che ci vengono forniti secondo protocolli scientifici. I cani riescono a memorizzare e a discriminare tra i vari odori e alla fine della formazione sono in grado di individuarli in ambienti chiusi (come vivai, serre, stalli aeroportuali)».
Si intenda, questo progetto non risolverà il problema della diffusione del batterio ma potrà essere un utile strumento per supportare l'azione di contenimento: «In campo aperto non può essere fatto – prosegue – perché la contaminazione riguarda tanto l’albero quanto il terreno, l’erba e il fogliame. Il cane non riuscirebbe. Tuttavia anche questo tipo di intervento può risultare molto utile, perché la pianta colpita dal batterio non cambia stato per almeno due anni. Gli effetti non sono immediatamente visibili. Ecco dunque che l’individuazione da parte dei cani di una pianta infetta, per esempio in un vivaio, può evitare che possa essere messo a dimora in un ambiente non contaminato un ulivo malato».
Una delle parti più interessanti del progetto è proprio la scelta che coinvolge dei cani ospiti di canili: «Abbiamo coniugato da un lato l’esperienza maturata nel curare gli animali (occupandoci tanto del canile di Sava quanto di quello di Martina Franca) – aggiunge Decataldo – sfruttando la loro capacità di socializzare e curiosare. In questa maniera cerchiamo di farli diventare soggetti attivi per la società e non elementi passivi chiusi nei recinti dei canili. Dall’altro mettiamo in campo le abilità del dog trainer, e cioè il tecnico che addestra i cani. Loro sentono l’odore dei batteri per un fatto naturale. Si tratta poi di far convogliare questa capacità adottando la procedura tecnica corretta».
Tra i vari cani sono stati scelti quelli più curiosi. Quanto all'anzianità sono tutti di età differenti (con una forbice che va dal più piccolo di 6 mesi al più grande di 5 anni). Per ora si inizierà con quattro animali, dopodiché saranno presi altri cagnolini che sono stati già individuati in base alle caratteristiche già citate.
Contenti anche i rappresentanti dei comuni coinvolti, proprio per il ruolo attivo che avranno gli ospiti dei canili. «Non posso che esprimere la mia grande soddisfazione per il coinvolgimento di due cani della nostra struttura – ha spiegato l’assessore all’ambiente del Comune di Martina Pasqualina Castronuovo – i trovatelli del canile comunale sono spesso al centro di attività promosse dall’associazione Social Point odv, che lo gestisce, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale. Solitamente queste iniziative hanno come obiettivo quello di trovare loro una famiglia che li accolga e quindi di incentivare le adozioni, mi riferisco alle aperture del canile ai cittadini. I cani coinvolti nel progetto avranno anche una funzione sociale e di utilità per il territorio con l’impiego nella lotta alla Xylella».
I danni già compiuti da questo batterio in Puglia sono ingenti, con la distruzione di milioni di ulivi, molti di questi secolari. Ancora oggi si fatica a trovare soluzioni, al di fuori delle azioni di contenimento mediante eradicazione nelle aree meno colpite. Dopo aver devastato le campagne del Salento, il batterio sta continua a viaggiare verso nord, pur a ritmi più contenuti rispetto al passato. A permettere la trasmissione di questa fitopatia sono insetti vettori, su tutti il Philanues spumarius, meglio noto come sputacchina, in grado di trasportare l’infezione da una pianta all’altra. Le campagne della provincia di Lecce offrono oggi uno scenario spettrale a causa della diffusione della malattia. Anche per questo la promozione di un progetto del genere aiuta perlomeno a trasformare un problema in una risorsa, a beneficio degli animali dei canili.