Si avvicina la primavera, uno dei periodi più belli dell'anno. Si sciolgono le ultime nevi, sbocciano le gemme fiorali e l'aria, ancora fresca ma sempre più tiepida, si riempie dei canti d'amore degli uccelli che tornano dall'Africa. Tra questi, i simboli indiscussi della stagione primaverile sono senza dubbio le rondini, con i loro cinguettii delicati e le rapide coreografie nei cieli azzurri. Ma da dove vengono, perché tornano in primavera e perché scelgono proprio il nostro territorio per la nidificazione? Scopriamo insieme tutti i segreti sulla migrazione delle rondini.
Perché le rondini tornano in primavera?
Le rondini sono un gruppo di uccelli passeriformi migratori appartenenti alla famiglia degli Hirundinidae, che comprende anche balestrucci e topini. La specie più diffusa è la rondine comune (Hirundo rustica), uccello dal corpo sottile e slanciato e dalla caratteristica coda biforcuta, diffusa in tutti i continenti ad eccezione dell'Australia. È una specie migratrice per eccellenza: da aprile a ottobre nidifica nell'emisfero settentrionale, poi si sposta nell'emisfero meridionale per svernare. In Italia, solitamente arriva intorno al 21 marzo e vi resta fino ai primi di ottobre. Proprio per questo suo ritorno in concomitanza con l'equinozio, il suo ritorno è sinonimo di primavera.
I nidi delle rondini
In questo periodo gli esemplari nidificano spesso su costruzioni artificiali, come i campanili delle chiese, gli antichi fienili ed i sottotetti delle nostre città, divenendo un elemento fondamentale del nostro paesaggio rurale e urbano. Questo stretto rapporto tra le nostre specie dura da tempo immemorabile. Un primo riferimento è nelle Georgiche di Virgilio (29 a.C.), dove in un passo il poeta scrive: "Prima che la rondine cinguettante appenda il suo nido alle travi".
I nidi delle rondini sono costituiti da fango e fibre vegetali, "cementificati" a muri e soffitti. Proprio per proteggere questa convivenza è importante cercare di avere il minor impatto possibile durante i lavori di ristrutturazione delle abitazioni, come consigliato da alcune associazioni ambientaliste. Purtroppo non sempre queste regole vengono seguite.
Per quanto riguarda il loro comportamento riproduttivo, entrambi i sessi difendono il nido ma il maschio è particolarmente aggressivo e territoriale. Una volta stabilite, le coppie rimangono insieme per riprodursi per tutta la vita ma le "scappatelle extra-coniugali" sono comuni, rendendo questa specie geneticamente poligama e socialmente monogama. I maschi sorvegliano attivamente le femmine per evitare di "essere traditi", e secondo uno studio pubblicato su Behavioral Ecology questi possono usare chiamate di allarme ingannevoli per interrompere i tentativi di copulazione extracoppia verso le loro compagne.
La migrazione delle rondini
Per quanto riguarda le popolazioni nostrane, con l'arrivo del freddo le rondini europee migrano verso l'Africa, superando il Sahara in grandi stormi. Durante questa tratta possono percorrere più di 10mila chilometri in volo, uno sforzo considerevole per animali di circa 20 grammi. Sopravvivere alla migrazione non è affatto semplice: la durata media della vita di una rondine è di 4 anni, arrivando eccezionalmente a 6 anni.
Per raggiungere le zone meridionali dell'Africa gli uccelli possono percorrere "strade" alternative.
Alcune rondini nordeuropee ad esempio oltrepassano il Mediterraneo attraverso lo stretto di Gibilterra e dal Marocco proseguono attraverso il deserto del Sahara fino ad arrivare nella Repubblica Democratica del Congo verso fine Novembre, dove passeranno l'inverno. Altri stormi, compresi quelli che partono dall'Italia, attraversano il Mediterraneo sullo stretto di Sicilia e preferiscono proseguire passando attraverso la valle del Nilo, evitando di sorvolare ampie zone desertiche.
Gli spostamenti avvengono durante il giorno, e per nutrirsi le rondini possono sfrecciare quasi al livello del terreno per catturare gli insetti di cui vanno ghiotte: mosche, zanzare ed altri "fastidiosi" insetti. Ed è proprio per questa loro dieta insettivora che le rondini sono considerate dei "pesticidi naturali" che tengono a bada popolazioni infestanti. Purtroppo, secondo l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), sebbene vengano stimati centinaia di milioni di individui, la specie risulta globalmente in declino.
Il calo in parte è legato al cambiamento climatico: la siccità provoca la perdita di peso e una lenta ricrescita delle piume, e l'espansione del Sahara lo rende un ostacolo più formidabile per la migrazione degli uccelli europei. Le estati calde e secche riducono la disponibilità di cibo per insetti per i pulcini. Al contrario, le primavere più calde possono allungare la stagione riproduttiva e portare alla produzione di più nidiate. Ma l'effetto più importante che stanno subendo risulta essere il cambio nelle tecniche di agricoltura e allevamento tradizionale. Il massiccio uso di pesticidi, oltre a diminuire il numero di prede, entra infatti nelle catene trofiche ed influisce negativamente sul ciclo biologico degli insettivori, abbassandone la fertilità e la sopravvivenza.