Lo hanno ribattezzato “Cuore”, facendo appello proprio a quello per risparmiargli la vita. Cuore è un maiale e il suo destino è segnato: gravemente malato, verrà ucciso e poi cremato per aiutare la Corte d’Assise di Brescia a risolvere il mistero sulla scomparsa di Mario Bozzoli, l’imprenditore di Marcheno di cui sono perse le tracce dall’8 ottobre del 2015 e che si sospetta sia stato ucciso e poi cremato nella sua fonderia.
La “colpa” di Cuore è quella di pesare 85 kg – il peso di Bozzoli ai tempi della scomparsa – e di avere una malattia incurabile che lo rende sacrificabile: il 27 aprile verrà dunque abbattuto e poi il suo corpo avvolto in abiti umani sarà gettato nei forni della fonderia Ronzini di Provaglio d’Iseo per capire se la stessa fine possa essere stata fatta fare a Bozzoli per liberarsi del cadavere.
Una decisione molto controversa quella della Corte d’Assise di Brescia che ha scatenato le proteste delle associazioni animaliste e portato alla creazione di una petizione sul sito Charge.org, lanciata dall’associazione Salviamo i macachi di Parma, per chiedere che il maiale venga risparmiato.
Quasi 5.000 firme per salvare Cuore
«Uccidere una creatura innocente non può essere il modo di risolvere un crimine, per di più una creatura malata – è il testo della petizione, che sta per raggiungere le 5.000 firme fissate come obiettivo – Le associazioni animaliste, come animalisti ma soprattutto come cittadini, chiedono che l'esperimento non venga effettuato e che il maiale venga dato a loro in affidamento. Non sappiamo se per l'esperimento verrà scelto un maschio o una femmina, vorremmo salvarlo e chiamarlo Cuore, come quello che chiediamo di avere per questa creatura. Salvarlo dalla morte in un forno o in un mattatoio sarebbe il giusto epilogo di questa tristissima storia. Cuore non deve morire! Non bruciatelo!».
Anche la Lega Nazionale per la Difesa del Cane e la Lav si sono unite all’appello: «A brevissimo presenteremo un’istanza alla Corte affinché revochi la propria decisione di ricorrere a questo terribile esperimento – ha fatto sapere Michele Pezone , legale e responsabile Diritti Animali LNDC Animal Protection – Poco importa che il giudice abbia disposto che si tratti di un animale malato e dal ‘destino segnato’, rimane comunque una scelta eticamente molto discutibile e inaccettabile. I grandi passi avanti fatti nel riconoscimento dei diritti animali negli ultimi decenni sono stati possibili proprio grazie alla giurisprudenza, grazie agli interventi di magistrati illuminati e consapevoli che gli animali sono esseri senzienti, come sancito anche dal Trattato di Lisbona. La decisione della Corte d’Assise di Brescia rischia di mandare un messaggio totalmente sbagliato e di rappresentare un clamoroso passo indietro proprio rispetto a questi diritti».
«Questa notizia mi ha profondamente turbato e purtroppo è la dimostrazione che anche persone di cultura e di legge continuano a considerare gli animali come oggetti di cui disporre a proprio piacimento – ha aggiunto Piera Rosati, presidente LNDC Animal Protection – Capisco il bisogno di fare giustizia per il presunto omicidio di un uomo, ma davvero non riesco a capire perché debba essere fatto sulla pelle di un animale che non ha nulla a che fare con questa drammatica vicenda. È a dir poco paradossale che per accertare la verità sull’uccisione di un essere vivente si debba ricorrere all’uccisione di un altro essere vivente, solo perché quest’ultimo è considerato di serie B e ‘sacrificabile’. Dov’è il rispetto della vita? Dov’è l’empatia? Dov’è l’umanità? Auspico fortemente che la nostra istanza venga accolta e che la Corte torni sui suoi passi, trovando altri metodi per verificare le ipotesi dell’accusa».
La Lav dal canto suo ha condiviso una lettera aperta, annunciando la decisione di presentare a sua volta una specifica istanza per chiedere la revoca del provvedimento, chiamando in causa il reato di cui all’articolo 544 bis del codice penale, ovvero l’uccisione di animali: «Un atto macabro, che non può essere giustificato secondo un criterio di necessità e, per il quale, sia dal punto di vista etico, sia da quello legale, non fa alcuna differenza che l’animale ucciso e bruciato fosse già malato – ha sottolineato il presidente della Lav, Gianluca Felicetti – è importante che questo fatto non divenga un pericoloso precedente, anche perché, lo ricordiamo, il rispetto degli animali e della loro vita è sancito per legge e oggi lo è ancora di più, con lo specifico riconoscimento della loro tutela nella nostra Costituzione, grazie alla riforma entrata in vigore lo scorso 9 marzo».