Fradicia, affamata, sotto choc ma tutto sommato incolume, e soprattutto viva: nonostante il rischio concreto di annegare, la piccola volpe trovata nelle vecchie piscine della scuola Montessori di viale Adriatico, a Roma, è sana e salva e adesso riposa nel centro di recupero animali selvatici della Lipu.
La sua storia l’ha raccontata Paolo Marchionne, presidente del III Municipio di Roma. Sabato, giorno in cui la scuola era aperta in via straordinaria per un evento di presentazione dei progetti di riqualificazione della struttura, è stata segnalata la presenza del volpacchiotto all’interno di una delle vasche. A quel punto è partita la mobilitazione e il cucciolo è stato estratto dalla piscina e messo al sicuro in una scatola prima di essere portato al CRFS che la Lipu gestisce in via Aldrovandi, nei pressi del Bioparco di Roma.
Qui il volpacchiotto è stato asciugato, visitato e rifocillato, e affronterà ora un percorso di riabilitazione che culminerà – questo è quantomeno l’augurio – in una liberazione in natura non appena avrà le forze e le risorse per tornarci. Un periodo intenso, quello della primavera, per chi si occupa di fauna selvatica, perché è quello in cui arrivano decine di nuovi nati e anche quello in cui spesso l’uomo ci mette “lo zampino”, perché vedendo i cuccioli in molti casi tende a prenderli senza valutare se siano effettivamente in una situazione di pericolo. Accade per le volpi (il caso di quella di viale Adriatico era, effettivamente, una situazione di pericolo, e quanto fatto è stato esemplare) come per i caprioli, che quando vengono notati in mezzo ai prati vengono toccati o, peggio ancora, presi in braccio, quando in realtà sono lasciati lì dalle madri, mimetizzati, per tenerli al sicuro dai predatori mentre loro si nutrono. Quando gli adulti tornano non percepiscono più l'odore caratteristico del cucciolo, contaminato da quello dell'uomo, e si finisce per dividerli.
«Ricoverare un animale selvatico significa vederlo arrivare ferito e spaventato, e doverlo medicare, pulire e nutrire sapendo che lui percepirà ogni contatto con noi come un’aggressione, nonostante tutte le accortezze che cercheremo di avere – è stato in proposito il commento degli operatori Lipu – I nostri pazienti, molto probabilmente, non sapranno mai che li stiamo aiutando, e quando finalmente riacquisteranno la libertà, la sensazione che gli resterà sarà quella di essersi finalmente liberati da un “nemico”. Dal nostro punto di vista, attribuiamo un significato molto più romantico alla relazione con l’animale. E l’intero percorso di cura acquista un valore ancora maggiore se il ricovero è avvenuto per un atto di bracconaggio. In questo caso ci sentiamo direttamente responsabili, come specie umana, nei suoi confronti. E quando gli restituiamo la libertà, la sensazione che ci resterà sarà quella di aver saldato un debito».