«È struggente. Il piccolo non è a proprio agio per via di tutte quelle persone intorno così vicine e che parlano, questo è certo». Queste le parole con cui Federica Pirrone, etologa e membro del comitato scientifico del magazine, commenta a Kodami le terribili immagini che da alcune ore sono diventate virali sui social e che ritraggono un piccolo di presbite dorato di Gee che emette vocalizzi acuti stringendosi il corpo della madre, morta per colpa di un incidente stradale.
Nel video, che nel rispetto degli animali come sempre non vi mostriamo, viene ripreso un capanello di persone riunito intorno a una scena straziante: un piccolo primate è ancora stretto al corpo della madre stesa sull'asfalto. Lancia dei piccoli vocalizzi in direzione degli astanti, poi si stringe nuovamente all'adulta senza vita. Ancora un altro richiamo stridulo sovrastato questa volta, però, dal suono dei clacson e il vociare delle persone.
È accaduto ad Assam, in India, vicino alla Kakoijana Reserve Forest, un polmone verde che si estende per più di 17 chilometri quadrati in una lingua di terra al confine fra Bangladesh e Bhutan. Fra le fronde degli alti alberi della riserva vive una popolazione di circa 60 presbiti dorati di Gee, tradotti anche dall'inglese come langur dorati. I loro visi scuri sbucano curiosi dai rami mentre lanciano alcune grida di allarme per segnalare la presenza di un intruso. La pelliccia dorata splende nelle prime ore del mattino e i riflessi del sole, che ritaglia piccole finestre di luce facendosi largo tra le fronde, confonde le sagome degli animali.
Gli animali nelle immagini dovevano provenire proprio da quel fazzoletto verde, un paradiso naturale dilaniato da profonde cicatrici fatte di asfalto e cemento. La frammentazione dell'habitat di questo animale è un grave problema e questo video è un tragico esempio. «Non è facile dire il motivo delle sue vocalizzazioni – continua l'esperta – Potrebbero essere veramente finalizzate a richiamare la madre per svegliarla pensando che dorma, oppure potrebbe essere un richiamo d'aiuto perché appunto la situazione è stressante o, ancora, potrebbe aver compreso che qualcosa nell'adulta è cambiato e quel cambiamento non gli piace per niente».
Il video rappresenta anche un'istantanea della condizione di tutti i presbiti dorati della regione. Questi animali furono descritti per la prima volta in un documento del 1838, riscoperto soltanto negli anni 70. Il loro areale si estende per circa 30.000 chilometri quadrati, gran parte dei quali però sono composti da habitat frammentati e disturbato dall'uomo. Questi ecosistemi sono circondati da 4 confini naturali che ne definiscono i limiti: a sud il fiume Brahmaputra, a est il fiume Manas, a ovest il fiume Sankosh e a nord dalle Montagne Nere del Bhutan. Si ritiene che queste barriere biogeografiche abbiano permesso ai primati di differenziarsi dagli altri, impedendo alle diverse popolazioni di incontrarsi e partecipando quindi ai diversi processi di speciazione.
Per la maggior parte del tempo questi primati si trovano su alti alberi, muovendosi agilmente con la sua lunga coda utilizzata come bilanciere nei salti fra un ramo e l'altro. La sua dieta è principalmente erbivora, costituita da frutti, foglie, gemme e fiori. Vive generalmente in gruppi che vanno da 4 a 8, con la più grande colonia registrata che che ha contato 22 individui. Per diverse esigenze di natura sociale, comportamentale o legate alla dieta, alcune volte questi animali sono costretti a scendere a terra attraversando così autostrade e zone urbane. A volte questi spostamenti non vanno a buon fine e i risultati sono bene evidenti nel video diventato virale.
Una situazione drammatica, dunque, considerato che il presbite dorato di Gee è attualmente in pericolo e le sue popolazioni stanno ancora diminuendo. Ad oggi il numero totale di adulti è stimato dall'Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) tra 6000 e 6500 individui, che conferisce loro il record di primati più minacciati dell'India e del Bhutan. In India il 93% della popolazione si trova nelle riserve forestali di Chirang, Manas e Ripu, mentre ulteirori piccole popolazioni si trovano in altre foreste isolate. Negli ultimi 30 anni si è visto un decremento del 30% delle popolazioni e si prevede che diminuirà ulteriormente nel prossimo futuro.
Conoscendo l'incredibile sofferenza che l'intera specie sta patendo le vocalizzazioni del piccolo presbite assumono tutto un altro significato: un grido di allarme e un richiamo d'aiuto, un segnale chiaro che le politiche umane nei confronti della natura non sono sufficientemente attente. Dovrebbe essere fra i primi posti nella lista delle priorità, ma evidentemente la nostra valutazione del problema è ancora troppo superficiale. Al piccolo, dunque, non resta altro che rimane attaccato alla madre, proprio come conclude l'etologa: «Continuando a cercare da lei quella protezione che gli spetterebbe, ma che non arriverà più».