«I cuccioli sono delle bombe a orologeria. Si tratta di cani che vengono importati in Italia, spesso in maniera illegale, dai Paesi dell'Est Europa. Spesso arrivano agli ignari acquirenti in condizioni precarie, e questo non è un effetto collaterale ma una precisa strategia dei trafficanti per generare un affezione nella famiglia verso i cagnolini che vivranno per pochi mesi in modo da incentivare un secondo acquisto nel giro di pochi mesi e quindi andare ad incrementare quello che è un mercato assolutamente illecito e delittuoso». È questo il quadro presentato da Maria Francesca Bruschi, vicequestore della Polizia di Stato, quando si parla del fortissimo incremento della vendita di cuccioli a Natale.
Il commercio di cuccioli in questo specifico periodo dell'anno assume contorni di illiceità e crudeltà che spesso vengono sottovalutati dalle persone alla ricerca del "regalo perfetto". Noi di Kodami ci siamo finti acquirenti sulle piattaforme più usate per la compravendita degli animali: Subito.it e TikTok, dove allevatori amatoriali e negozianti senza scrupoli mettono in vendita cuccioli senza alcuna garanzia né della provenienza né della loro salute. E abbiamo scoperto come il regalo più dolce possa trasformarsi nel più crudele.
Come avviene la compravendita su TikTok
Il traffico di cuccioli venduti online è un fenomeno sempre più comune, e da qualche tempo è sbarcato anche su TikTok, dove ha trovato subito terreno fertile. È avvenuto per le caratteristiche intrinseche di questa piattaforma dove è possibile condividere brevi video che vanno da circa 15 secondi a 3 minuti. Nessun post scritto, pochissime foto. A farla da padrone sono i video di balletti, e anche di tantissimi annunci pubblicitari che proprio tra Natale e l’Epifania si riempiono di annunci di cani minuscoli, presentati come "toy", "mini" e in alcuni casi anche "da tazzina".
Su Instagram è necessario censurare alcune parole o non mostrare determinate immagini per evitare che il video, e il profilo che lo ha pubblicato, finisca per essere oscurato e non sia più visibile agli altri utenti. Questo avviene meno spesso su TikTok, dove invece è possibile parlare con molta più libertà e probabilmente anche per questo è preferito dalle generazioni più giovani. Gli stessi che vedendo certi video possono cadere preda del sogno del cucciolo sotto l’albero.
A distinguere TikTok dalle altre piattaforme è anche un’altra caratteristica molto importante per tutti i venditori: funziona come un motore di ricerca, un po’ come Google, ma i risultati sono video. Digitando ad esempio “cucciolo di barboncino” è possibile trovare tantissimi brevi video, e tra quelli più popolari moltissimi invitano all’acquisto dando pochissime informazioni, ma usando un linguaggio che mira a colpire l'emotività degli utenti.
Inserzionisti da tutta Italia invitano a prendere un cucciolo dando la possibilità di acquistarlo a rate, vestendosi da Babbo Natale, promettendo cuccioli che non crescono oltre i 2-3 chili. Una volta contattati ci hanno chiesto di spostarci su Instagram o su Whatsapp per proseguire la trattativa.
TikTok è solo una vetrina per i negozianti più disinvolti che in molti casi propongono cuccioli venduti come di razza ma senza pedigree né microchip. Requisiti che in realtà sono obbligatori per legge.
Requisiti per acquistare un cane: parla la Lav
Acquistare un animale non è mai la scelta giusta, però è legale. Il cane nell’ordinamento italiano è considerato una res, un oggetto che come tale può essere venduto e acquistato liberamente. Esistono però dei criteri definiti a norma di legge per garantire la tracciabilità dell'animale e anche le sue buone condizioni di salute al momento dell'acquisto. Quando parliamo della correttezza della vendita di questi animali, quindi, non stiamo facendo un invito, ma è necessario spiegare perché l’esistenza di certe regole hanno un senso nel sistema in cui viviamo. Nessun essere vivente dovrebbe essere mercificato, ma non possiamo ignorare la differenza tra i circuiti legali, illegali, o al limite del lecito.
Lo spiega a Kodami Roberta Poscente, dell'ufficio legale della Lav, tra le maggiori associazioni di tutela animale: «Con il Decreto legislativo 135 del 2022 sono state introdotte alcune disposizioni mirate a disciplinare il commercio online, volta proprio a regolare un fenomeno in estrema crescita».
Un fenomeno in ascesa che crea anche un allarme sociale perché questi scambi possono avvenire in assenza delle dovute documentazione. «In particolare – aggiunge Poscente – il nuovo decreto prevede l'obbligo di inserire negli annunci online per la vendita di animali familiari l'identificativo del cucciolo in vendita, o della madre. Poi deve essere messa a disposizione una certificazione del medico veterinario che attesti le buone condizioni di salute dell'animale, laddove non inserito direttamente nell'annuncio. Questa documentazione può essere richiesta da parte del dell'acquirente e in fase di controllo deve essere sempre messo a disposizione dal venditore alle autorità competenti».
Le norme che stabiliscono l'obbligatorietà del microchip e della registrazione in anagrafe canina sono stabilite attraverso un accordo Stato-Regioni, che poi le singole realtà regionali hanno disciplinato autonomamente. In Campania, ad esempio, tutti coloro che hanno un cane devono farlo microchippare entro 15 giorni dal momento del possesso o 30 giorni dal momento della nascita. Pena, una sanzione di 300 euro. Anche in Lombardia chi fa la cucciolata entro 30 giorni deve registrare i cani e cederli non prima dei 60 giorni.
In realtà, Carla*, venditrice toscanache abbiamo contatto per acquistare una Bouledogue Francese al prezzo di 900 euro, una volta vista la nostra titubanza ci ha proposto uno sconto per acquistarla senza microchip e dandoci la possibilità di vederla solo in foto prima dell'acquisto.
«Se lo prendi senza microchip hai lo sconto»
Una Bouledogue Francese senza microchip né registrazione, e ovviamente senza pedigree, come tutti i cuccioli che ci sono stati proposti nel corso della nostra indagine, anche da allevamenti e negozi di grandi catene.
Vendere un cane come se fosse di razza quando non lo è rappresenta un illecito punito dal Codice del Consumo con multe che vanno dalle centinaia alle migliaia di euro. Lo stesso articolo che sanziona chi vende un telefono o un elettrodomestico non di marca, spacciandolo come tale punisce anche chi vende un cane proponendolo come Bouledogue o Barbocino quando non ha il pedigree. I cani senza pedigree possono essere venduti in Italia, ma non come se fossero di razza, altrimenti si tratta di una vera e propria truffa.
«Il pedigree serve solo se vuoi fare le gare, è la genealogia del cane, è un’altra cosa. Se vuoi venire a vedere i genitori ti rendi conto che sono proprio Barboncini», ci spiega un'allevatrice della provincia romana.
«Il pedigree non serve, ti assicuro che è un vero Barboncino»
In realtà le cose non stanno proprio così. È vero che il pedigree fornisce informazioni sulla storia familiare dell’animale, ma è importante perché attesta che non ci siano malattie o malformazioni ereditarie. Proprio i cani di razza infatti sono quelli maggiormente soggetti a problemi di natura genetica, molto più dei classici meticci che si trovano in canile. Dare cani di razza senza questo documento aumenta le probabilità di ricevere un cane malato o destinato ad avere una qualità della vita molto bassa.
In molti casi poi, la vendita iniziata online viene finalizzata dal vivo: «I negozi rappresentano una una realtà molto importante sia nella commercializzazione in generale sia per quanto riguarda le dinamiche losche dei traffici di di animali», conclude Poscente.
Non esistono infatti solo i cuccioli nati in Italia, per fare fronte all'altissima domanda natalizia i venditori li importano dai paesi dell'est Europa, in maniera lecita, o illecita.
Evi: «Traffico di cuccioli tra i business criminali più lucrativi»
Lo sa bene Eleonora Evi, deputata di Alleanza Verdi Sinistra e per lungo tempo europarlamentare che ha portato la questione dei cuccioli importati dai paesi dell'Est Europa all'attenzione delle autorità comunitarie.
Nel 2020 aveva dichiarato che quello del traffico dei cuccioli rappresentava uno dei business criminali più redditizzi, secondo solo a droga e armi. Cosa è cambiato da allora? «Rimane in testa alla classifica per i traffici illegali più lucrativi – ci spiega – È un fenomeno che ha una portata incredibile. In Europa si stima che siano oltre 8 milioni i cuccioli che vengono venduti sia sui canali legali ma soprattutto sui canali illegali, per un giro d'affari che vale oltre il miliardo di euro».
Si tratta di animali che nascono e crescono nelle Puppy Mills dell'Est, vere e propri allevamenti intensivi di cani. «Questo comporta tutta una serie di conseguenze drammatiche innanzitutto per gli animali stessi – sottolinea la deputata – perché questi cuccioli vengono allevati in condizioni pietose, strappati prematuramente alle loro madri e molto spesso non hanno le vaccinazioni e i documenti necessari per viaggiare in Europa. Inoltre, alimentano un settore che con le frodi dell'Iva e con un'evasione fiscale molto forte crea un danno a chi invece segue le regole, quindi gli allevatori correttamente registrati».
Si tratta di un fenomeno transnazionale, e per questo a intervenire non possono essere solo i singoli paesi, come sa bene Evi: «Al Parlamento Europeo finalmente si sta muovendo qualcosa. Da qualche mese il benessere animale è tra i compiti specifici di indagine e sta emergendo che una fetta larghissima di segnalazioni riguardano proprio il traffico di animali domestici e quindi di cuccioli. Questo da un lato è una conferma rispetto a quelle che erano appunto le denunce fatte negli anni passati, all'altro lato è un piccolo passo in avanti perché significa mettere in piedi un meccanismo per cercare di controllare meglio quello che sta accadendo. È prevista per la fine dell'anno da parte della Commissione europea una relazione specifica su questo argomento».
Nel frattempo, l'Europa si è posta come ente regolatore per tutto ciò che concerne i big del Web, ed è andata a regolare anche il commercio di animali. «Sono state varate due leggi importanti il Digital Services Act e il Digital Market Act volte a governare i mercati digitali e servizi digitali. All'interno di queste norme c'è un richiamo specifico anche alla vendita online di animali. È vero che questo richiamo è nella parte non vincolante del testo, tuttavia fornisce comunque un indirizzo molto chiaro rispetto a ciò che si intende perseguire. Il richiamo è fatto in particolare nei confronti delle very large online platform, le piattaforme online molto grandi, che superano i 45 milioni di utenti iscritti».
Cuccioli dall'Est: un commercio sul filo della legalità
Moltissimi dei venditori che abbiamo contattato ci hanno detto di avere in vendita cuccioli provenienti dall'estero. Non è la prima informazione che ci danno, emerge solo quando ci spiegano i documenti che accompagnano i cuccioli. Proprio la presenza di un documento specifico segnala che il cane viene dall'Est Europa: il passaporto sanitario.
È questo il documento al quale prestare attenzione, come ci spiega Angelo Spada, referente dell’Ordine dei medici veterinari di Napoli: «Per viaggiare in Europa gli animali da compagnia, come cani e gatti, devono sempre essere accompagnati dal passaporto europeo. Sul passaporto europeo noi troviamo i dati del cane e sappiamo che ha fatto la vaccinazione antirabbica, condizione obbligatoria per il rilascio del passaporto. Gli animali nati e cresciuti in Italia non hanno bisogno del passaporto, se lo hanno sono sempre di importazione».
«Sono sono proprio tuoi? Li allevi qua?»
«Li allevo io, però all'estero, in Ungheria».
Molti venditori, anche con negozi, hanno rivelato di avere allevamenti con cui fare fronte alla richiesta. Giuseppe*, rivenditore della provincia di Milano, in particolare, fa affidamento su più allevamenti in diversi paesi dell'Est Europa: «Abbiamo due allevamenti: uno in Slovacchia e un altro in Ungheria», ci dice. Costernato ammette: «Questa cosa purtroppo non ci fa onore ma non è per colpa nostra». E poi fa una differenza con chi fa viaggiare gli animali in maniera legale, come lui, e gli altri: «C'è gente cattiva che mette i cani nel cofano delle auto, e magari li porta in Italia così. Non abbiamo un mezzo autorizzato e ci fermiamo ogni 2 ore per farli mangiare. Siamo organizzati a 360 gradi perché amiamo prima i cani e poi il nostro lavoro».
In realtà, se i cani arrivano proprio da allevamenti in Slovacchia e Ungheria, e non da altri paesi, il motivo è da ricercarsi proprio nella proliferazione delle fabbriche di cuccioli in questi paesi, dove i cani vengono prodotto a ritmo sostenuto e a un costo estremamente vantaggioso per i rivenditori italiani. Per questo molte persone cercano di evitare cuccioli dall'Est, preferendo i cani nati in Italia che quindi sono registrati nell'anagrafe canina. La registrazione e la conseguente apposizione del microchip è la condizione perché
C'è poi chi propone cuccioli senza registrazione, sostenendo che proprio quest'assenza. Lo ha fatto Michele*, rivenditore di Napoli estremamente popolare su TikTok che ci propone Barboncini senza pedigree Nè documenti per cifre che vanno dai mille ai milletrecento euro: «Questi sono cuccioli italiani, non possessori di passaporto – ci dice – e sono sprovvisti di microchip. Ti spiego: quando non hanno il microchip noi conosciamo la provenienza del cucciolo, nel senso che tu una volta che acquisti il cucciolo vai dal veterinario per inserire il microchip, io ti devo dare obbligatoriamente la provenienza della mamma. Da qui si vede che il cucciolo non è di importazione perché ti dico chi è la mamma. La persona che lo acquista facendo la registrazione dal veterinario con i suoi documenti risulta come primo proprietario del cucciolo».
Si tratta di un meccanismo molto pericoloso, perché impedisce di avere la certezza rispetto alla provenienza dell'animale. Tutto ciò che abbiamo è la parola del venditore.
Cosa accade nelle grandi catene
I problemi però non riguardano solo i venditori di TikTok ma anche le grandi catene che non propongono cuccioli in vendita nelle vetrine digitali. Ci siamo recati di persona in uno di questi store fingendoci interessati ad acquistare un cucciolo per Natale. Qui, uno dei commessi ci ha mostrato un cucciolo di Barboncino red nella teca, spiegandoci che aveva già 5 mesi, ormai troppo grande per essere appetibile per i compratori. Il suo destino, se non dovesse essere acquistato a breve è chiaro: «Tornerà in allevamento, dove farà cuccioli a sua volta».
I cani rimasti invenduti tornano quindi in allevamento dove diventano fattrici.
E anche qui, prima ancora di vendere il cucciolo si vende un ideale: il regalo perfetto. Ancora in store un altro dipendente ci dice: «A Natale ci vorrebbero carriole di cuccioli». La prima causa di abbandono sono le adozioni poco consapevoli, e spesso coincidono proprio con il periodo di Natale. Questo vale sia quando si acquista in negozio che online. I cani non sono merce da acquistare o rendere se non ci si sente soddisfatti. E questo vale in ogni periodo dell’anno.
C’è questo e molto di più dietro a quello che all’apparenza è il regalo più dolce che si possa immaginare e che invece si rivela essere il più crudele.
*Nome di fantasia